La Chiesa Italiana celebra domenica 3 febbraio la “41° Giornata Nazionale per la Vita”. Premetto, a scanso di equivoci, che non celebreremo una giornata di protesta, anche se è indispensabile per chiamare le cose con il loro nome, ribadire che ogni atto contro la vita a cominciare dall’aborto per concludere con l’eutanasia è un crimine.
Il nostro punto di partenza è l’affermazione che “la vita, ogni vita è un dono di Dio”, e questa per il cristiano è una verità fondamentale. La vita, scaturisce dall’amore divino che il Creatore riserva a ogni essere umano fin dal concepimento. Dunque, ogni uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio; è creato per realizzare questa immagine durante gli anni della vita terrena; è creato per vivere definitivamente ed eternamente con Dio e con i fratelli in una gioia interminabile che sarà la vita eterna.
Questo è l’uomo, ogni uomo bianco, nero o giallo che sia; io, tu, il bambino che sta nascendo in questo istante, i milioni di bambini che ancora soggiornano nel cuore della loro mamma.
Di conseguenza, se la vita è un dono di Dio, per prima cosa dobbiamo chiederci come stiano spendendo la nostra vita e, di conseguenza, che cosa facciamo per aiutare quelle vite che faticano a realizzarsi in pienezza: malati, anziani, portatori di handicap, poveri, immigrati… E’ inaccettabile affermare “che la vita è un dono” se poi non facciamo tutto il possibile affinché ogni uomo possa usufruire pienamente di questo dono.
Se la vita è un dono di Dio, l’uomo non è padrone della sua esistenza ma la riceve in usufrutto, quindi è unicamente un amministratore. E su questo punto la Bibbia è chiarissima: “Dice Dio: della vostra vita, io domanderò conto; ne domanderò conto ad ogni essere vivente e domanderò conto della vita dell’uomo all’uomo, a ognuno di suo fratello” (Gen. 9, 5). La vita, dunque, appartiene a Dio; ciò significa che nessuno può sopprimerla, ovviamente nemmeno lo Stato con le sue leggi inique.
Questo “monito di Dio” ci fa pensare all’aborto poiché in Italia siamo giunti a oltre 6.000.000 milioni di uccisioni dal 1978, e questo dato, ci ricorda un altro “olocausto” richiamato alla memoria in questi giorni.
Queste sono le cifre, ma il peggio è che a questi numeri la maggioranza della popolazione italiana si è abituata, assuefatta, salvo poi meravigliarsi per altri temi: dalla morte dei migranti in mare alla violenza sulle donne, alla piaga della pedofilia.
Io mi chiedo: di cosa meravigliarsi se si ammette l’omicidio dell’innocente su commissione a un “sicario” (termine usato da papa Francesco) da parte della madre che lo ha chiamato alla vita?
Di cosa meravigliarsi se lo Stato mette a disposizione le sue strutture per sopprimere un futuro bambino, finanziando l’atto con i nostri soldi?
Di cosa meravigliarsi se lo Stato rinuncia alla sua stessa dignità e anche ragione d’essere non tutelando i più fragili come richiesto dall’articolo 2 della Costituzione e venendo meno ad un caposaldo che è il principio di giustizia?
Qualcuno potrebbe non condividere le mie affermazioni, ma ho unicamente chiamato le cose con il loro nome, e da cristiano, ho fatto mia un’affermazione dell’apostolo Paolo: “Guai a me se non predicassi il Vangelo” (1 Cor. 9,16).
Ma, chiamare le cose con il loro nome non è sufficiente, poiché esistono situazioni difficili, madri sposate e non che vivono una gravidanza drammaticamente. E’ troppo comodo affermare: “La vita è sacra, tieniti il bambino, non puoi abortire”. E’ indispensabile anche dare una mano, o meglio tutte e due. Ci sono persone e movimenti che operano in modo ammirevole in questo settore ma sono ancora troppo pochi di fronte ad un problema così diffuso; è il caso di dire che è un cantiere dove mancano operai. Anche perché questo cantiere assume le caratteristiche di un labirinto intrecciandosi una molteplicità di problematiche, prima fra tutte educare gli adolescenti e i giovani al corretto uso della loro sessualità, poiché “il sesso è un dono di Dio, non è un mostro ma un dono” (Papa Francesco, 27 gennaio 2019).
E termino chiedendo un impegno a tutti voi. Facciamo sì che questa Giornata divenga un momento di sensibilizzazione e di coinvolgimento altrimenti non serve a nulla. Facciamo nostra la bellissima preghiera che afferma: “Risanaci o Signore Dio della vita. Risanaci gli occhi, la mente e il cuore, affinché possiamo anche noi essere gente che lavora per la vita”.
Don Gian Maria Comolli