Lifesitenews ha ricevuto la lettera di una mamma il cui figlio appena 13enne ha abusato della nipote dopo aver visionato porno online. La famiglia aveva resistito fino alla terza media nel concedergli l’iPhone, scegliendo comunque di controllarlo limitandone l’uso. Nonostante ciò e nonostante la famiglia sia ricca di fede, figli e nipoti, è stata devastata: «Non comprate cellulari ai figli». Una lettera che dovrebbero leggere tutti.
Su gentile concessione di Lifesitenews traduciamo ampi stralci dell’articolo di Jonathan van Maren, che dopo aver scritto come noi, della diffusione delle violenze sessuali di bambini su altri bambini, ha ricevuto una lettera da una mamma il cui figlio appena 13enne ha abusato delle nipoti dopo aver visionato porno online dal cellulare. La famiglia ha resistito fino alla fine della terza media nel concedergli lo smartphone, scegliendo comunque di controllare il bambino e di non permettere che lo portasse in camera la notte. Nonostante ciò e nonostante la famiglia fosse ricca di fede, figli e nipoti, è stata devastata. Una lettera che dovrebbero leggere tutti. Perché a tutti potrebbe capitare.
All’inizio della settimana ho scritto un articolo circa le recenti notizie provenienti dal Kansas sui tassi di violenze sessuali di bambini su bambini, aumentate bruscamente…anche la polizia del Regno Unito ha segnalato questa tendenza (40.000 segnalazioni in un paio di anni)… Ho ricevuto una email da una mamma che mi ha contattato perché non aveva trovato riportato da nessun’altra parte questo trend. Le ho chiesto se potevo condividere la sua storia…«Non sono una scrittrice», mi ha risposto. «Ma scriverò quello che mi viene dal cuore. Spero solo che tutto ciò serva a conoscere quanto terribile sia il porno e i danni che provoca nei bambini e nelle famiglia come ha fatto a noi».
Il primo errore, ha scritto, è stato quello di dare a suo figlio appena adolescente lo smartphone. «Il mio grande rimpianto è stato di dare a nostro figlio l’iPhone per il suo compleanno mentre era in terza media», ha scritto. «Voleva così tanto un telefono. Io e mio marito pensammo che fosse un giusto premio per il suo buon comportamento. Pronto a cominciare le scuole superiori di lì a pochi mesi, con i suoi amici che ne avevano uno, non ci dava alcun problema ed era uno studente molto bravo. Era così emozionato quando ha aperto il suo regalo. Aveva persino le lacrime agli occhi. Non sapevamo che saremmo stati tutti portati alle lacrime per via dei pericoli legati a quel telefonino».
La pressione a cui questi genitori sono stati sottoposti è estremamente comune. Ho scritto spesso che ai bambini non dovrebbe essere dato lo smartphone, nemmeno alle superiori (se possibile) e molti genitori mi hanno risposto che la richiesta di uno smartphone da parte del figlio era continua. Gran parte della vita sociale degli adolescenti ora si svolge nel mondo virtuale dei social media che è accessibile solo attraverso lo smartphone, perciò i ragazzini si disperano per ottenere lo strumento che dà loro accesso a questo mondo.
«Poco dopo che mio figlio aveva ricevuto il cellulare ho notato che lo usava troppo», ha scritto la madre. «Gli facevo mettere giù il telefono, ma poco dopo lo riprendeva fra le mani. Ma non l’ho mai lasciato andare a dormire con il cellulare. Lo tenevo nella nostra stanza durante la notte. Non volevo che cercasse cose non appropriate, ricordo di aver pensato. Ma non sapevo che guardava il porno». Da quel momento le cose andarono di male in peggio.
«Quell’estate non realizzammo che stava provando ad imitare quello che imparava da questi siti porno – abusi sessuali – su mia nipote», ha raccontato la donna. «Perché era un bambino responsabile, le sue sorelle, che sono sposate, gli facevano fare il babysitter mentre giravano per commissioni. Una volta accadde che andai da loro per una visita e suonai il campanello. Mio figlio aprì la porta ed andò immediatamente in bagno. Mia nipote venne da me e casualmente mi disse quello che mio figlio le aveva fatto. Sono subito caduta sulle ginocchia chiedendole di ripetere quello che aveva appena detto». Quello fu il momento in cui l’incubo cominciò:
«Non potevo credere a quello che avevo sentito dire. Ma lo ripeté, ero stordita. La abbracciai e poi sentii la porta del garage che si apriva. Mia figlia era tornata a casa. Presi mia nipote e le dissi di dire alla mamma quello che aveva detto a me. La mia povera nipote. Sulla sua faccia (della figlia, ndr) vidi il terrore, ma volle rimanere calma per sua figlia. Le disse subito che era orgogliosa per il fatto che ci aveva detto quello che era accaduto.
Io e mia figlia ci guardammo totalmente scioccate e disgustate. E adesso cosa facciamo? Continuavamo a ripetere in continuazione. Dissi a mia figlia di tenere lontano sua figlia così che non potesse vedermi mentre affrontavo mio figlio. Ancora in bagno, gli dissi con calma di muoversi perché dovevamo andare a casa. Venne fuori e gli dissi di andare nella stanza di mia nipote dove era accaduto il fatto. Negò, ma gli dissi che una bambina di 4 anni non può descrivere una cosa come quella appena accaduta senza che l’abbia subita.
