La Suprema Corte britannica ha stabilito che non serve più l’autorizzazione legale per sottrarre fluido e cibo via tubo a pazienti in stato vegetativo permanente.
“Preoccupazione” e “delusione” per la decisione della Suprema Corte britannica di non rendere più necessaria l’autorizzazione legale per sottrarre fluido e cibo via tubo a pazienti in stato vegetativo permanente ma che non hanno bisogno di un ventilatore per sopravvivere.
Secondo “Care Not Killing”, una delle organizzazioni più importanti del movimento per la vita britannico, la decisione di rendere più facile l’interruzione dell’alimentazione per malati che sono svegli ma non consapevoli oppure solo parzialmente consapevoli e hanno bisogno di cibo e fluidi somministrati via tubo per sopravvivere, “toglie un’importante protezione a persone che non hanno voce”.
Sarà sufficiente, da oggi in poi, l’accordo tra famiglie e medici, per staccare quei tubi senza ricorrere alla “Court of protection”, il tribunale che decide nel caso in cui una persona non abbia la capacità mentale di pensare e agire.
Secondo il movimento per la vita saranno 24.000 i malati coinvolti da questa decisione. Persone che non stanno per morire e, con l’assistenza giusta, possono vivere per molti anni e, in alcuni casi, anche recuperare coscienza.
“Esiste una differenza fondamentale tra l’interruzione della ventilazione di un paziente il cui cervello è morto e la sottrazione di cibo e liquidi a malati con danni cerebrali”, ha dichiarato Peter Saunders , portavoce di “Care Not Killing”.
Silvia Guzzetti
Avvenire.it, 30 luglio 2018