Ancora cardinale, Ratzinger l’aveva previsto. Scristianizzati e stanchi, un giorno ci saremmo consegnati alla fede nel Budda. “C’è da ammettere che è davvero molto più rilassante arrendersi mangiando fiori di loto che continuare a battersi per salvare la tradizione liberale-giudaico-cristiana occidentale. I nuovi dhimmi ( disertori – schiavi) sono maestri di meditazione”.
In un immacolato ufficio dalle enormi finestre affacciate su Manhattan, a due passi dal caos di Penn Station, siede il maestro di meditazione trascendentale Bob Roth, non vestito secondo la moda degli hippie, ma con un abito classico che non lo farebbe stonare in alcun modo sulle strade di New York”. Esordisce così, sul Daily Beast, un lungo reportage sulla mainstreamizzazione in occidente del mindfulness.
“Roth spesso adduce a questa sua scelta di vestiario la ragione per cui è in grado di convincere gli scettici che la meditazione non è una roba da stregoni e creduloni. ‘Guardami, non sono un contaballe’ ha detto al Daily Beast il ceo della David Lynch Foundation, che aiuta a insegnare il mindfulness e la meditazione nelle prigioni e nelle scuole a basso reddito. Quanto devo credere nella forza di gravità per sapere che funziona? La mia memoria è migliorata, il mio sonno è migliorato, la mia serenità pure. Funziona”. In giro per il paese, il mindfulness e la meditazione stanno diventando sempre più parte delle routine quotidiane e sono sempre meno associate con la cultura “alternativa”.
L’Europa occidentale è la regione al mondo dove cresce di più il buddismo, che Ratzinger definì “autoerotismo spirituale”.
Tutti, dal dirigente d’azienda che vuole spremere fino all’ultima goccia di produttività della giornata alla mamma nel parco con i bambini, elogiano la meditazione e i suoi presunti benefici mentali e fisici. Nel settembre di due anni fa, novemila persone hanno ascoltato il Dalai Lama in Francia e alcuni hanno pagato fino a 490 euro per partecipare alla sua conferenza di tre giorni. In Gran Bretagna, il Sistema sanitario nazionale finanzia “seminari di consapevolezza” per i pazienti in depressione. La mindfulness è nel curriculum scolastico in tutto il paese. Aziende come General Motors hanno iniziato a offrire corsi di consapevolezza ai dipendenti. Google ospita “pranzi consapevoli”. Arianna Huffington ha esaltato i benefici della mindfulness nel suo libro di auto-aiuto, “Thrive”. Nel 2007, l’esausta Huffington, oberata di lavoro e ossessionata dal suo nuovo impero mediatico, svenne e si ruppe lo zigomo sulla scrivania. Così arrivò a credere che il benessere, che lei definiva la “terza metrica” del successo, fosse meglio raggiunto attraverso la consapevolezza.
La moda occidentale della mindfulness potrebbe indicare qualcosa di più profondo della consapevolezza: l’occidente sta diventando buddista. Il Pew Forum due anni fa ha rivelato che la regione al mondo dove il buddismo cresce di più (85 per cento) è proprio l’Europa occidentale. L’occidente adora questa religione gentile, non violenta, inoffensiva, atea nel profondo. Ma questa è proprio una caricatura del buddismo fatta su misura per un occidente scristianizzato, come se il buddismo fosse uscito dai consumi e dal vuoto secolarista, specchio di un occidente annegato nell’io post-cristiano che cerca la salvezza nell’interiorità.
Nel 1997 in una intervista al settimanale francese Express, l’allora cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, definì la passione occidentale per il buddismo come “una forma di autoerotismo spirituale”. “Il relativismo che ha afferrato le menti oggi sviluppa una specie di anarchismo morale e intellettuale che porta gli uomini a non accettare più una sola verità”, disse Ratzinger. “Affermare la propria verità ora è un segno di intolleranza. Se il buddismo seduce, è perché appare come una possibilità di toccare l’infinito, la felicità, senza avere obblighi religiosi concreti. Un autoerotismo spirituale, in qualche modo. Qualcuno aveva previsto, negli anni Cinquanta, che la sfida della chiesa nel XX secolo non sarebbe stata il marxismo, ma il buddismo”.
