Quando si dicono le coincidenze! Ieri sera stavo leggendo un libro di Nelson Algren, uno scrittore americano della metà del secolo scorso, di un realismo USA molto particolare. Di lui sono famosi “L’uomo dal braccio d’oro” e “Le notti di Chicago”, testimonianze di un’umanità continuamente ai limiti e al di là della legge, ex pugili e prostitute e così via.
Il libro che sto leggendo si intitola “Chi ha perduto un americano” e racconta dei viaggi di Algren in Europa, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Stavo leggendo questa frase: “E il prodotto finale di un conformista che diventa sempre più conformista non è forse un fascista?” quando un’amica mi ha avvertito che Facebook aveva bloccato il sito delle Sentinelle in Piedi e compiuto una serie di altre nefandezze censorie semplicemente perché dei liberi cittadini esprimevano il loro parere contrario all’aborto, e dicevamo di esseri contrari a una legge specifica. Senza insultare o aggredire nessuno.
Che Facebook sia un luogo partigiano, schierato politicamente culturalmente, e illiberale in maniera continua e crescente ormai non è più una novità. Il 15 giugno 2016, su San Pietro e Dintorni scrivevo un post intitolato: “Adinolfi il Grande Fratello e FB”.
Ecco il testo, che non troverete più su San Pietro e Dintorni:
Il Grande Fratello profetizzato da George Orwell è già qui, e si chiama Facebook. Ieri qualcuno ha segnalato è imposto l’oscuramento sul popolarissimo social del simbolo del “Popolo della Famiglia”, l’organizzazione politica creata da Mario Adinolfi, bestia nera, vittima e il bersaglio dei gruppi di pressione e degli attivisti LGBT, omosessuali.
Fra l’altro alcuni sono arrivati ad attribuirgli qualche responsabilità (indiretta, per fortuna) anche per la strage di Orlando, fino a quando non è emerso che il criminale assassino aveva da anni tendenze e frequentazioni omosessuali.
Da quello che siamo venuti a sapere, è stato individuato come “omofobo” il simbolo del Pdf a causa della scritta “No gender nelle scuole”. Ci scrive Mario Adinolfi, a cui abbiamo chiesto qualche lume: “Non posso usare neanche Messenger. e gli Lgbt hanno segnalato in massa il simbolo del Pdf, tra l’altro bloccando per sempre la mia possibilità di usarlo come foto profilo. Dovessi ripubblicarlo, mi sarebbe bloccato il profilo per sempre”.
Ora su Facebook chi frequenta il sito vede di tutto. Al limite (e qualche volta anche oltre) la pornografia, insulti, malvagità, pettegolezzi e scemenze di ogni genere. Bloccare un’immagine come quella che vedete a fianco la dice lunga sul grado di follia del mondo in cui stiamo vivendo. Oltre che sul livello di ideologizzazione a cui sono sottoposti i cosiddetti “amministratori” con potere di censura del social network. E vogliamo parlare del silenzio che accompagna, sui grandi giornali anch’essi lietamente proni ai dettami del nuovo MinCulPop, fatti come questo?
Perché sono immobili le penne degli scandalizzati per vocazione e professione?”.
Il post sopravvisse per ventiquattro ore sul sito, e poi fu cancellato per decisione dei quadri intermedi, sottoposti a pressione da parte della solita lobby LGBT, e evidentemente corrivi o incapaci di resistere. (Era la prima volta, in quarant’anni, che venivo censurato).
Ora il problema non è Facebook. Facebook può fare quello che vuole, salvo affermare di essere un luogo di libero incontro e scontro. Il problema sono i colleghi dei grandi giornali, che vedono, non possono non vedere e non sapere, e tacciono. E allora torniamo alla domanda finale del post censurato da La Stampa: “Perché sono immobili le penne degli scandalizzati per vocazione e professione?”. E forse la risposta ce la da la frase lapidaria di Nelson Algren. Conformisti, conformisti, e piano piano, fascisti. Nel senso peggiore del termine.
Marco Tosatti
24 maggio 2018 – Dal Blog “San Pietro e dintorni”