In Italia, ormai da mesi, stiamo assistendo a un fenomeno preoccupante: il pessimo esempio che alcuni giudici e certi sindaci stanno offrendo ai cittadini trasgredendo la legge. Ci riferiamo alla “stepchil adoption” non prevista dalla normativa riguardante le Unioni Civili. Vogliamo trattare il tema con il massimo rispetto nei confronti della sensibilità delle persone coinvolte in questi casi, ma contemporaneamente non possiamo tacere le inopportune iniziative delle autorità investite del potere di far rispettare la legge quando con i loro comportamenti palesemente la violano.
Prima i giudici con sentenze assai “creative”, poi certi sindaci hanno riconosciuto la “doppia genitorialità omosessuale” con la trascrizione nelle anagrafi comunali di bambini nati in queste “formazioni sociali” (così chiamate dalla legge Cirinnà), a volte anche mediante la disgustosa pratica dell’utero in affitto. Inoltre, le richieste di queste “formazioni sociali”, contrastano con il principio costituzionale che riconosce come genitori solo la coppia formata da un uomo e una donna.
E, il fenomeno decollato a Torino, ha contagiato molti sindaci di piccoli e di grandi comuni, Milano compreso.
Gli effetti di questi comportamenti.
Perdita di credibilità e di autorevolezza del ruolo del sindaco.
Il sindaco è depositario di una responsabilità sia etica che giuridica superiore a tutti gli altri cittadini essendo investito di un potere pubblico in ordine al bene comune. Perciò dovrebbe essere “un faro” credibile e autorevole, oltre che un esempio nell’osservanza delle leggi dello Stato, consapevole che i provvedimenti di un’amministrazione comunale non possono porsi in contrasto con i principi costituzionali e le norme vigenti. A questi sindaci fautori di atti di ammutinamento e di disobbedienza civile, l’ammonimento di san Francesco di Sales: “Un grammo di esempio vale più di un quintale di parole”.
Stimola i comportamenti illegali dei cittadini.
Alcuni cittadini potrebbero essere indotti ad imitare il “primo cittadino” con un ragionamento molto semplice e anche logico: “se il sindaco trasgredisce la legge perché non possiamo farlo anche noi?”. E più in generale. Nelle aule dei tribunali capeggia la scritta: “La legge è uguale per tutti”, ma da questi “tutti” i sindaci disobbedienti sembrano esclusi.
Intervento dello Stato (fino ad ora assente)
E’ compito del Ministro degli Interni mediante i Prefetti verificare che i sindaci facciano rispettare Costituzione e Leggi. Di conseguenza, quando l’osservanza della legge viene meno in modo consapevole, il sindaco dovrebbe essere oggetto di sanzione oltre che risarcire il danno provocato all’immagine della città. Inoltre, la tenuta dei registri di stato civile è di competenza dello Stato; di conseguenza, l’intervento dei prefetti, è assolutamente legittimo. Come mai questa latitanza dello Stato?
Queste prese di posizione dei sindaci disobbedienti rivestono una chiara valenza ideologica, rifiutano le basi della vita democratica, minano ulteriormente la debole affidabilità dello Stato, aprono la strada all’anarchia.
Sindaci “disobbedienti” siate consapevoli dei danni che perpetuate alla collettività!
Don Gian Maria Comolli