Il cristiano non può non essere innamorato della vita. Il fascino della vita permea di significato l’intera esistenza umana, nei suoi risvolti positivi che entusiasmano, danno energia, riempiono il cuore ed anche nei risvolti negativi della sofferenza che rattristano, che chiedono un perché, che chiedono una “resurrezione”.
La vita è il grande miracolo dell’umanità e ancor più la vita umana che nasce rappresenta il culmine e il compimento di questo miracolo. L’emozione più grande per una donna e per un uomo è la nascita di un figlio: è l’attuazione del dono d’amore nel loro divenire genitori; è l’impegno di maternità e paternità che li accompagnerà per tutto il resto della la vita.
La dignità e la sacralità della vita umana nascente non sono prerogative solo cristiane. Ma, a maggior ragione, la fede illumina il significato dell’accoglienza alla vita. Uno degli appellativi più affascinanti per Dio è “Signore della vita” e ciò in un duplice senso: Dio ama la vita perché la dona, ne è la fonte e l’origine; Dio ama la vita e tutte le sue meravigliose manifestazione perché la sostenta, la impreziosisce di significato. La vita umana è per Dio preziosa.
La bioetica cattolica, ma non solo quella, è fortemente impegnata nella difesa della vita da quella che San Giovanni Paolo II chiamava “cultura della morte”.
Oggi, rilanciare la “cultura della vita” è un’esigenza di testimonianza e di evangelizzazione e nei confronti delle nuove generazioni sempre più un’emergenza educativa. Illuminano i richiami del Magistero della Chiesa che invitano alla difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale. Il recente intervento di Papa Francesco, in occasione della catechesi sul quinto comandamento, a difesa della vita e contro l’aborto ha invitato i cristiani e gli uomini di buona volontà a non abbassare la guardia: «Tutto il male operato nel mondo – ha affermato – si riassume in questo: il disprezzo per la vita. Che cosa conduce l’uomo a rifiutare la vita? Sono gli idoli di questo mondo: il denaro, il potere, il successo. Questi sono parametri errati per valutare la vita».
E poi l’invito a riflettere: «Un approccio contraddittorio consente anche la soppressione della vita umana nel grembo materno in nome della salvaguardia di altri diritti. Ma come può essere terapeutico, civile, o semplicemente umano – continua Papa Francesco – un atto che sopprime la vita innocente e inerme nel suo sbocciare? Non si può, non è giusto fare fuori un essere umano, perché piccolo, per risolvere un problema: è come affittare un sicario per risolvere un problema».
Il rimedio sta nella cultura dell’accoglienza. Il Papa ricorda le famiglie in difficoltà chiamate a compiere gesti coraggiosi e difficili per accogliere la vita. «I genitori, in questi casi drammatici – dice il Papa – hanno bisogno di vera vicinanza, di vera solidarietà, per affrontare la realtà superando le comprensibili paure. Invece spesso ricevono frettolosi consigli di interrompere la gravidanza».
È un esplicito richiamo alla comunità cristiana a stare vicino alle famiglie e alle donne che gestiscono gravidanze difficili. Ma anche un ringraziamento ai tanti volontari che si adoperano per la difesa della vita e l’aiuto alle donne in difficoltà. Il pensiero va al Centro di Aiuto alla Vita e ai Consultori di Ispirazione cristiana che operano nella nostra diocesi. Se tanti bambini sono nati e tante mamme e papà sono stati aiutati il merito è nel loro silenzioso lavoro di accompagnamento.
Carmelo La Porta
10 dicembre 2018
Il miracolo di una vita che nasce: Mistero, accoglienza, dono, impegno