Anime cristiane incrinate dal peso
di una violenza psicologica. Anime
chiuse dentro abusi scatenati,
costrette a ingoiare immagini
appannate da lacrime che scendono
dagli occhi come fontane abbeverate,
o nebbie sparpagliate che offuscano
la vista su questo mondo che sembra
sempre più terribilmente anti-cristiano.
Vittime prigioniere
di una violenza che porta al collo
un collare pesante di ferro, costrette a bere
da una ciotola priva del pane
o di quell’acqua che serve per abbeverare
l’anima quando vive la giornata
dentro la sua designata solitudine;
una Pace che sembra essere distante,
ché troppe parole rimangono
al vento sospese e troppe ne restano soffuse,
anche quando i morti galleggiano
dinanzi il nostro sguardo attònito,
di una sofferenza senza fine
che produce orrore sotto l’indifferenza
di tanti altri sguardi noncuranti.
Uomini relegati ai margini, uccisi più volte,
trascurati perché considerati “niente”, simili
a deformazioni. Torturati, stuprati nell’anima
e decapitati nella mente per mano di pensieri lugubri.
Fabio Strinati
Tempi.it, 15 luglio 2018