Mons. Moraglia: fare il presepe non è ipocrisia

By 19 Dicembre 2018Attualità

Il patriarca di Venezia dopo le polemiche a Padova: “Non è un’imposizione. E’ segno universale d’amore e d’accoglienza per tutti.”

La risposta al sacerdote padovano che chiedeva ai suoi concittadini di non fare il presepe per rispetto dei poveri e dei migranti “perché ormai diventato un segno esteriore dell’ipocrisia imperante” arriva indirettamente dal patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia. Senza mai citare la vicenda, il Patriarca accetta con chiarezza di spiegare come il mondo moderno debba riscoprire la potenza dei simboli cristiani, spesso strumento di trasformazione del nostro cuore. “La questione non è se fare o meno il presepe: è la nostra conversione. Certamente, bisogna dire no all’ipocrisia e allo scarto ma non può essere il presepe a rimetterci per colpa di questi atteggiamenti sbagliati”.

Il presepe contiene un’idea

Che il presepe non sia un soprammobile o un giocattolo può apparire scontato solo per chi ha profonda fede, ed è per questo che mons. Moraglia lo ribadisce. “E’ qualcosa di molto di più: contiene un’idea, una proposta. In fondo, è un esame di coscienza vivo. E non è mai un’imposizione. Pensi che in Veneto diversi bambini delle elementari hanno scritto delle lettere per chiedere che non venisse tolto il nome di Gesù da una canzone di Natale. Tra loro c’erano anche bambini di altre religioni. Le idee incidono sulla mentalità”.

Esiste anche una lettura ‘laica’ del presepe

Un altro concetto che mons. Moraglia vuol far passare è anche questo: esiste una lettura laica del presepe da proporre ai non cristiani, molto spesso non avvezzi alla ‘potenza dei simboli’: “Eccola: l’umanità è fatta anche dagli ultimi e per i cristiani gli ultimi sono rappresentati da Gesù. Il presepe deve diventare un’occasione non per fare polemiche ma per gustare una lezione di vera umanità perché rappresenta l’amore universale per tutti”. Mentre per i credenti è il cuore stesso della fede.

Accanimento contro i simboli della fede: un atteggiamento che interpella

Ma per quale motivo prima di ogni Natale si assiste sempre alla stessa strategia di attacco contro i simboli della fede cristiana? “E’una domanda che ci dovrebbe interpellare tutti – risponde preoccupato mons. Moraglia -. Il crocifisso ed il presepe sono simboli che garantiscono l’accoglienza e l’unità, quindi non si capisce perché si attacchino. Papa Francesco ha parlato di certi mali oscuri che annebbiano l’intelligenza ed il cuore delle persone che li mettono in pratica. Se la prendono con dei simboli che invece potrebbero essere la soluzione di tanti problemi umani”. Ma purtroppo non riescono a rendersene conto.

Federico Piana

5 dicembre 2018

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