Chiesa cattolica e pedofilia. L’associazione spagnola che protegge i minori prende posizione: “Ci sono più abusi in famiglia, nello sport, nella scuola rispetto alla Chiesa cattolica”. Perché allora se ne parla solo quando è coinvolto qualche prete?
Nessuno lo mette in dubbio: un abuso, se commesso da un sacerdote, è un crimine doppiamente grave per l’autorità morale e simbolica del suo ruolo. Bisogna però analizzare i dati con serietà ed obiettività, come abbiamo fatto leggendo integralmente il recente report realizzato dal Grand Jury della Pennsylvania, uno dei dossier più completi sulla pedofilia nel clero cattolico (ma recentemente confutato dalla stampa cattolica liberal: gli obiettivi del report sarebbero altri).
Si tratta per la massima parte di abusi commessi oltre vent’anni fa mentre, dal 2002 ad oggi, questi esecrabili crimini sono drasticamente diminuiti. La cosiddetta “Carta di Dallas” (2002), istituita dalla Conferenza Episcopale Americana in risposta al primo emergere dello scandalo pedofilia a Boston, ha funzionato e i vescovi hanno già preso adeguate ed efficaci misure.
L’associazione per i minori: “Più abusi nella società che nella Chiesa”.
Tuttavia, la cronaca riporta questi fatti come attuali e tace sul dilagante fenomeno degli abusi sessuali che contemporaneamente e purtroppo sconvolge l’intera società, in generale, e tutte le istituzioni a contatto con i minori. Ne ha parlato il presidente di Fapmi-Ecpat Spagna, la Federazione di Associazioni per la prevenzione de maltrattamento infantile, lo psicologo Raquel Raposo. «La maggior parte degli abusi sessuali», ha spiegato in un’intervista, «si verifica all’interno della famiglia, ma è un fatto comune ovunque ci sia una gerarchia di potere, dove qualcuno, come nello sport, può abusare dell’impunità. Ci sono accuse di abusi nella Chiesa cattolica anche in Spagna», ha proseguito Raposo, «ma vi sono più abusi all’interno delle famiglia, della scuola e dello sport, come ovunque ci sia una gerarchia di potere».
Parole chiare, realiste. Che ricalcano le affermazioni di Papa Francesco: «La Chiesa su questa strada ha fatto tanto. Forse più di tutti. Le statistiche sul fenomeno della violenza dei bambini sono impressionanti, ma mostrano anche con chiarezza che la grande maggioranza degli abusi avviene in ambiente familiare e di vicinato. La Chiesa cattolica è forse l’unica istituzione pubblica ad essersi mossa con trasparenza e responsabilità. Nessun altro ha fatto di più. Eppure la Chiesa è la sola ad essere attaccata».
Pedofilia nell’Onu e nelle altre religioni, dove non esiste il celibato.
Ed effettivamente ben pochi hanno riportato la notizia delle centinaia di accuse di abusi sessuali nelle chiese battiste, come recentemente si è scoperto. Sono coinvolti 168 rappresentati ecclesiastici, i quali oltretutto non praticano il celibato (altro mito ricorrente). Nel settembre scorso è finito sotto accusa perfino il Dalai Lama (premio Nobel per la pace), il quale ha ammesso di essere stato a conoscenza degli abusi sessuali da parte dei maestri buddisti negli anni ’90. Decine di militari dell’ONU di varie nazionalità sono stati accusati di stupri e abusi nei confronti di minori. Un tribunale del Montana (USA) ha invece stabilito che i Testimoni di Geova dovranno pagare 35 milioni di dollari alle vittime degli abusi sessuali poiché i leader erano a conoscenza di tali crimini e non li hanno segnalati alle autorità. «Un problema endemico tra i Testimoni di Geova», ha detto l’avvocato Devin Storey, «ma se ne parla meno di quanto si dovrebbe». Quanti conoscono queste notizie?