Gli dissi di salire in macchina e dissi a mia figlia che avrei chiamato la polizia. Mio genero lo fece. La polizia venne a casa e affermò che avrebbero interrogato mio figlio la mattina dopo. Chiamammo il prete a noi vicino affinché venisse a farci compagnia visto che eravamo in uno stato di shock completo, terrificati e totalmente distrutti. La mattina portammo nostro figlio alla stazione di polizia dicendogli di dire la verità alla polizia. Dopo l’interrogatorio, chi lo interrogò ci disse che sarebbe andato in riformatorio per qualche giorno. Aveva compiuto 13 anni qualche mese prima per cui il procuratore distrettuale non l’avrebbe lasciato andare a casa…voleva mandarlo nella prigione minorile dello Stato, registrarlo come abusatore sessuale per il resto della sua vita e non farlo uscire finché non avesse compiuto 25 anni».
A questo punto, scrive la madre, lei e suo marito avevano deciso di combattere per loro figlio, comprendendo che era un ragazzino e che anche lui aveva bisogno di aiuto. Assunsero un avvocato, terrorizzati da quello che avrebbe potuto subire loro figlio da altri detenuti se fosse finito in prigione.
«È stata una battaglia molto lunga. E in quei dieci mesi scoprimmo che mio figlio aveva molestato altre due delle nostre nipoti. Nostro figlio non ci aveva detto la verità, fummo davvero abbattuti. Volevamo mollare. Parlammo con una terapista sul da farsi e lei ci indicò un professionista che si occupa di adolescenti che molestano i bambini. Lui ci assicurò che quanto era accaduto non significava che sarebbe stato un molestatore per tutta la sua vita…disse che la pornografia era un grande problema per cui accade questo. Ci disse che i bambini che molestano hanno paura di incontrare sessualmente ragazzini della loro età, perciò provano a ripetere quello che hanno imparato dal porno con bambini più piccoli. Ci disse di adolescenti che avevano vissuto la stessa cosa e di come le loro vite fossero cambiate facendoli diventate dei buoni cittadini».
Hanno ingaggiato una psicologa d’accordo con il parere del terapista. Ma il procuratore distrettuale era comunque determinato a mandare il ragazzo nella prigione statale, usando tattiche di ritardo e strategie come quella del “divide et impera” contro una famiglia comprensibilmente devastata. Infine la sentenza fu di 10 mesi in riformatorio e nello stesso tempo di sottoporsi ad una terapia settimanale. Ma ci sono molti altri che rimangono registrati come abusatori sessuali per il resto della loro vita a causa di crimini commessi quando avevano 12 o 13 anni. L’impatto di questi eventi ha cambiato irreparabilmente la famiglia:
«Stiamo rivivendo questo incubo in continuazione. Ora siamo due famiglie separate. Per grazia di Dio le nostre figlie sono ancora nella nostra vita. Temevamo così tanto che sarebbero diventate delle estranee, dato che noi lottavamo per nostro figlio…Ha messo a dura prova la nostra relazione, ma ci vogliamo bene e speriamo che il tempo guarisca queste ferite. Non vogliono avere nulla a che fare con nostro figlio. Le nostre figlie vengono a casa solo quando lui è a scuola. Casa loro non è più un posto in cui possono venire come erano solite fare per passare del tempo con noi. A loro manca casa, ma finché nostro figlio sarà qui non potranno venire. Prego per la guarigione.
Questa non è la mia famiglia come l’avevo immaginata. Siamo molto orgogliosi della nostra famiglia. Le mie figlie si sono sposate entrambe con due uomini fantastici e hanno avuto dei bei bambini. Avevamo una vita così bella prima che tutto questo accadesse. Non possiamo tornare a com’era. Ed è come morire. Davvero è così. Mi manca la nostra vita prima che comprassimo l’iPhone a nostro figlio. Mio figlio non ne avrà mai più uno finché sarà sotto la nostra custodia. Internet sul computer di casa nostra è monitorato. Il porno è un male che distrugge le famiglie. Raccomando fortemente di non permettere ai ragazzini di avere un iPhone, uno smartphone etc.
Questa è una cosa di cui non si parla. Nessuno vuole sentire parlare dell’orrore del porno. Io e mio marito abbiamo sofferto da soli. È una croce molto pesante da portare. Cercando di essere una madre e un padre per le nostre figlie e nostro figlio, una nonna e un nonno per i nostri nipoti, per creare memorie d’amore che come genitore o nonno sognavamo di avere con i nostri figli e nipoti, ora siamo oscurati da questo flagello abbattutosi sulla nostra famiglia. Se questo può salvare le famiglie dall’affrontare quello che abbiamo dovuto affrontare noi, ciò allevierebbe l’amarezza che stiamo provando. Prego che qualcosa possa essere fatto riguardo all’accesso degli adolescenti al porno. Dovrebbe essere illegale come l’alcool, la droga etc. Sta rovinando delle vite».
L’ho già detto in precedenza e lo ripeterò: se come cultura non affrontiamo il problema della pornografia, ci distruggerà. L’ideologia sessuale violenta, che sta facendo da maestra ad un’intera generazione, sta trasformando il modo in cui milioni di persone pensano al sesso…la pornografia sta rovinando matrimoni, famiglie e vite. È da tempo che ci siamo svegliati e che ci siamo resi conto che semplicemente non abbiamo scelta: dobbiamo fare i conti con il problema, perché è ovunque.
Benedetta Frigerio
18 dicembre 2018
La Nuova Bussola Quotidiano