Una mamma racconta il calvario della sua prima gravidanza per dare speranza a tutti i genitori e per testimoniare la sua fede.
Ricevere una diagnosi di grave malformazione del feto getta nella disperazione. La storia di questa mamma testimonia che stare dalla parte della vita significa innanzitutto non limitarsi ad accettare una sola opinione medica per quanto attendibile, e non precipitare la scelta di un aborto anche se vivamente consigliato. Confidare in Dio è avere accanto una compagnia presente.
Ci ho messo 8 mesi per decidermi a scrivere questo post. A dire il vero non so nemmeno da dove cominciare…. ah, forse si!
Il 14 giugno del 2015 alle 6 di mattina scopro di essere in dolce attesa, e da quel giorno la mia vita è cambiata per sempre! Una gravidanza meravigliosa, niente nausee, niente complicazioni. Il 5 ottobre 2015 prendo appuntamento in una nota clinica romana per fare la morfologica. Mentre mi visitano per esattamente 6 volte in una mattinata, mi dicono di tornare il 12, perché le misure della bambina sono state prese tutte ma quella dietro al cervelletto non si riesce a prendere perché la bambina non è in posizione.
Torno il 12 e di nuovo la stessa storia. La bambina non è in posizione e mi visitano 5 volte finché non mi richiamano per farmi visitare dal padrone della struttura, il top del top. In un nano secondo mette l’ecografo sulla mia pancia e mi dice “signora c’è un problemino“. Da li a sentirmi morire è stato un secondo. Ci fanno mettere seduti e ci spiegano che la mia bambina è affetta da Dandy Walker Variant. Una malformazione (un caso su 100.000), che fa vivere il bambino si e no fino al sesto anno di età. Poi aggiungono di esserne assolutamente certi e di non proseguire con gli accertamenti perché essendo al sesto mese avevo solo una settimana di tempo per decidere di interrompere la gravidanza e il massimo che potevamo fare era un’amniocentesi lì da loro (che costa solamente più di 2000 euro). Ci mandano a parlare con il genetista che con molta delicatezza dice “se decidete di interrompere, diteci in che struttura perché se fate un’eventuale autopsia noi ci studiamo”. Usciamo da li che non capiamo più nulla.
Chiamo la mia dottoressa e mi dice che sono bravi si, ma non invincibili. E scopro che l’amniocentesi non vede quel tipo di malformazione. E da lì a 2 giorni mi ritrovo a prendere appuntamento in una clinica privata per fare una risonanza magnetica fetale con la dottoressa che ci ha ridato la vita. Mia figlia non aveva quello che avevano detto. Aveva solamente il verme cerebellare ruotato ma, non era detto che in quelle settimane non sarebbe tornato apposto. E dopo 4 morfologiche, e 2 risonanze magnetiche fetali, il 24 febbraio del 2016, con un parto meraviglioso è nata la mia gioia. Subito è stata fatta un’ecografia al cervelletto e la mia Greta è sana, bella e cresce meravigliosamente.
Vi chiedete il perché ho voluto raccontare l’esperienza più brutta della mia vita? Per dare una speranza a quelle mamme che credono in una struttura perché rinomata e decidono di interrompere una gravidanza.
Solo perché a questo mondo interessano solo i soldi e non la vita di una creatura. Lo so, è dura, ma affidatevi a Dio… non smettete di credere e andate fino in fondo. Se io non avessi avuto mio marito accanto, le nostre famiglie, la mia santa dottoressa e soprattutto la mia fede, ora forse sarei stata una donna distrutta dal dolore. Ma sono qui, ricca come nessun altro, a guardare mia figlia mentre dorme!
di Valentina Caldarola
Aleteia, 6 luglio 2018