Il rapporto di 900 pagine che la Corte suprema della Pennsylvania ha pubblicato martedì inchioda la chiesa, per l’ennesima volta, di fronte al dramma degli abusi commessi dal clero. Una malapianta che sta diventando buco nero.
Il rapporto di 900 pagine che la Corte suprema della Pennsylvania ha pubblicato martedì inchioda la chiesa, per l’ennesima volta, di fronte al dramma degli abusi commessi dal clero. Dal 2002, quando venne alla luce la situazione della diocesi di Boston, passando per lo scandalo emerso in Irlanda, quindi il recente caso del clero cileno, il fenomeno sembra dilagante e inarrestabile. Nonostante si debba sempre attendere che dalle accuse si passi all’accertamento dei fatti, pare davvero necessario andare a fondo e ammettere un’epidemia endemica gravissima all’interno della chiesa cattolica.
Il rapporto della Pennsylvania, frutto di un indagine lunga due anni, mette a nudo la situazione di sei diocesi statunitensi (Allentown, Erie, Greensburg, Harrisburg, Pittsburgh e Scranton) per un periodo di circa 70 anni a partire dal 1947. Si fanno i nomi di 300 sacerdoti, alcuni non identificati, e più di 1.000 vittime, con il pesante rilievo che vescovi e altri leader della chiesa avrebbero insabbiato in vario modo gli abusi, persuadendo le vittime a non denunciare e le forze dell’ordine a non indagare. Secondo il rapporto, la maggior parte delle vittime erano maschi, ma ci sono anche ragazze. Alcuni erano adolescenti; molti erano in età prepuberale. Alcuni sono stati manipolati con alcol o pornografia.
Il procuratore generale di stato, Josh Shapiro, ha fatto emergere che «le cose negli ultimi quindici anni» nella chiesa sono migliorate, ma, ha aggiunto, «sappiamo che l’abuso sui minori nella Chiesa non è scomparso». Poi spiega in modo inequivocabile il suo punto di vista: «Quel che possiamo dire, però, è che nonostante alcune riforme istituzionali, i singoli leader della Chiesa si sono ampiamente sottratti a rispondere pubblicamente delle loro responsabilità. C’erano preti che violentavano ragazzi e ragazze e gli uomini di Chiesa che erano loro responsabili non solo non hanno fatto nulla ma hanno nascosto. Per decenni. Monsignori, vescovi ausiliari, vescovi, arcivescovi, cardinali sono stati protetti, molti, compresi alcuni i cui nomi sono nel rapporto, sono stati promossi. Fintantoché questo non cambia, crediamo che sia troppo presto per chiudere il capitolo dello scandalo sessuale nella Chiesa cattolica».
Un terzo dei sacerdoti accusati in questo rapporto proveniva dalla diocesi di Pittsburgh, dove l’attuale arcivescovo di Washington, cardinale Donald Wuerl, aveva servito come vescovo dal 1988 al 2006. 32 dei 99 sacerdoti della diocesi di Pittsburgh citati nel rapporto fanno riferimento al periodo in cui Wuerl era pastore della diocesi, ma su 19 casi sorti direttamente nel periodo 1988 – 2006 per ben 18 volte il vescovo rimosse immediatamente gli accusati dagli incarichi pastorali. Ma c’è almeno un caso controverso, quello del sacerdote Ernest Paone. «Nonostante le dichiarazioni di Wuerl in Vaticano [il vescovo aveva scritto a Roma sul caso, nda], la chiara e presente minaccia che Paone costituiva per i bambini è stata nascosta e tenuta segreta ai parrocchiani di tre stati. Le dichiarazioni di Wuerl non avevano alcun significato senza alcuna azione», afferma il rapporto.
Nonostante gli innegabili sforzi di Benedetto XVI e Francesco per estirpare la malapianta, le cose sono ben lungi dall’essere risolte, come ha dimostrato in particolare il recente caso del cardinale Theodore McCarrik, arcivescovo emerito di Washington, di cui Papa Francesco ha accettato la rinuncia al collegio cardinalizio il 28 luglio scorso.
La vicenda McCarrick, accusato di aver abusato sessualmente di giovani sacerdoti e seminaristi, nonché di minori, ha sollevato la domanda su chi poteva sapere e non ha agito. Perché McCarrick è stato una personalità di assoluto spicco nella chiesa e le chiacchiere sul suo nome sembra fossero diffuse da tempo nel mondo ecclesiale statunitense. Stessi interrogativi sono stati sollevati dal caso del vescovo hondureno Juan José Pineda Fasquelle, ausiliare a Tegucicalpa dell’influente cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, e dalla situazione della chiesa cilena in cui i cardinali Francisco Javier Errázuriz e Ricardo Ezzati vengono ormai chiamati in causa nei tribunali per non essere intervenuti e aver coperto gli accusati.
Una lettera inviata al cardinale Sean O’Malley dal padre Boniface Ramsey, amministratore di una parrocchia dell’arcidiocesi di New York, a proposito delle voci che aveva sentito direttamente da alcuni seminaristi sulla condotta del cardinale McCarrick, getta ulteriori ombre sulle coperture di questi casi nella chiesa. Quella lettera, oggi resa pubblica, risale al giugno 2015, quando O’Malley aveva già assunto l’importante ruolo di responsabile della Pontificia Commissione per la protezione dei minori. Nell’incipit di questa missiva il prete dice di reiterare queste sue preoccupazioni dopo che nel 2000 aveva già scritto al Nunzio apostolico Gabriel Montalvo Higuera. Dove era finita la lettera del 2000? E quella del 2015? il cardinale O’Malley ha risposto che non l’ha ricevuta “personalmente” e che i suoi uffici non l’avrebbero ritenuta di sua stretta competenza, ma non si dice con chiarezza se fosse stata poi inviata in Vaticano, come richiedeva lo stesso padre Ramsey.
Di fronte a quello che potrebbe davvero rivelarsi come un enorme buco nero si alzano molte voci che chiedono alla chiesa e al Papa di fare chiarezza in modo deciso, cercando di andare alla radice. In questo senso devono essere lette le parole del vescovo di Detroit, monsignor Allen H. Vigneron, il quale chiede che «i preti con una vita doppia devono lasciare subito la chiesa, o devono chiedere perdono e pentirsi. Tra noi non c’è posto per i sacerdoti che hanno una vita doppia e quindi ingannano la chiesa con rapporti impuri, non consoni con la promessa del celibato. Devono pentirsi o lasciare subito il ministero pastorale».
Lorenzo Bertocchi
La Nuova Bussola Quotidiana, 16 agosto 2018