Taranto. Col tumore, ma senza casa: la storia del piccolo Samuel

By 11 Ottobre 2018Testimoni

A 8 anni Samuel lotta per vivere. «Aiutateci»: mamma e papà hanno perso tutto per assistere il bambino, affetto da neoplasia al cervello. I nonni hanno offerto il loro piccolo alloggio e la pensione.

La famiglia Morelli continua a vivere un dramma senza fine. La serena quotidianità di papà Antonio e mamma Angela è stata sconvolta nell’ottobre del 2012 dall’improvvisa malattia del piccolo Samuel, che ora ha 8 anni, affetto da un tumore al cervello. Ma, il calvario di un’esistenza dura e sofferta è diventato ancor più irto di difficoltà perché Antonio ha perso il lavoro e non ha una casa. Due genitori che tra mille affanni, sacrifici enormi e un cammino travagliato devono assistere Samuel, costretto a muoversi sulla sedie a rotelle, anche durante i cicli di chemioterapia oltre ad accudire gli altri loro due figli Cristian (13 anni) e Emily (10 anni). Hanno trovato dimora e riparo nell’abitazione di Rocco e Rosa, i suoceri di Antonio: vivono in 9 (ci sono anche la sorella della signora Angela col fidanzato) nelle tre stanze di un alloggio popolare al quartiere periferico di Laterza, centro agricolo a 50 chilometri da Taranto. Appena mille euro al mese, compresa la pensione del signor Rocco, che sono una goccia nel deserto per poter affrontare le cure di cui Samuel ha bisogno e per avere un piatto di minestra a tavola. Una “famiglia allargata” per necessità, ma unita da un grande amore e da un in- credibile spirito di condivisione.

«A volte mi chiedo se è giusto vivere in queste condizioni» dice Antonio, 48enne nativo di Torino. A Laterza s’è trasferito 13 anni fa per lavorare all’Ilva di Taranto, come capo squadra ponteggi di una ditta torinese. Ha conosciuto Angela ed è scoppiata la scintilla del grande amore. Sono nati prima Cristian ed Emily, poi Samuel nel 2010. Una famiglia felice e tranquilla. A ottobre del 2012 il piccolo Samuel, 2 anni appena, comincia a manifestare dei disturbi nel camminare e nel tenere gli oggetti con la mano destra. La risonanza effettuata nell’ospedale di Matera rivela una diagnosi impietosa: astrocitoma pilocitico del tronco encefalico, una forma tumorale benigna posta in una zona delicata tra cervello e cervelletto a stretto contatto con i centri nervosi (che ha anche causato al bambino una emiparesi destra). «Mi ricordo benissimo quel giorno: era il 17 ottobre – racconta con un filo di emozione papà Antonio –. Da Matera in elicottero ci trasferirono al Bambino Gesù di Roma, anche per fare la biopsia. Da lì cominciò la nostra via crucis. Samuel che allora aveva appena due anni venne sottoposto a cicli di chemio e radioterapia per bloccare l’espandersi del tumore. Io e mia moglie facevamo la spola tra casa famiglia e ospedale. Persi il lavoro, la casa. Gli altri due figli li portai a Torino dai miei. Una cosa sconvolgente per tutti noi». Il lungo ciclo di chemio durato un anno si dimostra efficace bloccando l’evolversi della neoplasia. Samuel, che tra l’altro è tifosissimo della Juve, ricomincia a camminare e a muoversi con naturalezza.

Antonio, ancora senza lavoro e senza un alloggio, va con la sua famiglia dai suoceri a Laterza: qualche tempo dopo viene assunto in un supermercato. Prende un appartamento in affitto per poter finalmente ripartire. Poi, la decisione di tornare nella sua Torino a settembre 2017. All’inizio di quest’anno, però, Samuel non è stato di nuovo bene. «Non riusciva a muovere la mano e spesso inciampava. Dopo la tac e la risonanza all’ospedale Regina Margherita di Torino, l’équipe dei neurochirurghi ha deciso di operarlo. Il 13 marzo scorso è stato eseguito un intervento delicatissimo durato 12 ore, con tre giorni in sala di rianimazione. Ad aprile Samuel è stato operato d’urgenza di idrocefalo. Sono ricominciati i cicli di chemioterapia, ogni 20 giorni andiamo a Roma. Sarà così fino a febbraio del 2020, sperando che anche stavolta Samuel possa migliorare sensibilmente».

Sofferenze e tormenti quotidiani. Papà Antonio e mamma Angela, insieme ai loro tre figli, sono tornati a Laterza ad agosto scorso accolti dai suoceri. «Ho bisogno di lavorare e di avere una casa – sottolinea Antonio Morelli –. In questo momento non posso permettermi di pagare il fitto. Sono andato più volte in Comune per poter parlare col sindaco Lopane, ma finora non c’è stato alcun contatto. Ci sarebbe un alloggio popolare vicino alla casa dei miei suoceri, ma a quanto pare non può essere utilizzato ». L’unico ad aver preso a cuore la vicenda è il vicesindaco Franco Frigiola, che tra le altre cose ha messo a disposizione della famiglia un pulmino per accompagnare Samuel a Roma in modo da potersi sottoporre alla chemio. La forza d’animo e il coraggio dei coniugi Morelli sembrano non avere confini nonostante le avversità. «Ci affidiamo alla preghiera ogni giorno, da sempre – dicono all’unisono –. Siamo devoti di Padre Pio. Abbiamo portato Samuel sulla tomba del Santo di Pietrelcina. È la nostra grande speranza, per la sua vita e il futuro dei nostri figli».

Nicola Lavacca

Avvenire.it,  25 settembre 2018

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