«“Liberi di sbagliare, liberi di ricominciare”. Anna se l’è tatuata sul braccio quella frase che dice tutto. Trentadue anni, tre figli cresciuti da sola fra i vicoli dei Quartieri Spagnoli. Diventata mamma quando sarebbe stata l’ora di andare a scuola, adesso fra i banchi c’è tornata proprio grazie a loro, i bambini» scrive Emanuela Minucci, raccontando il progetto della Fondazione Foqus nel cuore di Napoli su «La Stampa» del 25 luglio. Anna è tornata a scuola «in una classe speciale insieme con altre dodici madri, che con Anna hanno condiviso una vita difficile, combattuta giorno per giorno in uno dei quartieri più poveri di Napoli». Tecnicamente si chiama “Progetto sperimentale di rigenerazione delle funzioni e della destinazione dell’intero ex Istituto Montecalvario”. Diretto da Rachele Furfaro e presieduto da Renato Quaglia — nomi ben noti a chi ha conosciuto e frequentato le prime edizioni del Napoli Teatro Festival — Foqus ospita decine di attività, produce cultura ed educazione attraverso corsi, nidi e scuole che fanno stare insieme i bambini dei Quartieri Spagnoli (che non pagano la retta) e i piccoli che arrivano dal resto della città e possono permettersela. Foqus — spiega Quaglia — «nasce dalla richiesta che un ordine di suore, le ancelle della Carità, hanno fatto anni fa a Rachele Furfaro, di utilizzare gli ampi spazi vuoti del loro istituto. Il Montecalvario è stato quindi rilevato dall’impresa sociale Dalla Parte Dei Bambini (che gestisce scuole e nidi paritari in città) in cambio di un fitto annuale. Da quel momento è stato avviato il progetto di rigenerazione urbana dei Quartieri Spagnoli e del “grande vuoto” (tremila metri quadrati) dentro al fitto reticolo di povertà e disagio sociale che sono i vicoli del centro della città storica e ricca della metropoli campana».
L’Osservatore Romano
25 luglio 2018