Condividiamo la bellissima lettera che la giovane sposa Sara Manzardo, di Corxiii, ha scritto ai Vescovi in occasione del Sinodo dei Giovani.
A Sinodo appena iniziato, cominciano anche le soffiate dei media e, a guardare cosa riportano i giornali, in questo sinodo sui giovani si parlerà soprattutto di migranti, lgbt e naturalmente di sesso prematrimoniale, perché la castità sembra essere il motivo principale per cui i giovani si allontanano dalla Chiesa.
Ma noi giovani ci meritiamo molto di più. Non ci accontentiamo più di sentire omelie piene di politica, di bene comune, di attualità, di ecologia. E soprattutto non ce ne facciamo niente degli sconti sulla castità prematrimoniale: c’è già un mondo intero che ci dà il permesso di vivere in qualsiasi modo la nostra sessualità, noi dalla Chiesa ci aspettiamo dei motivi validi credibili e vincenti per comprendere e scegliere una sessualità diversa, che sa attendere, che sa scegliere, che sa portare frutto.
Non ci allontaniamo dalla Chiesa perché ci impedisce di fare sesso prima del matrimonio, figuriamoci se ci interessa qualcosa di quello che pensa il prete. Ci allontaniamo perché nella Chiesa non troviamo niente di diverso da quello che ci dicono fuori, niente di più emozionante, niente per cui valga la pena vivere e morire.
E invece ci ri-avviciniamo alla Chiesa quando qualcuno ci spiega perché ha scelto la castità (e non è mai “perché lo dice la Chiesa”, anzi). Ci riavviciniamo quando qualcuno ci fa aprire gli occhi sulla nostra vita, quando qualcuno ci dice parole che bruciano come il sale sulle ferite, ma che sono parole vive, vere, forti.
Ci riavviciniamo quando qualcuno ci dà testimonianza di fede vissuta e vera. Ci riavviciniamo quando qualcuno dimostra di volerci bene e di volere il nostro bene, aiutandoci a crescere come persone da ogni punto di vista, anche mostrandoci la zavorra che ci rende tristi e insoddisfatti.
Ci riavviciniamo quando vediamo gente coraggiosa, che fa scelte estreme, che sa quello che vuole, che vive la sessualità come un dono e come una responsabilità. Ci riavviciniamo quando qualcuno ci racconta che fare l’amore è un’esperienza di paradiso, e va fatto bene. Non per possedere, non per fare contento l’altro, non per gioco, non per abitudine. E proprio per questo ha scelto di diventare una sola carne con l’unica persona che davvero ha scelto una volta per sempre, per l’eternità. Perché i giovani lo sanno che l’amore è per sempre, altrimenti non è amore, è qualcosa di simile, una bella amicizia, o un surrogato.
Cari vescovi, non fatevi ingannare dai titoli dei giornali. Non fatevi condizionare da quello che il mondo vorrebbe da voi, ma osate. Abbiate il coraggio di essere padri. Abbiate il coraggio di essere guide attente e misericordiose, abbiate il coraggio di dire cose grandi, che ci mettano in discussione, che ci svelino il mistero, che ci parlino di infinito.
Abbiate il coraggio di interpellare noi, giovani sposi, giovani fidanzati, giovani preti, giovani consacrati, giovani in ricerca. Abbiate il coraggio e la pazienza di chiederci il perché delle nostre scelte, di chiederci il “per Chi” viviamo e poi, ai giovani che verranno da voi, raccontate che è possibile essere felici, vivere in pienezza, fare grandi scelte, andare controcorrente.
Abbiate il coraggio di formare futuri preti e futuri sposi consapevoli di quello che scelgono, innamorati di Cristo e del Vangelo, pronti a dare testimonianza a quei giovani distanti, diffidenti, indecisi. Che non si avvicineranno a una Chiesa in linea con il mondo. Si avvicineranno a una Chiesa bella e santa, che vive ciò in cui crede e che ha il coraggio di mostrarlo.