Sulla figura di Sergio Marchionne morto mercoledì 25 luglio si sono scritte e dette migliaia di parole a suo favore o contro di lui.
Non ho la competenza per comprendere la veridicità delle molte critiche, ma senz’altro come affermato dal Presidente della Repubblica: “La sua visione ha sempre provato a guardare oltre l’orizzonte e immaginare come l’innovazione e la qualità potessero dare maggiore forza nel percorso futuro”. E, monsignor C. Nosiglia, Arcivescovo di Torino, ha dichiarato: “Ho avuto modo di incontrarlo diverse volte. Mi ricordo in particolare della visita che ho fatto alla fabbrica di Grugliasco della Maserati. Non credevo che venisse con John Elkan e che addirittura mi illustrasse tutta la realtà di questa nuova fabbrica. Vedevo che salutava tutti gli operai uno ad uno, si interessava della loro famiglia, del loro lavoro … Insomma, mi sembrava che avesse un tratto non solo da manager, ma anche che tenesse conto delle persone che lavoravano lì e che lo salutavano. Lui si rendeva sempre disponibile a parlare con loro”(VaticanNews).
Questo blog lo vuole ricordare riportando alcuni passaggi dell’ultima lettera che l’ex Ad di Fiat Chrysler ha inviato ai suoi dipendenti, riportata dal sito Dagospia e che possiamo riassumere nella frase iniziale: “Non dimenticate i vostri sogni, teneteli stretti in pugno”.
Poi alcuni consigli.
“Esiste un mondo in cui le persone non lasciano che le cose accadano. Le fanno accadere; si gettano nella mischia, assaporano il rischio, lasciano la propria impronta”.
“Ogni nuovo giorno e ogni nuova sfida regalano l’opportunità di creare un futuro migliore. Chi abita quel luogo non vive mai lo stesso giorno due volte, perché sa che è sempre possibile migliorare qualcosa (…);vi imprime, in modo indelebile, i propri valori”.
“Di sicuro non è facile”, anzi “il ritmo può essere frenetico ma questa gente è appassionata (intensamente appassionata) a quello che fa”. E’ meglio che “stare seduti in disparte”.
La conclusione. “Chi sceglie di abitare là è perché crede che assumersi delle responsabilità dia un significato più profondo al proprio lavoro e alla propria vita”.
Nell’epoca della liquidità, dove per il sociologo Z. Bauman gli uomini percepiscono l’ “’incertezza come l’unica certezza” e si diffonde l’ “l’arte di arrangiarsi” in spregio all’antico detto: “mi spezzo ma non mi piego”, Marchionne, personaggio di vasta intelligenza e capacità manageriale e rottamatore di comportamenti acquisiti, ci esorta a non rimanere prigionieri dei problemi di breve periodo ma a progettare a lungo termine, cioè a sognare e costruire il nostro domani personale e societario. Ma per far questo, ci ha insegnato il grande manager, è indispensabile: responsabilità, sacrificio, apertura mentale ed onestà intellettuale. E’ un eredità che può essere condivisa da tutti.
Don Gian Maria Comolli