“Vagina” una parola che discrimina, antiquata, non inclusiva

By 18 Settembre 2018Articoli Bioetica 2018

«Non si vive mai abbastanza per vederle e sentirle tutte», dicevano le nonne. E in effetti che la parola vagina sia un termine sessista discriminatorio e transfobico, questo proprio non ce lo saremmo mai sognato.

Simonetta Sciandivasci su Il Foglio ha scritto che Healthline, un portale californiano molto noto di informazione sulla salute (fondato un paio di anni fa da James Norman, medico endocrinologo), aveva «annunciato, previa attenta riflessione, di voler d’ora in avanti riferirsi alla vagina con un linguaggio inclusivo “che tenga conto del fatto che le persone transessuali non si identificano con le etichette che la comunità medica attribuisce ai loro genitali”».

Sicché pare che in determinati contesti sia più democratico e “inclusivo” parlare di “orifizio anteriore”, anziché di vagina.

La cosa ha avuto una certa risonanza. Allora siamo andati a guardare sul sito di Healthline  e abbiamo visto che è apparsa una smentita, o meglio, una precisazione.

Non è vero che Healthline voglia sostituire l’espressione “orifizio anteriore” a vagina, dice il post.

«Essendo uno dei siti web leader nel mondo della salute, poniamo un’enfasi particolare sugli standard di accuratezza, integrità ed equilibrio. Ogni articolo che pubblichiamo subisce un rigoroso processo editoriale e un’ampia revisione medica.

Nella LGBTQIA Safe Sex Guide usiamo sia il termine “orifizio anteriore” che “vagina”.  “Orifizio davanti”, infatti, è uno dei numerosi termini accettati da alcuni membri della comunità trans. In nessun caso in questa guida però abbiamo detto di voler sostituire la parola vagina in ogni circostanza».

Proseguono spiegando che “orifizio davanti”, come sostituto di  vagina, è usato dal National Institutes of Health e da tante altre autorevoli entità, perché è giusto usare “anche” termini «imparziali, inclusivi e moderni per servire al meglio tutti i nostri lettori».

Inomma, ancora si può dire vagina senza essere accusati (e processati) per trans-fobia, pare. Ma in certi contesti è bene non usare quel termine così antiquato e poco inclusivo.

Ma se l’orifizio anteriore è la vagina e il posteriore è l’ano, l’uretra non viene presa in considerazione? Non è un orifizio anch’essa? Anche i trans – quelli che hanno subito l’operazione – faranno pipì da qualche parte, o no?

Ma una domanda ancor più cruciale sorge spontanea: se la (parola) vagina viene mandata in pensione, dove andrà a finire il (termine) “pene”? E, cosa ancora più interessante, da quale locuzione verrà sostituito?

Redazione

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