Paola Saluzzi: la fede è la bussola della mia vita

By 19 Giugno 2018Testimoni

Paolo Sallusti racconta il suo rapporto intenso con la fede. La giornalista: “Grazie al Signore, anche nelle tragedie più gravi scopro tratti straordinari di vita”. I suoi santi preferiti. Il suo giudizio su Ratzinger e Bergoglio.

La giornalista è tornata su Tv2000 con la trasmissione Ritratti di coraggio, nuovo ciclo di reportage che raccontano la disabilità, le persecuzioni razziali, le spose bambine, storie di difficoltà con un filo: il coraggio.

“Ho la fede di Don Camillo”

Di recente Paola ha perso una persona carissima: la madre, che le aveva insegnato ad essere credente. «Mia madre amava ripetere: “Io ho la fede di don Camillo. Bisogna parlare direttamente con Gesù: quando hai un pensiero o qualcosa che ti turba, parla con lui perché c’è sempre qualcuno che ti ascolta”. Inoltre, i discorsi e i gesti legati alla fede erano sempre accompagnati da una grande tenerezza». Per esempio, prosegue la giornalista, «all’epoca della mia infanzia, i bambini più piccoli erano esentati dal seguire la Messa. Noi andavamo comunque in chiesa: non per la funzione, ma per ringraziare Dio della settimana che ci aveva donato. Entravamo, restavamo un po’, e poi si poteva andare a giocare. Un gesto semplice, di affetto».

“Arrivederci”

Un altro aneddoto sull’insegnamento materno della fede. «Ricordo che spesso, a tavola, commentavamo insieme le notizie o le cose terribili che accadevano nel mondo. Mia madre riusciva sempre a dialogare con noi, riconoscendo le cose per quello che erano e motivandole, ma su un punto era irremovibile: nulla di tutto ciò che potevamo vedere o sentire doveva indurci a mettere in discussione la fede. Così è stato». Persino lo scorso Natale, rammenta Saluzzi, «quando mi sono trovata al capezzale di mia madre, nel reparto di oncologia, mi è venuto spontaneo dirle: “Arrivederci”, anziché “Addio”. Ora che lei è morta sono ancora più determinata a custodire e a fare mio quello che mi ha insegnato».

La fede e le tragedie

Ecco perché l’essere credente, per la giornalista, è un vero caposaldo. «La fede ti permette di scorgere, persino nella tragedia più grande, tratti straordinari di vita. Per questo da sempre mi batto affinché, nel racconto giornalistico, ci sia sempre spazio anche per il racconto di chi, all’interno di quella tragedia, si è battuto per il bene, per contrastare l’ombra» (Credere, 1 giugno) .

I 5 santi

La fede è vissuta intensamente anche nel rapporto con i santi. La Saluzzi ne è devota a diversi. A «San Francesco e San Pio per i quali mi viene difficile chiamarli santi perché sono stati, seppur in epoche diversissime, prima di tutto uomini come noi. San Giuseppe da Copertino, patrono degli studenti che invocavo prima di ogni interrogazione e del quale sono riuscita a trasmettere l’autentica devozione ai miei nipoti. San Gennaro che mi lega così indissolubilmente a Napoli e San Michele Arcangelo che considero una figura bellissima: mi ha insegnato come nella vita occorre tanta tenacia e “burbera bontà”».

Il coraggio di Ratzinger

La giornalista ha anche un’idea ben precisa della convivenza tra i due papi. Su Benedetto XVI dice: in lui «si è palesato un incredibile coraggio sia nello scendere dal trono di Pietro che soprattutto nello sparire al mondo. Nei confronti della Chiesa esiste da sempre un atteggiamento “cannibale”: non si vede l’ora di divorarla, di parlarne male, di coprirla di fango. E per un credente tutto questo è davvero molto doloroso».

“Piansi quando vidi quell’elicottero…” Quel pomeriggio del 28 febbraio 2013, il giorno dell’addio di Ratzinger, «non lo dimenticherò facilmente: finii la diretta e mi attaccai ai monitor della redazione. Mentre osservavo l’elicottero del Papa raggiungere Castel Gandolfo piansi. Provai una sensazione per certi versi simile a quella degli apostoli. Mi chiedevo:”Ed ora cosa succederà”? Non so perché ma ero convinta che da lì a poco sarebbe capitato qualcosa di straordinario».

La dolcezza di Francesco

E così accadde. Dice di Papa Francesco: «Lo Spirito Santo ci ha donato un uomo che è un autentico portatore di dolcezza, di tenerezza. Mi piace comunque ricordare che abbiamo due colonne granitiche a nostra disposizione: una che continua incessantemente a pregare in silenzio per l’umanità  e un’altra che continua a stupirci regalandoci immediatezza e calore (A Sua Immagine magazine, 2013).

Gelsomini Del Guercio

Aleteia, 1 giugno 2018