Le comunità religiose in Bulgaria sono fortemente preoccupate per la proposta di legge sui culti che prevede il finanziamento statale solo per una parte delle confessioni e una serie di restrizioni nelle donazioni alle Chiese. Sir raccoglie i timori del presidente dei vescovi bulgari, mentre forti perplessità trapelano anche nelle altre comunità. Secondo gli esperti, “è in pericolo la libertà di fede” proprio mentre Sofia è presidente di turno dell’Ue.
“La Chiesa cattolica in Bulgaria è fortemente preoccupata dalla proposta di legge sui culti che metterebbe in una situazione molto difficile la nostra comunità”: lo afferma al Sir mons. Christo Proykov, esarca apostolico e presidente dei vescovi bulgari. A suo avviso, le modifiche sono “discriminatorie e pongono alcune confessioni in posizione privilegiata a scapito di altre che invece vengono private dalle loro fonti di sostentamento, in particolare delle donazioni dall’estero”. “La proposta richiama altri tempi del passato, cioè del comunismo, che speravamo di aver ormai superato”, si rammarica il prelato che definisce le modifiche “pericolose e inopportune”.
Finanziamento solo per ortodossi e musulmani. La proposta di legge prevede un finanziamento da parte dello Stato alle confessioni religiose con numero di fedeli sopra l’1% della popolazione con una quota di circa 5 euro a singolo fedele mentre i finanziamenti dall’estero per tutte le confessioni saranno vietati salvo previa approvazione da parte della Direzione dei culti. A queste condizioni, però, rispondono soltanto la Chiesa ortodossa e i musulmani perché, secondo l’ultimo censimento in base al quale saranno calcolati i sussidi, in Bulgaria il 60% dei credenti sono ortodossi e l’8% musulmani, mentre i cattolici rappresentano lo 0,66% della popolazione e i protestanti lo 0,87%. “Questo significa che i cattolici e i protestanti non riceverranno soldi dallo Stato ma non portanno neanche avere donazioni dall’estero”, spiega il presidente dei vescovi bulgari.
Le particolarità delle singole confessioni. Per questo, il presule ritiene che “nel testo della proposta di legge sui culti ci sono numerosi punti controversi che non tengono in considerazione le particolarità delle singole confessioni”. Il suo parere è condiviso anche da diversi esperti come Atanas Slavov, docente di diritto nell’Univesità di Sofia, interpellato dal giornale “Dnevnik”. “Come si può limitare le donazioni dall’estero per le confessioni che fanno parte di strutture internazionali come la Chiesa cattolica e le comunità protestanti, le cui attività dipendono fortemente da queste entrate?”, chiede il docente.
Una misura per la sicurezza nazionale? Lo scopo delle modifiche ideate dal partito di governo-Gerb insieme alle forze di opposizione, i socialisti e il partito della minoranza turca, fatto che ha già creato turbolenze nella coalizione di governo, sarebbe di “evitare interventi di Paesi, istituzioni e persone straniere nelle attività delle confessioni, volte contro la sicurezza nazionale”, in particolare l’islam radicale che sta cercando di mettere piede in alcune regioni della Bulgaria meridionale. Secondo il prof. Slavov però, “se si cerca di limitare le donazioni da parte di fondazioni islamiche estremiste verso i musulmani, alla fine mettere tutte le confessioni religiose sotto un denominatore comune crea discriminazioni”.
Il parere delle altre confessioni. Tutte le confessioni religiose sono perplesse dopo la presentazione della proposta anche perché non sono state consultate durante la preparazione delle modifiche. Il portavoce del Santo Sinodo, padre Nikolay Georgiev, afferma che i cambiamenti creeranno ostacoli amministrativi anche per il clero ortodosso ed esprime dubbi sul fatto che la Direzione dei culti, un dicastero con personale limitato, sarà in grado di procedere con la documentazione per le donazioni. Georgiev non esclude la possibilità, nonostante la Chiesa ortodossa sia la meno colpita dalla legge, di supportare le esigenze delle altre confessioni cristiane e le altre religioni perché “non si possono togliere i diritti a una confessione, solo perché rappresenta una minoranza“. Anche dal Consiglio della comunità islamica di Bulgaria dichiarano che “le modifiche ci metteranno in difficoltà” perché attualmente, in base a un accordo con la Turchia, i musulmani ricevono delle donazioni da Ankara per pagare gli stipendi degli imam.
Divieto di celebrare ai sacerdoti stranieri. Oltre al finanziamento, tra gli altri punti controversi nella proposta di legge si esige che i sacerdoti potranno essere soltanto cittadini bulgari, mentre ai cittadini stranieri sarà permesso di celebrare solo dopo l’approvazione della Direzione dei culti; anche i titoli di studio dei presbiteri dovranno essere conseguiti in Bulgaria, diversamente sarà necessario ricorrere al dicastero competente. “Sono altre difficoltà dato che la maggior parte dei sacerdoti cattolici in Bulgaria sono stranieri – spiega mons. Proykov – e tutti, inclusi i bulgari, hanno studiato all’estero perché da noi non ci sono facoltà di teologia cattolica”.
Libertà di culto a rischio. “I politici devono pensare bene a ciò che decidono: trovare un punto di equilibrio tra la sicurezza nazionale e il diritto dei culti esige un dialogo serio”: ne è convinto Slavov. Altrimenti, le autorità bulgare “corrono grossi rischi, soprattutto in questo momento in cui la Bulgaria è presidente di turno del Consiglio dei ministri Ue. Infatti, durante il recente incontro con la delegazione della Comece”, Commissione degli episcopati della Comunità europea, “in occasione della presidenza bulgara, il presidente dei vescovi bulgari ha già presentato le sue perplessità al ministro degli Esteri Ekaterina Zaharieva e ha informato la Direzione dei culti. Egli spera che durante l’iter parlamentare l’opinione della Chiesa cattolica sarà presa in considerazione “affinché la sua attività non debba risentire delle conseguenze della legge”.
Iva Mihailova
SIR, 12 maggio 2018