L’allarme di Save The Children: in Italia sono centinaia i bambini e gli adolescenti vittime di tratta e sfruttamento. Molti fuggono da strutture d’accoglienza. La maggior parte resta “invisibile”.
La tratta e lo sfruttamento di minori in Italia resta un fenomeno in larga parte sommerso, ma nonostante questo il numero delle vittime inserite in programmi di protezione nel 2017 è quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente, passando da 111 a 200. Per la quasi totalità dei casi (196) si tratta di ragazze, il 93% sono nigeriane, e il 46% dei casi è riconducibile a sfruttamento sessuale. Ma tra i dati raccolti da Save the children nel rapporto “Piccoli schiavi invisibili”, redatto in occasione della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani (lunedì prossimo), uno dei fenomeni che desta più sconcerto è quello del survival sex alla frontiera di Ventimiglia. Riguarda le minorenni in transito provenienti per lo più dal Corno d’Africa, che vengono indotte a prostituirsi per pagare i passeurs in cambio del passaggio oltre il confine, di cibo o di un posto dove dormire. Una realtà della quale
Save the children non fornisce numeri precisi, perché parte del «flusso invisibile dei tanti migranti minori non accompagnati in transito alla frontiera nord italiana, i quali – spiega Raffaella Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa dell’associazione – nel tentativo di ricongiungersi ai propri familiari o conoscenti in altri Paesi Europei privati della possibilità di percorrere vie sicure legali, sono fortemente esposti a gravissimi rischi di abusi e sfruttamento».
Ma il fenomeno dello sfruttamento investe tutto il territorio nazionale e in alcune zone chiave, come Abruzzo, Marche, Sardegna
Veneto e la città di Roma, le unità del programma Vie d’Uscita dell’organizzazione, tra gennaio 2017 e marzo 2018 sono entrate in contatto con 1904 vittime, di cui 1744 neomaggiorenni (o sedicenti tali) e 160 minorenni. In netta prevalenza si tratta di nigeriane (68%) seguite dalle rumene (29%). Un dato nettamente in crescita rispetto al periodo compreso tra maggio 2016 e marzo 2017 quando erano state contattate 1313 vittime. Le evidenze raccolte da Save the children provano che spesso i trafficanti utilizzano i Centri di accoglienza straordinari (Cas) per reclutare le giovani e poi sfruttarle anche nelle vicinanze delle stesse strutture. C’è poi il capitolo relativo ai bambini e adolescenti irreperibili, cioè quelli che hanno abbandonato le strutture di accoglienza in cui erano stati inseriti, in particolare nelle regioni del sud. Circostanza che espone i minori in transito a rischi notevoli. Sono circa 4570 al maggio 2018 e la propensione all’abbandono risulta molto alta soprattutto tra le ragazze eritree (178) e somale 65.
Ma i minori trovano un elevato impiego anche nello sfruttamento lavorativo. Secondo il rapporto, i casi di lavoro minorile emersi
in Italia nel 2017 ammontano a 220. Oltre il 70% delle segnalazioni coinvolge il settore terziario, in particolare nei servizi di alloggio e ristorazione, oltre ai servizi di commercio all’ingrosso, l’agricoltura e le industrie manifatturiere.
Gli egiziani sono i ragazzi ad essere maggiormente adoperati, spinti dalla necessità di ripagare il debito contratto per il viaggio in Europa. Stando a quanto rilevato da Save the children, vengono sfruttati soprattutto a Torino e a Roma. Molti lavorano in autolavaggi 7 giorni su 7 per 12 ore al giorno con una paga di 2 o 3 euro all’ora. Oppure nelle pizzerie, nei fast food di Kebab e nelle frutterie. I compensi superano raramente i 300 euro l’ora.
Matteo Marcelli
Avvenire.it, 27 luglio 2018