“Il Budda è diventato un anti-Cristo, il messia orientale che rigenera quello moribondo occidentale” scrive ora Dapsance.
E’ quello che scrive ora anche l’antropologa francese Marion Dapsance nel suo nuovo libro, Qu’ont-ils fait du bouddhisme? “Molti osservatori si interrogano oggi sul fenomeno del buddismo occidentale, sul suo significato, la sua ampiezza, le sue modalità. A molti intellettuali francesi, a metà strada tra circoli giornalistici e accademici, viene spesso chiesto dai media di esprimersi su ciò che è ora noto come ‘l’incontro tra buddismo e occidente’. L’espressione, titolo dell’opera del teologo gesuita Henri de Lubac, si riferisce indistintamente al dialogo interreligioso, alla conversione degli occidentali a questa religione, all’istituzione di centri gestiti da maestri asiatici e alle trasformazioni culturali che ne derivano. Presentano il buddismo come una forza in grado di competere con il cristianesimo occidentale. Il buddismo sarebbe un’alternativa sia alla ‘religione in senso occidentale’ (monoteismo) sia al ‘modo di pensare specificamente all’occidentale’ (la ragione definita dall’Illuminismo)”. Il buddismo permetterebbe all’occidente di sfondare tutti i vicoli ciechi dentro cui è finito. “Questa tradizione asiatica eviterebbe gli eccessi della metafisica che portano ai dogmi e alla violenza, e anche il materialismo della vita di tutti i giorni. L’adozione diffusa del buddismo permetterà l’avvento di un nuovo mondo o di una ‘nuova civiltà planetaria’”.
Come ha scritto Fabrice Midal in Quel bouddhisme pour l’Occident, “per noi, in occidente la ‘morte di Dio’ è la sparizione di un garante della solidità e della legittimità di ciò che è. La morte di Dio segna, come lo sottolineava Nietzsche, lo scacco di ogni giustificazione del ‘valore’ del mondo da parte di un’autorità trascendente. Il buddismo ci insegna come accettare l’impossibilità di un mondo solido e come vivere gioiosamente in quest’incertezza”.
Il buddismo è onnipresente nelle nostre società, spiega Dapsance. “Si trova in diverse forme. Associato a ‘meditazione’ e yoga, evocato col benessere, la psicoterapia e negli asili che fanno sedere i bambini a gambe incrociate. Dimentichiamo le idee grandi e generose del buddismo – tolleranza, superamento della sofferenza, pacifismo – a favore di metodi pratici finalizzati all’edonismo. Ci sono pasticcerie di lusso che offrono dolci di Natale ‘buddisti’! Ho visto in libreria un libro sul ‘Buddismo delle madri’, che spiega come allevare i figli in pace. Sotto l’apparenza della spiritualità, promettiamo di combattere lo stress delle nostre società moderne. Siamo in presenza di un Budda fittizio che è un po’ come un personal coach. Nello spazio di pochi decenni, la faccia sorridente del Dalai Lama è diventata un simbolo del buddismo pacifico e benefico”.
E poi “Wall Street, banchieri, i sostenitori di Davos e della Silicon Valley che meditano per essere più competitivi. Mangiare ‘in piena consapevolezza’ e avere relazioni ‘in piena coscienza’”. E poi tutto questo parlare di “spiritualità”, della “preminenza dello spirito sul corpo”, questo “amare se stessi”. I buddisti sono “diventati i salvatori del materialista occidentale”. Secondo Dapsance, abbiamo assistito alla “trasformazione di una religione gerarchica, devozionale e rituale in una psicoterapia surrogata per gli occidentali stanchi e spiritualmente svantaggiati”.
E’ nato così “un immaginario Budda che si è evoluto sulla scena occidentale, assumendo varie incarnazioni: riformatore sociale e politico, scienziato, medico, psicoterapeuta, allenatore dello sviluppo personale”. Da qui anche l’attuale diffusione di culture mediche basate su prescrizioni di “sani principi di vita”, che spesso equivalgono a una sorta di misticismo medico e scientifico.
“Il buddismo attrae gli intellettuali occidentali con il loro relativismo che li porta a voler decostruire”
La tesi di Dapsance è radicale e sicuramente discutibile, ma non ignorabile. Per l’antropologa, il buddismo occidentale è un buddismo reinventato dai progressisti anticlericali del XIX secolo in sostituzione del cristianesimo.
