Gentile direttore, mi sono laureato in Medicina un anno fa e lo scorso luglio ho svolto il test per la specialità, che mi ha lasciato molte incertezze. In un mondo in cui con un semplice “click” si può trovare di tutto su una patologia, sembrerebbe che l’unica richiesta fatta dallo Stato ai giovani medici sia di essere dispensatori di diagnosi. L’unica capacità valutata da questo test è quella di scegliere la migliore alternativa tra cinque opzioni, basandoci su scarse informazioni. In questo arido giudizio delle nostre capacità di medici, c’è ancora spazio per l’empatia? È ancora un valore aggiunto il desiderio di curare la persona anziché solo la malattia? Marco Lippolis Leggi
La notizia ha avuto un certo risalto, ma minore di quello che merita : il Consiglio comunale di New York ha deciso che nel certificato di nascita di chi è venuto e verrà alla luce in quella metropoli si potrà apporre l’indicazione ‘gender X’ da parte di chi non si riconosce né nel genere maschile né in quello femminile. La decisione indica esplicitamente che questa possibilità sarà riservata anche ai genitori per designare i propri figli neonati. Leggi
Due saggi sul parlamentarismo del grande filosofo e giurista, pubblicati negli anni della crisi di Weimar, tornano di attualità mentre in Europa avanzano sovranisti e populisti. Leggi