“L’umano arriva dove arriva l’amore”, scrisse Calvino e questa madre ne è l’emblema: continua a stare dove il destino l’ha messa dando tutto ciò che ha.
Ha accudito il figlio in coma spendendo tutti i suoi risparmi e indebitandosi di circa 15 mila euro. Dopo 12 anni, però, il miracolo: l’uomo si è svegliato e ha trovato al suo fianco la madre ormai 75enne. La vicenda è accaduta nella città di Shougang, in Cina e la donna, che non ha abbandonato neppure un attimo suo figlio, ha pianto di gioia nel vedere l’uomo riprendere conoscenza. (TGCOM24)
“L’umano arriva dove arriva l’amore“, è la prima frase che mi è venuta in mente incontrando questa notizia che arriva dalla Cina. La scrisse Italo Calvino in La giornata di uno scrutatore osservando un padre che accudiva il figlio quasi vegetale presso il Cottolengo di Torino. In quella scena tragica e bellissima i due non si parlano, il vecchio sminuzza della frutta secca per il figlio e lo guarda masticare, ogni domenica si ripete questa scena. Nulla più. All’autore non resta che guardare e spingere il pensiero a oltrepassare un limite non preventivato: la vita non merita altre etichette se non quella di essere amata da uno sguardo puro che sta a quel che c’è, anche se quel che c’è agli occhi delle statistiche e del sentire comune è un nonnulla.
Un amico poeta, Pietro Federico, ribaltò proprio il senso di questa parola separandola: non nulla. L’amore dell’anziana madre cinese che stiamo per incontrare ha proprio la forma di uno spazio vuoto di silenzio, capace di cambiare in sostanza di vita un’esperienza su cui incombeva solo il pensiero della morte.
12 anni di accudimento
A 36 anni Wang Shubao ebbe un gravissimo incidente, era il 2006 nella provincia cinese di Shandong. Rimase completamente paralizzato e in stato di coma; l’accudimento, da quel momento in poi, è diventato l’unica ragione di vita di sua madre Wei Mingying. Vedova e con poche risorse economiche, mamma Wei è stata al capezzale di Wang ogni giorno:
La sua giornata comincia alle 5: lava la faccia del figlio, poi gli fa il bagno, lo nutre, lo massaggia e gli cambia posizione per prevenire le piaghe da decubito. Accudire il figlio è tutta la sua vita, ma non si è mai lamentata. (da Dailymail)
Oltre all’impegno quotidiano, che lo zelo materno riempie di tutte le premure possibili, l’assistenza ha richiesto uno sforzo economico enorme, anche questo sulle spalle dell’anziana Wei: tutti i risparmi di una vita sono stati spesi e non sono bastati, ha dovuto contrarre un debito di 120 mila yuan, circa 15 mila euro. Non è bastato e per risparmiare ancora di più, la signora Mingying è arrivata a rimanere a pane e acqua per un mese: in 12 anni ha perso 20 chili.
Lo scorso mese un velo di luce ha squarciato questa notte lunga più di un decennio, una mattina Wang ha sorriso alla madre; segno inequivocabile di una coscienza che riaffiorava. Tuttora non è in grado di muoversi e parlare, ma capisce e risponde con sorrisi alle parole. Sua madre ha dichiarato: “Spero ritorni a chiamarmi mamma”.
Non stupisce che la tempra umana di questa donna sia quella di chi non molla la presa, ma continua a star lì dove il destino l’ha messa con tutta la solerzia di chi dimostra l’amore facendo, più che parlando. A 75 anni, Wei Mingying ha ancora molto da fare e non pare affatto impensierita delle fatiche che l’attendono.
Mani all’opera, cuore vivo
Mia nonna era così, una roccia di amore vissuto più che parlato. Ha accudito il marito malato di Alzheimer fino alla morte, senza mai piangere e piangersi addosso. E ce n’era di cui lamentarsi: la vita che deve essere riscritta nella quotidianità e negli anni; le spese e la stanchezza; la burocrazia e le medicine; per non parlare della ferita vera: un volto caro che non è più ciò che era, eppure non smette di essere ciò che è sempre stato. Ad ogni latitudine ci sono queste Marta, piccole e indefesse.
Ciascuno di noi ne ha presente qualcuna o qualcuno; sono tutta quella brava gente a cui i discorsi intellettuali sull’utilità o inutilità della vita scivolano via come acqua su un impermeabile. Non hanno tempo di stare a pensare alla vita in astratto, perché ci stanno dentro con due braccia e due gambe in movimento. Inspiegabilmente – agli occhi dei più – non perdono tempo a lamentarsi con un destino crudele, perché c’è qualcosa di più urgente a cui pensare … che sia anche solo svuotare un pappagallo o inumidire occhi secchi.
Dove prenderanno la spinta? – mi chiedo quando vedo gente così, e negli ospedali ce n’è. Dal fondo, mi rispondo. L’umiltà, che può avere mille significati spirituali, ne ha uno essenzialmente concreto: la terra. Il fondo solido della realtà, guardata prima che capita, è il sostegno dei semplici e lo scandalo dei saccenti.
Pareti e pavimenti bianchi, un divano, un letto, scodelle; e poi una madre e un figlio. Per 12 anni, e chissà ancora per quanti, Wei e suo figlio Wang saranno indispensabili l’una per l’altro; fatica e sorrisi in una cornice quasi invisibile di mondo. E vedendo il volto di lei, da cui trapela una bellezza nitida tessuta di rughe, non viene neppure il dubbio che il tempo dato e da dare sia pieno, amato, dolorosamente abbracciato.
Anna Teggi
Aleteia, 9 novembre 2018