Presentati i risultati del Progetto Nazionale Hiv/Aids della Caritas. 16 le diocesi coinvolte, raggiunti 38.000 destinatari. Informazione e formazione nell’orizzonte di un progetto pedagogico che guarda al lato affettivo e umano.
C’è bisogno di una riattivazione delle coscienze per far fronte all’ignoranza di ritorno sulla malattia. Parte da questo presupposto il progetto nazionale Hiv/Aids della Caritas italiana che ha coinvolto 16 diocesi delle principali città del Paese – tra cui Roma, Milano, Napoli e Palermo – corrispondenti al 28 % della popolazione italiana.
Obiettivi: aumentare conoscenze ridurre i pregiudizi
Oggi, presso la sede Caritas Italia in via Aurelia a Roma, sono stati presentati i risultati dei lavori sensibilizzazione, informazione e formazione relativi al periodo intercorso tra settembre del 2014 e il giugno del 2017. Il progetto ha avuto una metodologia innovativa perché contenuti e strumenti sono stati ideati da un tavolo di lavoro con le Diocesi ma aperto a contributi di professionisti esterni. Gli obiettivi fissati erano aumentare le conoscenze, ridurre il pregiudizio e promuovere la cultura della vita.
Numeri del progetto
All’interno dei gruppi di lavoro delle diocesi coinvolte hanno partecipato complessivamente 204 operatori che hanno animato 378 iniziative per un totale di circa 7000 ore. I destinatari diretti sono stati 38.766, di cui 26.000 adolescenti o giovani, oltre 11.000 adulti e 1357 religiosi. Molto diversificati sono stati gli ambiti di realizzazione: scuole, parrocchie, luoghi di aggregazione, centri Caritas, case alloggio. Inoltre, tramite gli eventi (flashmob, spettacoli, mostre…) organizzati in occasione della Giornata mondiale contro l’AIDS che si celebra ogni 1 dicembre si stima che siano stati raggiunti complessivamente oltre 2 milioni e mezzo di persone.
Un metodo innovativo
Il progetto si è caratterizzato anche per la somministrazione di circa 26.000 questionari all’inizio e al termine degli interventi di formazione. Si è quindi rilevato che, prima del progetto, circa 35 % dei giovani erano ancora convinti che l’Hiv si trasmettesse anche con la saliva, mentre un altro 29 % dei ragazzi convolti nella rilevazione credeva che bastasse un bacio o una puntura di zanzara per passare il virus. Questo ha dato modo di misurare le conoscenze di base sull’Hiv, che sono andate perdute negli ultimi anni, e di mettere a punto un strategia di sensibilizzazione tesa a cambiare l’atteggiamento nei confronti delle persone che affette da Hiv, che ad oggi in Italia sono circa 130.000. Infine si è visto quanto le conoscenze delle persone si erano modificate grazie al progetto.
Dott.ssa Roncilio: informare per combattere discriminazioni
“Parlando con le persone aumentano le conoscenze e diminuiscono le discriminazioni”, ha spiegato la dott.ssa Laura Roncilio coordinatrice scientifica del progetto, “questo però è un risultato che va mantenuto nel tempo”. “L’obiettivo era aumentare la consapevolezza sui rischi d’infezione”, ha proseguito la Roncilio, “e sul fatto che se si sono assunti comportamenti a rischio è fondamentale quanto prima fare il test, perché quanto prima si sa di aver contratto il virus quanto meglio si può essere curati”.
Don Soddu: al centro la dimensione umana
Il direttore della Caritas italiana don Francesco Soddu ha messo l’accento sull’approccio pedagogico del progetto che va oltre l’informazione meramente scientifica di causa ed effetto ma tiene conto anche della dimensione affettiva e umana. Don Soddu ha poi riflettuto sull’ignoranza di ritorno sulla necessità di cogliere le nuove opportunità offerte dal progresso medico scientifico.
Marco Guerra
VaticanNews 7 giugno