Grande clamore ha suscitato in tutto il mondo l’esperimento dello scienziato He Jiankui della Southern University of Science and Technology di Shenzhen, ma per ora privo di documentazione scientifica, compiuto con la tecnica del CRISP e riguardante la modifica del DNA di due neonate con l’ obiettivo di rendere le piccole più resistenti al virus dell’HIV di cui è affetto il padre. Per la precisione si è reso innocuo il recettore cellulare Ccr5.
Molteplici sono i problemi suscitati dall’esperimento come evidenziato da vari esperti mondiali del settore. Ne elenchiamo alcuni.
Il primo problema riguarda gli “inconvenienti sconosciuti” che potrebbero subire le due nasciture, poiché altre parti del DNA potrebbero essere state negativamente intaccate da questo processo e, inoltre, questo recettore cellulare ha il ruolo di difendere l’organismo da alcune patologie alle quali, ora, le piccole sono più esposte. Inoltre, esistono già altre metodologie per prevenire l’HIV nelle persone sane.
Il secondo riguarda la trasmissione di queste modifiche alle generazioni successive, rischiando di colpire un intero pool genetico.
Il terzo riguarda i risultati. Pur non conoscendo con certezza l’esisto dell’esperimento, sembra che la modifica del Dna non sarebbe riuscita in uno degli embrioni ottenuti, ma i ricercatori avrebbero deciso comunque di impiantarlo.
Che significato assume questa “testardaggine” sconfessata dal ministero della Scienza e della Tecnologia cinese e da vari scienziati? E’ il tentativo di creare degli organismi umani geneticamente modificati come già avviene per alcuni vegetali. Un chiaro atteggiamento prometeico che nasconde la tentazione dell’ uomo da atteggiarsi da “eritis sicut Dii” (“Dio sa che quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male” Gn. 3,5). Quale sarà la prossima tappa?