Nessuno di questi casi ha avuto la stessa copertura mediatica riservata invece verso i membri della Chiesa cattolica. Altro esempio. Qualche settimana fa il quotidiano La Stampa ha titolato così la notizia della bancarotta dei Boy Scout d’America a causa delle denunce per molestie sessuali: «La pedofilia cattolica dilaga». Nel corpo dell’articolo però non si parla affatto di cattolici, ma solo della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni (mormoni), che sono la confessione maggiormente associata agli Scout negli Stati Uniti. Però nel titolo la si fa passare come “pedofilia cattolica”.
Il “caso Pell” e il “caso Barbarin”: condanne e nessuna presunzione d’innocenza.
Restando in tema, un caso attuale è la controversa condanna piovuta addosso all’australiano card. George Pell, stretto collaboratore di Benedetto XVI e Papa Francesco. E’ stato accusato di aver abusato di due giovani coristi quando era arcivescovo di Melbourne, verso la fine degli anni ’90. Il tribunale di Sidney ha vietato ai media australiani di parlare del caso e si è saputo della condanna solo da una fonte anonima, in ogni caso sono in molti a parlare di clamoroso errore giudiziario e di sentenza politica, motivata dal pregiudizio anti-cattolico della corte. Il card. Pell, dicono alcuni giornalisti che hanno seguito il caso, è innocente ed il team legale ha provato in maniera inconfutabile la sua estraneità. E’ già stato fatto appello ed un secondo processo si svolgerà a febbraio, intanto una delle presunte vittime ha confessato di non essere mai stato abusato dall’ex arcivescovo di Sidney.
Anche l’arcivescovo di Lione, Philippe Barbarin, è sotto l’accusa di aver coperto abusi sessuali e molestie, su minori e non, da parte di un prete della sua diocesi. Il cardinale è già passato sotto la gogna mediatica qualche anno fa, quando venne indagato per la prima volta ma la Procura francese archiviò perché si dimostrò che il prelato non ostacolò il lavoro della giustizia. Alcune vittime rimasero insoddisfatte e hanno nuovamente denunciato il card. Barbarin, che è oggi indagato una seconda volta pur continuando a dichiarare di non aver mai coperto «il minimo caso di pedofilia. Due volte in 17 anni sono stato messo a conoscenza di fatti di questo tipo da parte di persone che sono venute a parlare con me, nel 2007 e nel 2014. E la polizia in entrambi i casi ha sottolineato come io abbia agito tempestivamente». Tuttavia la stampa -la stessa che difendeva la “liberazione sessuale dei minori” da parte di attivisti omosex- lo ha già condannato come certamente colpevole. Potrà risultare colpevole oppure venire assolto un’altra volta, ma dov’è finita la presunzione di innocenza?
Vittorio Messori: «Molte invettive anticlericali sono in realtà proteste deluse».
Ritornano attuali le riflessioni dello scrittore Vittorio Messori, quando già nel 2010 si indignò per l’eccessiva e violenta copertura mediatica sulle malefatte dei preti cattolici. «A ben pensarci, un simile “privilegio“ non dovrebbe dispiacere a un credente. Chi si sdegna per la malefatte di un prete, più che per quelle di chiunque altro, è perché lo lega a un ideale eccelso che è stato tradito».
«Questa continua accusa verso il cattolicesimo», scrisse ancora Messori, «rivela che chi considera più gravi le colpe “romane“, rispetto a ogni altra, è perché vengono da una Chiesa da cui ben altro si aspettava. Molte invettive anticlericali sono in realtà proteste deluse. E’ scomodo, per i cattolici, che il bersaglio privilegiato sia sempre e solo “il Vaticano“. Ma chi denuncia indignato le bassezze, è perché misura l’altezza del messaggio che da lì viene annunciato al mondo e che, credenti o no che si sia, non si vorrebbe infangato».
La redazione
Pedofilia tra Chiesa, altre religioni e società: due pesi e due misure