La bimba Down data in affidamento a un sigle gay. Sicuramente le vorrà bene, ma voler bene non basta: questa bimba ha bisogno di una vera madre, non una figura femminile che gira per casa, una madre. Questa bimba ha bisogno della mamma. Che l’uomo che le vuole bene la trovi.
Una bimba Down abbandonata dalla madre, è stata data in affidamento, e poi adozione, a un uomo single e gay, perché sette famiglie con una coppia uomo/donna l’avevano rifiutata, e fa otto rifiuti se calcoliamo anche la madre biologica. I media, tutti, sono stati ingentiliti dalla foto di un simpatico signore che sorride teneramente a una neonata con sindrome di Down. Difficile non restare inteneriti davanti a un uomo che dichiara di amare una neonata con la trisomia 21.
Questo è molto bello, veramente molto bello, ma purtroppo l’amore può non essere sufficiente a fare il meglio per qualcuno che si affaccia alla vita, e che ha quindi bisogno di una madre, soprattutto se questo qualcuno è di sesso femminile e con una disabilità cognitiva, qualcuno cioè che ha ancora di più bisogno di una madre. Si tratta, cioè, di qualcuno che ha bisogno di una madre ancora più disperato e totale del bisogno disperato e totale che ha ogni creatura umana.
Ogni creatura umana ha un bisogno biologico, totale della madre, figura non sostituibile che permette per contatto la formazione del senso del sè e insegna per imitazione, la regolazione delle emozioni: se perde la sua madre naturale, avrà una ferita che del tutto non si rimarginerà mai, che può essere curata non del tutto ma benino se una seconda madre compare a sostituire la prima, e meno bene se questa seconda madre non compare. Un bambino che ha già subito la ferita primaria della perdita della madre non deve essere sottoposto al secondo trauma della perdita di una figura materna sostitutiva nella sua educazione. Per un bambino la presenza materna è una necessità primaria. In una bambina e per di più con una situazione cognitiva ipoverbalizzante, dove quindi tutto debba essere basato sull’imitazione, si aggiungerà una crisi di identità: l’identità femminile si formerà con una difficoltà estrema o non riuscirà a formarsi, con un ulteriore danno.
Ci è stato detto che ben sette famiglie normali, cioè costituite da un uomo e una donna, la normale coppia genitoriale dal punto di vista biologico e quindi dal punto di vista psicologico, due figure in grado di svolgere il ruolo paterno e soprattutto quello materno sono state interpellate e tutte e sette hanno rifiutato. Nessuno di noi si sognerebbe mai di mettere in dubbio questa affermazione, che sarà sicuramente vera, ma affermiamo che è semplicemente insufficiente. Occorreva interpellare altre sette famiglie poi altre sette e poi ancora sette fino a che non si fosse trovata la vera coppia genitoriale con la capacità e la volontà di amare la piccola.
Le donne per motivi biologici hanno una grande capacità di accogliere. Il nostro corpo è fatto in maniera da poter accogliere e nutrire un’altra creatura umana nelle nostre viscere e dato che Dio non gioca a biliardo, come diceva la buonanima del dottor Einstein, per riassumere il concetto che madre natura segue sempre linee logiche, a una capacità di accoglienza fisica corrisponde una capacità di accudimento altissima.
Le maestre sono spesso di sesso femminile e soprattutto le assistenti sociali, ad esempio sono di sesso femminile. Ora ci spiegano che le donne sono diventate talmente dure, talmente attaccate alla carriera e al tempo per andare in palestra, che per accogliere una piccola con la sindrome di Down si è dovuto cercare un maschio. Siamo perplessi e siamo in tanti a essere perplessi. Riteniamo che il lavoro necessario a trovare un focolare alla piccola sia stato fatto in maniera frettolosa e incompleta, che trovare una madre alla bimba abbandonata fosse prioritario e che valeva la pena di fare qualche ora di straordinario, che, evidentemente, non è stato fatta. Occorreva interpellare altre coppie vere fino a trovarne una.
Sono certa che una mamma che avrebbe preso la bambina esiste. Forse non erano sulla lista delle assistenti sociali oppure quella lista era un po’ corta. La storia è talmente, ecco, come dire, insolita, che alcuni malfidanti, complottisti e malpensanti, quelli proprio cattivi, (non io, certo, altri) hanno addirittura pensato a una finestra di Overton. Con il termine “finestra” il sociologo Overton ha indicato un trucco per sdoganare qualcosa di ritenuto non equo: la bimba disabile che nessuna coppia uomo-donna vuole e che invece è accettata e amata dal maschio solo è una spettacolare pietra miliare per affermare che la madre è intercambiabile con qualsiasi altra figura, un optional, un concetto antropologico come è stata definita, che una coppia di maschi o a anche un maschio solo è assolutamente in grado di allevare una figlia adottiva felice, senza traumi e senza crisi di identità, e che chi nega questa “realtà” è cattivo, bigotto, omofobo, e sicuramente anche razzista, non facciamocelo mancare.
Adesso che si fa? La bimba data in affidamento ormai ha un legame affettivo con l’uomo che la accudisce e questo legame non si può rompere. Su questo siamo entusiasticamente d’accordo, e ci piacerebbe molto che i servizi sociali questa regola d’oro, che un legame non si può rompere, se la ricordassero un po’ più spesso, se la ricordassero tutte le volte che legami forti sono rotti, anzi lacerati, per motivi molto discutibili, ci piacerebbe che la stessa regola valesse anche per le madri, biologiche, affidatarie e adottive.
Questo legame non può essere rotto, quest’uomo e questa bambina si vogliono bene, quindi non ci resta che sperare in un miracolo in un piccolo miracolo: che questo uomo trovi per la bimba che ora è la sua bimba una madre, che le faccia l’unico dono che importi, una mamma. La cosiddetta omosessualità è un comportamento appreso, che, come può essere appreso, può essere disatteso. Non è nulla di genetico e nulla di irreversibile. Disattenderlo è possibile e molto più frequente di quanto si pensi. Ma non è facile. E occorre una volontà di ferro, una motivazione d’acciaio. L’amore per un figlio, una figlia, può essere una motivazione.
Questa bimba ha bisogno di un padre e di una madre, una vera madre, non una figura femminile che gira per casa, una madre. Questa bimba ha bisogno della mamma. Che l’uomo che le vuole bene la trovi.
Silvana De Mari
21 novembre 2018
http://www.lanuovabq.it/it/una-madre-in-dono-a-bimba-down-voler-bene-non-basta