Una storia di Concilio, cinquant’anni di diaconato permanente in Italia

By 6 Marzo 2019Notizie Chiesa

Nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa ‘Lumen Gentium’ (n^ 29) si legge: “In un grado inferiore della gerarchia stanno i diaconi, ai quali sono imposte le mani ‘non per il sacerdozio, ma per il servizio’. Infatti, sostenuti dalla grazia sacramentale, nella ‘diaconia’ della liturgia, della predicazione e della carità servono il popolo di Dio, in comunione col vescovo e con il suo presbiterio.

E’ ufficio del diacono, secondo le disposizioni della competente autorità, amministrare solennemente il battesimo, conservare e distribuire l’eucaristia, assistere e benedire il matrimonio in nome della Chiesa, portare il viatico ai moribondi, leggere la sacra Scrittura ai fedeli, istruire ed esortare il popolo, presiedere al culto e alla preghiera dei fedeli, amministrare i sacramentali, presiedere al rito funebre e alla sepoltura”.

Qualche anno più tardi, nel 1967, papa san Paolo VI, pubblica il motu proprio ‘Sacrum Diaconatus’, con il quale ristabilisce il diaconato permanente nella Chiesa latina: “Nel chiedere alla Sede Apostolica l’approvazione si devono dichiarare sia i motivi che inducono a disporre, per un determinato paese, tale nuova disciplina, sia le circostanze che diano speranza di buon esito; similmente si dovrà indicare il modo di attuazione della nuova disciplina, se, cioè, si tratti di conferire il diaconato a giovani idonei, per i quali… la legge del celibato deve restare valida, oppure a uomini di età più matura, anche coniugati, o infine, a persone appartenenti ad ambedue le specie di candidati”.

Ed il 22 gennaio 1969 nella cattedrale di Vicenza furono ordinati i primi 7 diaconi permanenti della Chiesa italiana, tutti appartenenti alla Pia Società San Gaetano, congregazione religiosa missionaria di diritto pontificio nata nel 1941 per opera del venerabile don Ottorino Zanon (1915-1972). A 50 anni dall’avvenimento abbiamo intervistato don Zeno Daniele, religioso della ‘Pia Società San Gaetano’, stretto collaboratore di don Ottorino Zanon e missionario in Argentina e in Albania.

A distanza di 50 anni, quale è lo stato del diaconato permanente in Italia?

“Attualmente in Italia tutte le diocesi hanno ripristinato il diaconato nel suo grado permanente, in grande maggioranza per uomini sposati, in misura molto più ridotta per celibi. Ci sono quasi 5.000 diaconi, che svolgono il loro ministero in forme assai diversificate, che abbracciano la diaconia della carità (certamente l’aspetto più specifico per il diaconato), la diaconia della Parola (soprattutto nella catechesi e nella pastorale famigliare), la diaconia della liturgia. In alcuni casi, ai diaconi è affidata la cura pastorale di piccole comunità, con il rischio però di alimentare nei cristiani l’idea che il diacono sia quasi un sostituto del prete, laddove le vocazioni sacerdotali sono in netta diminuzione. In realtà, cresce la coscienza nella Chiesa italiana che il diaconato è una vocazione specifica, che costringe tutta la comunità a ripensarsi in una dimensione di servizio diffuso. L’animazione del diaconato è sostenuta, oltre che dai vescovi, dalla Comunità del diaconato in Italia, associazione di fedeli nata dall’iniziativa dei preti emiliani don Torreggiani e don Altana”.

Come è nata questa intuizione in don Ottorino Zanon?

“Ottorino Zanon (1915-1972) è diventato prete della diocesi di Vicenza nel maggio 1940, più di 20 anni prima del Concilio Vaticano II, e ha iniziato subito il suo ministero in una parrocchia cittadina che abbracciava una periferia problematica che concentrava centinaia di ragazzi a rischio, per la emarginazione endemica delle loro famiglie e, poco dopo, per le conseguenze della guerra. Il giovane prete, anche lui di famiglia povera e provata e che già in seminario aveva mostrato particolare sensibilità umana e spirituale, si sente chiamato a rivolgersi e a dedicarsi a questi ragazzi accogliendoli con calore familiare ed educandoli con il lavoro, lo studio, la preghiera: dapprima nel contesto della parrocchia e ben presto in forma autonoma, con la benedizione e in piena comunione con il Vescovo diocesano che gli fu padre e sostenitore. Sentendosi chiamato personalmente e comunitariamente per un’Opera carismatica, don Ottorino fin dall’inizio cercò ed ebbe collaboratori laici (prima i giovani dell’oratorio parrocchiale e poi gli ‘assistenti’ dei ragazzi nella crescente famiglia) con i quali condivise fraternamente responsabilità assistenziale, educativa, apostolica come la prospettiva ecclesiale di quanto si andava vivendo.

