Messe e preghiere di guarigione: i vescovi mettono il freno

By 28 Novembre 2018Notizie Chiesa

Documento dei presuli di Piemonte e Valle d’Aosta. Nel mirino i sacerdoti che le praticano in modo sconsiderato.

I vescovi di Piemonte e Valle d’Aosta hanno voluto sottolineare alcune indicazioni di fondo intorno alla realtà complessa della «preghiera per la guarigione».

Celebrazioni “improprie”

La necessità di mettere “punti fermi” nasce, infatti, dalla consapevolezza che sovente alcune celebrazioni liturgiche si caricano di attese improprie, e di “speranze” che poco hanno a che fare con quel clima di preghiera e di comunione che la celebrazione della fede cristiana – soprattutto nella Messa – deve avere e salvaguardare ad ogni costo.

“Marketing del sacro”

Il cammino della fede deve potersi differenziare chiaramente da quei “marketing del sacro” che sono ormai merce comune, anche a causa della rete Internet che trova (apparentemente) risposte facili a ogni domanda, comprese quelle più impegnative riguardanti il senso della vita, e le grandi domande sulla sofferenza – fisica e psicologica (Avvenire, 11 novembre).

“Ammonire i fedeli”

«Come pastori abbiamo il dovere di ammonire i fedeli e le comunità dai rischi di banalizzazione di preghiere che allontanano dalla chiara verità del sacrificio eucaristico; e vogliamo ribadire invece come la sola Eucaristia, il dono più grande che ci è stato fatto, sia il centro della fede e il punto culminante di un cammino, personale e comunitario, cristiano».

L’osservazione è di monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino e presidente della Conferenza episcopale piemontese che ha pubblicato il documento.

Le 5 regole

Ecco le cinque regole che impone il testo sottoscritto dai vescovi.

1) Chi intende programmare celebrazioni liturgiche con lo scopo di invocare da Dio la guarigione (in specie, le cosiddette “messe di guarigione”) deve richiedere e ottenere un permesso esplicito e scritto dal vescovo diocesano anche se le propongono o vi partecipano vescovi o c In tale richiesta da farsi annualmente, si dovrà indicare il tempo e il luogo della celebrazione.

2) Sono da escludersi fin d’ora celebrazioni mensili; non sono inoltre consentite tali celebrazioni nelle domeniche o nelle solennità.

3) Non è consentito ai sacerdoti presiedere o concelebrare in tali celebrazioni fuori della propria parrocchia o diocesi.

4) Nella celebrazione della messa, dei sacramenti e della liturgia delle ore non è consentito introdurre preghiere di guarigione, liturgiche e non liturgiche.

Durante le celebrazioni è data, invece, la possibilità di inserire speciali intenzioni di preghiera per la guarigione nella preghiera universale o “dei fedeli”, quando questa è in esse previsto.

5) Nel caso di celebrazione eucaristica autorizzata ci si atterrà unicamente a questo schema:

  1. a) Quanto alle orazioni: nel rispetto della normativa circa l’uso delle “messe votive” o “per varie necessità”, si useranno solo formulari presenti nel Messale Romano.
  2. b) Quanto al Rito della messa ci si attenga fedelmente al Messale Romano, evitando ogni abuso o indebita creatività (cf. Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, Istruzione Redemptionis sacramentum, del 25 marzo 2004).
  3. c) È data la possibilità, al termine della Messa, di proporre l’adorazione eucaristica, e di concludere con l’unica benedizione eucaristica dal presbiterio. Si ricorda comunque che è vietata l’esposizione del Sacramento unicamente per impartire la benedizione ( Rito della comunione fuori della messa e culto eucaristico, Praenotanda, n. 97).
  4. d) Quanto all’eventuale gesto di imposizione delle mani e preghiera di benedizione, si seguirà unicamente quanto previsto dal Benedizionale utilizzando il VI “Benedizione dei malati” al n. 244, con relativa preghiera.

Rischio “miracolismo”

L’istruzione dei vescovi piemontesi fa chiaramente riferimento al documento che guida l’agire di tutta la Chiesa in questo settore, le “Istruzioni” emanate dalla Congregazione per la Dottrina della fede nel 2000: ma si è ritenuto di dover specificare alcuni aspetti normativi, per incoraggiare e aiutare tanto i preti quanto le comunità cristiane a non cadere in un “miracolismo” che accentua certi gesti e certe parole ma che rischia di compromettere la sobrietà di quello “stile liturgico” che è invece indispensabile per rimanere in sintonia con il cammino di tutta la Chiesa (Settimana News, 26 ottobre).

Gelsomino DelGuercio

12 novembre 2018

Aleteia