Questo neobuddismo è una specie di “religione laica e materialista” che si basa su tre falsità, rispetto al buddismo asiatico: il buddismo non è una religione, il Budda non è un essere soprannaturale, ma un semplice filosofo; la pratica principale del buddismo è la meditazione (che ha effetti benefici sul cervello). Il buddismo così è oggi il terzo credo italiano dopo cristianesimo cattolico e islam, e c’è un boom di conversioni. Lo dice il Centro studi sulle nuove religioni. In Canada, stando a un sondaggio dell’Angus Reid Institute, il buddismo è ormai visto favorevolmente quanto il cristianesimo. Dapsance scrive che il buddismo affascina tanto l’occidente per il suo “disimpegno morale, sociale ed emotivo, l’anti-intellettualismo, il culto del momento, una preoccupazione esclusiva per se stessi, la ricerca della sensazione pura, una distanza cinica rispetto a un mondo che sarebbe solo illusione”.
Come siamo arrivati, si chiede Dapsance, a fare del buddismo una sorta di saggezza universale, capace di portare benessere e pace?
“Il Budda è diventato un filosofo quando abbiamo smesso di essere cristiani”, spiega nel libro, denunciando l’obiettivo ideologico di fare del Budda un “anti-Cristo”, “l’esatto opposto di un dio incarnato”, o meglio ancora “un messia orientale che sarebbe la rigenerazione di quello moribondo occidentale”. Un’ideologia che risale ai primi anni del XIX secolo con il francese Eugene Burnouf, anticlericale e libero pensatore. Già negli anni Ottanta, Harvey Cox si era domandato: perché molti occidentali abbandonano in tutto o in parte il cristianesimo per volgersi all’oriente buddista? Si tratta di un fenomeno effimero, oppure è destinato a incidere profondamente nella nostra civiltà? E’ una “disciplina spirituale postmoderna”, consapevole della scristianizzazione del mondo e, insieme, della vanità e del rischio dì cercare soluzioni fuori da se stessi, travestendosi da orientali.
Non è dottrinale, non crea problemi di coscienza, non è invasivo e non giudica nessuno a differenza del giudeo-cristianesimo.
Il buddismo alla occidentale oggi si chiama consapevolezza, mindfulness, una vera e propria religione fatta su misura per l’occidente scristianizzato. La pratica Richard Layard, il “guru della felicità” della Gran Bretagna. Madeleine Bunting ha suggerito sul Guardian che questa nuova fede dovrebbe essere obbligatoria nelle scuole. E’ pubblicizzata come una cura per tutto, depressione, stress, ansia, dolore cronico, pure l’eczema. E per coloro che non riescono a partecipare alle sessioni di gruppo, c’è un’app chiamata HeadSpace che ti offre un servizio su misura. L’app è stata inventata da Andy Puddicombe, un ex monaco buddista. E’ una religione in cui sei incoraggiato a prendere coscienza del tuo respiro, del tuo corpo. Non è invasiva, non crea problemi di coscienza e non giudica, a differenza del vecchio arnese giudeo-cristiano. Non è dottrinale, non è prescrittiva, non esige niente in termini di condotta, a parte l’insistenza sul “non giudizio”.
Secondo Dapsance, “questa religione attrae in particolare gli intellettuali, perché c’è un tipo di relativismo nell’approccio buddista, che è molto attraente per le persone a cui piace mettere in discussione tutto e ‘decostruire’. Per il buddismo, il mondo è una proiezione della mente, non esiste realmente. Questo seduce molti che rifiutano ciò che chiamano ‘dogmi’”. Sembra essere la religione perfetta per un occidente in cui le chiese si sono svuotate. E che pare essersi arreso al fondamentalismo islamico. “Bisogna diventare amici dell’Isis con il dialogo” ha prescritto il Dalai Lama in una intervista. “Il dialogo, anche di fronte ai tagliagole, bisogna farlo con il cuore”. C’è da ammettere che è davvero molto più rilassante arrendersi mangiando fiori di loto che continuare a battersi per salvare la tradizione liberale-giudaico-cristiana occidentale. I nuovi dhimmi sono maestri di meditazione.
Giulio Meotti – Il Foglio, 4 Giugno 2018