C’è un legame stretto tra fede cattolica e Responsabilità sociale. La frequenza alla Messa, la religiosità degli amministratori delegati e la presenza femminile nei Cda sono fattori decisivi. Che cosa rende un’azienda più attenta all’etica o più attiva nella Responsabilità sociale d’impresa? La risposta sorprenderà molti, e probabilmente anche chi ha dimestichezza con la Corporate social responsability (Csr): in Italia il tasso etico di un’impresa è legato in modo significativo anche alla religiosità del territorio in cui è ubicata, ovvero alla maggiore o minore partecipazione alla Messa domenicale degli abitanti di quella regione, così come alla religiosità degli amministratori delegati, oltre che alla presenza di più donne nei Consigli di amministrazione. A rilevarlo è una ricerca pubblicata da poco sul ‘Journal of Business Research’ firmata da Maretno Agus Harjoto della Pepperdine University Graziadio School of Business in California e Fabrizio Rossi, dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale (su internet: tinyurl.com/ycbqkpa3 ).
La conclusione cui sono giunti i due economisti non sorprenderà chi conosce la Dottrina sociale della Chiesa e l’origine francescana dell’economia civile di mercato, che già a partire dal ’400 ha fissato i principi fondamentali dell’attività imprenditoriale orientandola alla promozione del bene comune. Tuttavia lo studio aggiunge elementi importanti nel momento in cui dimostra la relazione positiva tra pratica o tensione religiosa e le buone azioni di un’impresa. «L’importanza dei risultati emersi nella ricerca è duplice – spiega Fabrizio Rossi, uno dei due autori –. Da un lato abbiamo constatato che il tasso di religiosità incide realmente sul comportamento etico delle aziende.
Dall’altro che il cattolicesimo come fattore culturale e norma sociale diventa persino una determinante positiva per la buona governance dell’impresa. In pratica elementi come la pressione sociale derivante dalla religiosità del territorio, la rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione e il livello personale di religiosità dei vertici aziendali giocano ruoli significativi nelle performance di Csr. È come se le aziende tenessero in considerazione, indirettamente, le parole dei Papi e il messaggio della Dottrina sociale della Chiesa, attraverso due canali: la cultura religiosa locale e la religiosità individuale dei loro Ceo».
Come si è giunti a questi risultati? I ricercatori hanno innanzitutto verificato che vi fosse attinenza tra il Magistero cattolico e le pratiche di responsabilità sociale attraverso l’analisi dei testi di riferimento: le encicliche Rerum novarum di papa Leone XIII, Mater et magistra di Giovanni XXIII, Centesimus annus di Giovanni Paolo II, Caritas in veritate di Benedetto XVI, Laudato si’ di Francesco, e l’esortazione apostolica Evangelii gaudium. Appurata la solidità teorica del legame tra Responsabilità d’impresa e pensiero cattolico, il lavoro ha preso in esame governance e pratiche di Csr di 156 imprese quotate in Borsa dal 2002 al 2014, appartenenti a 9 settori dell’industria e dei servizi, e le ha analizzate alla luce di diverse componenti socio-economiche e demografiche delle regioni di riferimento.
Lo studio ha così verificato che all’aumentare del tasso di religiosità di un territorio, misurato con i dati Istat sulla frequentazione della Messa domenicale, cresce in modo statisticamente significativo il livello di responsabilità sociale di un’azienda e inoltre aumenta la probabilità che questa ottenga valutazioni etiche elevate, come si evince dai rating sostenibili attribuiti dalla società di valutazione Standard Ethics. Sempre in fatto di azioni di Csr e rating etico, la relazione positiva è ancora più decisa quando nelle aziende l’amministratore delegato è credente, come risulta nel 24% del campione. Quanto all’impatto positivo della presenza femminile nei consigli di amministrazione, è noto da tempo e documentato da tante ricerche che un numero elevato di donne nei centri di comando (una sola non basta, ne servono più di due per ‘piegare’ gli uomini ad essere maggiormente responsabili) abbia un impatto positivo sulla responsabilità sociale.
La stessa presidente del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, di recente ha indirettamente citato questi studi con una battuta su Lehman Brothers, il colosso della finanza che con la sua caduta 10 anni fa ha dato il via alla Grande crisi: se al posto dei ‘fratelli’ Lehman ci fossero state le ‘sorelle’ Lehman, ha detto Lagarde, il mondo oggi sarebbe diverso.
Ebbene, la ricerca di Harjoto e Rossi non solo ha confermato questa relazione positiva nel campione analizzato, dove le donne nei Cda erano in media l’8,6%, ma ha aggiunto un altro elemento: la presenza stessa di donne nei Consigli può essere incentivata dalla maggiore pratica religiosa, come suggerito da un’analisi dei testi del magistero in riferimento al contributo femminile nella società. Le ricerche non sono Vangelo, è il caso di dirlo.
Ma di fronte a molti studi che mostrano l’Italia come un Paese con pratiche di governo societario tutt’altro che eccellenti e una concentrazione proprietaria elevata che favorisce azioni non etiche da parte degli azionisti di controllo a spese degli altri portatori di interessi, ecco che il ruolo della religione cattolica, unita alla ‘sensibilità’ femminile, possono aumentare il tasso di responsabilità delle aziende. Va detto che aver escluso dallo studio la finanza e le utilities, cioè le imprese che forniscono pubblici servizi, dove la relazione con la politica è più intensa, può aver involontariamente migliorato il rapporto tra etica d’impresa e religione, ma d’altra parte il fattore religioso sembra agire meglio quando l’attività economica è orientata alla produzione o si tiene lontano dalla tentazione della rendita a ogni costo e della speculazione.
In ogni caso lo studio indica che la fede è un’ottima ‘arma’ di difesa: «Ad emergere è anche il fatto che la religione può agire concretamente come freno dei comportamenti opportunistici», argomenta Rossi. Informazioni di questo tipo sono molto importanti per i manager, gli investitori e i regolatori nella sfida di migliorare l’impatto delle imprese nella società, come rilevano i ricercatori. Ma la questione chiama in causa soprattutto la Chiesa e i fedeli.
Un’impresa non è un soggetto avulso rispetto al territorio in cui opera, e il modo positivo o negativo in cui interviene nel mercato è sempre anche espressione del livello etico, di consapevolezza e di educazione della sua comunità di riferimento. La ricerca può dunque essere vista come un invito a non fermarsi qui, ma a spendere ancora più energie nel promuovere una formazione economica alla luce dei valori della Dottrina sociale.
Massimo Calvi
Avvenire.it, 8 settembre 2018
https://www.avvenire.it/economia/pagine/la-religione-e-le-donne-ai-vertici-migliorano-letica-delle-imprese