Convegno organizzato da Articolo 21 a Monfalcone, dove “Avvenire” e “il Manifesto” erano stati messi al bando.
Garantire tutte le biodiversità. Anche quelle dell’informazione. È l’impegno che, lanciato da Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, è stato assunto dall’affollato convegno che si è tenuto ieri sera in un auditorium parrocchiale a Monfalcone da “Articolo 21”, Ordine dei giornalisti e Fnsi. Con Tarquinio sono intervenuti Norma Rangeri, direttrice del Manifesto, Alexander Koren, direttore della testata della comunità slovena Primorski Dvevnik, Paolo Bonetti di Tv2000, nonché i vertici delle diverse realtà di rappresentanza. In una città come Monfalcone non poteva non essere ricordata la vicenda dell’esclusione dalla lettura in biblioteca civica dei quotidiani Avvenire e Manifesto, perché ritenuti scomodi da parte dei nuovi vertici municipali.
Ma proprio questa situazione è stata contestualizzata nell’ambito del durissimo attacco mosso ai giornalisti e in particolare alla carta stampata dal Movimento 5 Stelle e da altri esponenti del Governo. Da qui si sono mossi i rappresentanti dei giornalisti per una riflessione ad alta voce, come quella avvenuta nella città dei cantieri davanti ad un numeroso pubblico. Dal 2009 al 2017, i fondi per l’editoria – come ha ricordato Rangeri – sono diminuiti del 76% e oggi, a proposito di libertà di stampa – ha sottolineato la direttrice del Manifesto – ci troviamo in una situazione in cui Trump fa davvero scuola.
Chi è contro il Governo, in sostanza, è contro il popolo: questa, secondo Rangeri, è l’idea che si tenta di far passare, dai pentastellati in particolare. Di qui, appunto, l’attacco ai giornalisti e soprattutto a determinati quotidiani. Non importa se i lettori dei media che ricevono indispensabili sussidi per la loro sopravvivenza sono ben 95 milioni all’anno e se i giornalisti e i poligrafici coinvolti in questi testate sono 10.000. Per il direttore Tarquinio non ci sono dubbi: si tratta di una questione di biodiversità e, in quanto tali, le biodiversità vanno tutelate in ogni settore. Specie laddove sono in gioco i grandi valori della libertà e della democrazia.
Negli ultimi 10 anni, infatti, è sparito il 40% delle testate. Come dire una strage del pluralismo; proprio così l’ha definita Tarquinio. Per il direttore di Avvenire c’è dunque il dovere di essere sentinelle della democrazia e, al tempo stesso, difensori di quell’umanità che sempre più spesso viene messa in discussione dalla disinformazione o da un’informazione pilotata. Come è accaduto, ad esempio, nella vicenda di Desirée, per la quale non si sono attesi i riscontri investigativi per processare mediaticamente i presunti responsabili. «Il nostro grande compito – ha concluso Tarquinio – è quello di presidiare i pozzi dell’acqua potabile dell’informazione». Che poi, guarda caso, sono i pozzi d’acqua della democrazia, come ha sottolineato il direttore del Primorski, Koren. «Siamo da 73 anni la voce della comunità slovena in Italia.
Sono rimasto choccato – ha ammesso – quando ho sentito il sottosegretario Crimi, riferendosi indirettamente alla nostra testata, proporre il taglio dei contributi perché questi giornali sarebbero uno spreco». Per Koren, testate come il Primorski, come Avvenire e Manifesto, sono «costituzionalmente rilevanti». «Il giornalismo deve essere per forza molesto» ha sottolineato Paolo Borrometi, una vita dedicata alle inchieste di frontiere, specie nei territori della mafia. E pagando di persona. «Sì, è vero – ha concluso –. Noi giornalisti dobbiamo essere i cani da guardia della democrazia. Togliere la libertà di stampa significa togliere l’area intorno a noi».
Francesco Dal Mas
14 novembre 2018
https://www.avvenire.it/attualita/pagine/il-pluralismo-dell-informazione