‘Voi siete come i diaconi dei primi secoli della chiesa’, diceva loro, rivelando l’intuizione che insieme, preti-diaconi, più pienamente avrebbero potuto annunciare e testimoniare il Vangelo di Gesù, l’Amore del Padre, la missione della Chiesa, dentro e fuori i luoghi sacri: nella famiglia, nel lavoro, nella società, in quella forma eccellente di carità che è la promozione umana e cristiana. Don Ottorino, con altri fratelli che lo seguirono come religiosi, membri della neonata ‘Pia Società San Gaetano’ (1961), si dedicò tenacemente alla formazione dei futuri diaconi e contribuì, con la diplomazia umile dell’amicizia, dell’informazione e del ‘chiedere consiglio’, a far propria da alcuni influenti ‘padri conciliari e come segno dei tempi’, la opportunità di reintrodurre il diaconato come grado permanente del ministero ordinato nella Chiesa.

L’espansione missionaria della Congregazione fondata da don Ottorino avvenne durante e subito dopo il Concilio e furono proprio i vescovi delle diocesi servite dai religiosi di Vicenza a testimoniare ai competenti dicasteri pontifici, e quindi al Papa, il carattere diaconale di questi apostoli e in particolare l’idoneità di quelli non presbiteri ad accedere al diaconato. Ciò che avvenne: prima (4/11/1968) con la firma da parte del vescovo vicentino del decreto di introduzione di questa figura nella costituzioni della ‘Pia Società San Gaetano’ (che era ancora di diritto diocesano) e poi con le ordinazioni nel 1969: il 22 gennaio i primi 7 nella cattedrale di Vicenza, il 19 marzo l’ottavo nella cattedrale di Crotone che fu il primo approdo missionario dell’Opera”.

Cosa è il diaconato permanente?

“E’ il terzo grado del sacramento dell’Ordine sacro, con l’episcopato e il presbiterato. Tutti i cristiani costituiamo il popolo di Dio che è popolo sacerdotale unito in Cristo, mediatore tra Dio e l’umanità. Il sacerdozio ‘comune’ deriva dal Battesimo, mentre il sacerdozio ministeriale deriva dall’Ordine sacro. Il diacono permanente (a differenza di quello orientato al presbiterato, come è avvenuto per secoli) è ordinato significativamente e stabilmente per il servizio della carità, che nasce dall’eucaristia, porta nella vita il Vangelo e si esplica dentro e fuori la comunità”.

In quale modo il diaconato permanente costituisce un arricchimento per la missione della Chiesa?

“Una chiesa ‘tutta ministeriale’ -cioè dove ogni presenza e vocazione si concretizza in un servizio- è la necessaria acquisizione che corregge la visione clericale, risponde al ridimensionamento anche numerico del presbiteri, rende visibile la presenza di Gesù sacerdote-servo nel corpo ecclesiale. Il diacono permanente è chiamato dal Signore e dalla Chiesa, capacitato dal sacramento dell’Ordine, a saldare Parola, eucaristia e comunità con la quotidianità di fratelli e sorelle, in particolare dei poveri, condividendola totalmente e in movimento continuo di assunzione, purificazione, offerta al Signore e di ritorno illuminato e vitale”.

A quale compito oggi è chiamato il diaconato permanente per una ‘Chiesa in uscita’?

“I diaconi permanenti, sia sposati che celibi, sono battezzati e operatori pastorali che normalmente provengono da ‘fuori’ gli ambiti cultuali, ma da famiglie, ambienti, cammini formativi, professioni e specializzazioni più diversi. Dentro la comunità credente e praticante vivono intensamente la propria appartenenza a Cristo, alla Chiesa, ad ogni fratello. ‘Escono’ rafforzati nella fede, portano nella vita ordinaria motivazioni e atteggiamenti concreti, coinvolgendo e animando la comunità a vivere l’Amore cristiano, specie là dove c’è povertà, ingiustizia, sofferenza, emarginazione, disperazione”.

Quali sono gli appuntamenti per queste celebrazioni dell’anniversario?

“Domenica 20 gennaio a Vicenza, presso la Casa dell’Immacolata, casa madre della ‘Pia Società San Gaetano’, si è celebrata la Santa Messa solenne presieduta dal vescovo di Vicenza, mons. Beniamino Pizziol, preceduta da una tavola rotonda di approfondimento sul diaconato. Domenica 24 febbraio un incontro di studio e di commemorazione sarà realizzato a Crotone, prima missione della congregazione, con la presenza di teologi qualificati come don Roberto Repole, presidente dell’Associazione Teologi Italiani e don Fortunato Morrona, docente presso il seminario di  Catanzaro.

Sabato 23 marzo si svolgerà un momento celebrativo presso la Basilica di San Paolo Fuori le Mura, a Roma, con una attenzione speciale alla dimensione vocazionale del diaconato. Giovedì 16 maggio l’Università Pontificia Salesiana ospiterà un incontro teologico sul tema della ministerialità. Infine, dal 31 luglio al 3 agosto il consueto convegno nazionale della Comunità del diaconato in Italia si svolgerà a Vicenza e concluderà gli eventi commemorativi del 50° anniversario”.

Di Simone Baroncia

19 febbraio 2019

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