Vorrei conoscere se intervenendo con la diagnosi pre-impianto, per evitare che mio figlio sia concepito con una malattia ereditaria, pratico l’eugenetica? Laura.
La risposta è positiva se l’ intenzione è di negare la vita ad un futuro bambino, probabilmente portatore di patologie.
Il vocabolo eugenetica ha origine dal termine greco έύξένέτέσ; è composto da due parti έύ (bene, buono) e ξένοσ (razza) e significa buona razza. L’eugenetica, è la disciplina che si prefigge di «perfezionare» la specie umana, manipolando i geni o incrociando in modo selettivo le migliori razze.
Gia Platone, nel testo Repubblica, propose idee eugenetiche (cfr Libro V, 387). Dopo centinaia di anni, la concezione fu ripresa nell’Ottocento da F. Galton (1822-1911), cugino di C. Darwin, che ideò il termine e teorizzò un salto qualitativo e progressivo della razza umana seguendo i medesimi criteri dell’evoluzione biologica, portando alle estreme conseguenze il pensiero darwiniano sulla selezione naturale. Immediatamente, queste tendenze razziste, si diffusero in due Paesi a rilevante impostazione positivista; Germania ed Inghilterra, dove la Fondazione Rockefeller e la Massoneria di Rito Scozzese, divulgarono a livello mondiale le teorie eugenetiche. Non a caso, a Londra, nel 1912, si tenne il primo congresso internazionale. Anche in Italia, G. Sergi (1841-1936), antropologo e psicologo, nel 1913 fondò il «Comitato Italiano di Studi Eugenici» e A. Ghigi (1875-1970) oltre che autore di testi razzisti, fu firmatario del «Manifesto della Razza» nel 1938.
Nei primi decenni del Novecento, le leggi eugenetiche furono assunte da alcuni Paesi europei e del Nord America, culminando nelle barbarie dell’ eugenetica nazista che operò per perfezionare la razza ariana. Si identificarono delle persone con vite definite di nessun valore (Lebenunwertes Leben): portatori di patologie ereditarie, malati mentali, ritardati, alcolisti, zingari…; e a questi fu praticata la sterilizzazione coatta per escludere la trasmissione di «geni negativi». Furono inoltre condotti studi sui gemelli che giunsero nei campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau da tutta Europa
Nel dopoguerra, l’azione eugenetica riprese, seguendo due filoni definiti: positivo agendo sulle scelte riproduttive e negativo rimuovendo forzatamente i caratteri svantaggiosi. Questa convinzione fu posta alla base della sterilizzazione chirurgica o farmacologica delle persone con menomazioni fisiche o psichiche. Negli Stati Uniti, ancora oggi, sono forzatamente sterilizzati i malati mentali, i moralmente degenerati, i sessualmente pervertiti e i criminali-nati. Inoltre, l’eugenetica, ha assunto negli ultimi decenni con il progresso delle biotecnologie e il sequenzionamento del genoma umano, un risvolto maggiormente inquietante proponendosi di selezione i caratteri genetici dei nascituri come abbiamo constato in precedenza. A questo proposito, un famoso scienziato, ammoniva: «guai se i figli li scegliessimo o li disegnassimo noi: tracceremmo solo degli scarabocchi».
Purtroppo questo non è semplice fantascienza, ma una realtà futura raggiungibile con la manipolazione eugenetica del Dna anche se la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (Carta di Nizza) all’art. 3 §2 lo proibisce. Ma, nonostante i divieti, implicanze eugenetiche sono presenti in provvedimenti legislativi ed in atteggiamenti scientifici e sanitari. Ad esempio, secondo il Journal of the American Medical Associazion (novembre 2000), alcuni medici non rianimano i bambini disabili e vari sistemi sanitari rimangono indifferenti nei confronti delle persone con disagio mentale e fragilità.
L’eugenetica ha uno stretto rapporto con le tecniche di diagnosi preimpianto dell’embrione nella fecondazione assistita e con gli aborti terapeutici. In Italia, la legge 40/2004 («Norme in materia di procreazione medicalmente assistita»), proibì la diagnosi preimpianto dell’embrione: «La ricerca clinica e sperimentale su ciascun embrione umano è consentita a condizione che si perseguano finalità esclusivamente terapeutiche e diagnostiche ad essa collegate volte alla tutela della salute e allo sviluppo dell’embrione stesso, qualora non siano disponibili metodologie alternative» (art. 13 comma 2). « Sono, comunque, vietati ogni forma di selezione a scopo eugenetico degli embrioni e dei gameti ovvero interventi che, attraverso tecniche di selezione, di manipolazione o comunque tramite procedimenti artificiali, siano diretti ad alterare il patrimonio genetico dell’embrione o del gamete ovvero a predeterminarne caratteristiche genetiche, ad eccezione degli interventi aventi finalità diagnostiche e terapeutiche, di cui al comma 2 del presente articolo » (art. 13 comma 3b). E’ questa una normativa irrinunciabile poiché la diagnosi pre-impianto conduce, nella quasi totalità dei casi, all’eliminazione dell’embrione portatore di difetti.
Ma, nonostante la chiarezza della legge, purtroppo dobbiamo evidenziare degli abusi. Emblematico, fra i molti, fu l’evento che si consumò il 24 settembre 2007 presso il Tribunale di Cagliari che emise una sentenza a favore di una coppia portatrice sana di talassemia, acconsentendo alla diagnosi preimpianto su alcuni embrioni congelati nel 2005. La sentenza fu confermata dal TAR del Lazio (n. 398/08), mentre la Corte di Cassazione nel 2005, aveva negato la richiesta. La decisione del Tribunale di Cagliari fu un evidente atto di eugenismo! Le probabilità di partorire un figlio affetto da talassemia erano del 50%; inoltre, oggi, anche i portatori di questa patologia conducono un’accettabile qualità di vita. La sentenza chiaramente sottintende l’ideologia del figlio sano, provocando discriminazioni e disuguaglianze fra gli esseri umani. Da ultimo, non possiamo scordare, che la diagnosi pre-impianto provoca effetti collaterali, ostacola lo sviluppo degli embrioni ed elimina, a volte, anche quelli sani.
don Gian Maria Comolli
Intromettersi nel destino di una creatura da poco concepita per poi sbarazzarsene se è portatrice di difetti, non solo è ignobile ma è peccaminoso.