Contraccezione, sesso protetto, preservativo. Ecco le tre parole magiche con cui vengono istruiti i giovani quando si parla di educazione sessuale e prevenzione, tutto si riduce a questo. «Un approccio potenzialmente pericoloso e non etico», viene però affermato oggi su Lancet, tra le più importanti riviste mediche al mondo.
Più volte, nel nostro piccolo, lo abbiamo scritto, facendo nostro ad esempio il giudizio del dott. Carlo Federico Perno, direttore dell’Unità di Virologia Molecolare al Policlinico Universitario Tor Vergata: «è possibile eliminare una malattia legata spesso ai comportamenti, senza cambiare i comportamenti stessi? Il problema non è l’AIDS, ma che l’AIDS è l’epifenomeno di un problema ben più ampio, legato primariamente ad una visione positivista e libertaria. Positivista, perché ritiene certa la capacità dell’uomo di controllare l’HIV con strumenti tecnici, quali farmaci (per la terapia) e preservativi (per la prevenzione). Libertaria, perché giustificando la libertà dell’uomo di essere pieno artefice della propria vita, di fatto autorizza qualsiasi comportamento, con la sola precauzione di limitarne le conseguenze (appunto, la cultura del preservativo)».
Non è essere nemici del sesso e non esiste alcuna sessuofobia. Semplicemente, la questione è etica e non meramente tecnicistica come invece la banalizzano gli odierni educatori del sesso. Senza una vera educazione all’affettività non si risolverà mai il problema delle malattie sessuali. Ed incredibilmente, lo ammettono anche i due ricercatori, Luis Carlos Sanchez Franco e Chika Edward Uzoigwe, nello studio pubblicato da Lancet: «L’evidenza è indiscutibile: solo l’astinenza e la fedeltà riducono la trasmissione dell’HIV. Il fatto che questo messaggio non sia popolare o accettabile non può giustificare il rifiuto da parte degli operatori sanitari di elogiare la sua veridicità. Anzi, si dovrebbero incoraggiare tutte le parti coinvolte nella promozione dell’assistenza sanitaria a rivalutare il modo in cui il messaggio viene consegnato».
Viene così riabilitata “scientificamente”, ancora una volta, la visione morale sulla sessualità promossa dalla Chiesa cattolica, basata sull’educazione all’amore per l’altro, senza scissioni con il sesso. Perciò, il valore della castità, dell’astinenza prima del matrimonio e della fedeltà coniugale. Comportamenti che, come si dimostra, risultano essere anche salutari e consigliati come prevenzione dalle malattie sessualmente trasmissibili.
Rose Busingye, presidente del Meeting Point Kampala Association, che si occupa quotidianamente della cura di pazienti affetti da HIV/AIDS, ha infatti spiegato: «La nostra salvezza non sta dentro un pezzo di plastica. Il preservativo non serve a nulla se non si cambia prima il metodo, la vita. Applicare uno strumento e non cambiare la vita non porta a niente. Dobbiamo chiederci che senso ha il sesso. Oggi è come se fosse la cosa più importante del mondo. È l’esaltazione di un idolo. Il vero problema è educare la persona a comprendere che ha un valore più grande, di cui è responsabile. La questione vera è il riconoscere il valore di sé stessi».