Il vicerettore dell’Università cattolica australiana, Greg Craven, difende pubblicamente il cardinale Pell (rinchiuso in isolamento per 23 ore al giorno) e riceve una lettera di richiamo dal personale dell’ateneo: «Sgomento e disgusto».
Il vicerettore e presidente dell’Università cattolica australiana, Greg Craven, è sotto accusa per avere difeso pubblicamente il cardinale George Pell, condannato in primo grado per abusi sessuali. Il personale dell’ateneo ha scritto una lettera al rettore John Fahey per chiedere che il vicerettore non esprima più le sue opinioni personali, «che non rappresentano quelle del personale», e che «rispetti la magistratura».
UN PROCESSO PIENO DI FALLE
Il cardinale Pell, ormai ex prefetto della Segreteria per l’economia vaticana, si trova attualmente detenuto in una struttura di massima sicurezza a Melbourne in attesa della sentenza, che arriverà il 13 marzo. Rischia fino a 50 anni di carcere per abusi sessuali su due ragazzini commessi nel 1996, quando era arcivescovo di Melbourne.
Come evidenziato da tempi.it, il processo presenta molti lati oscuri, le accuse sembrano poco credibili e sono piene di falle. Anche per questo, molti giornali australiani, tra i quali il progressista Guardian, lontani dalla tradizione cattolica se non opposti alla Chiesa, hanno difeso il cardinale accusando il sistema giudiziario di usare Pell come capro espiatorio per gli abusi commessi negli ultimi decenni da molti esponenti della Chiesa cattolica in Australia. Altri commentatori hanno denunciato un clima da caccia alle streghe.
«PELL È SENSIBILE, PREMUROSO E CARITATEVOLE»
A difesa di Pell si è speso, appunto, anche il vicerettore Craven, descrivendolo come una persona «sensibile, premurosa, assennata e caritatevole». Poiché ufficialmente l’Università cattolica australiana ha preferito non esprimersi fino a sentenza definitiva («appello incluso»), il personale dell’ateneo ha attaccato Craven accusandolo di «ipocrisia»: «In tanti hanno commentato le sue parole evidenziando la mancanza di considerazione per le vittime di abusi e sottolineando che non contribuiscono a ricostruire la fiducia nella Chiesa».
Inoltre, «le opinioni di Craven non riflettono quelle del personale, che si preoccupa della salvaguardia dei bambini, sostiene i sopravvissuti di abusi sessuali e rispetta il sistema giudiziario del nostro paese e i suoi verdetti». La lettera esprime anche sentimenti di «sgomento e disgusto» nei confronti delle azioni del vicerettore: «È inappropriato per una università pubblica usare denaro pubblico per sostenere una disputa legale privata».
PELL DETENUTO IN ISOLAMENTO
Dai toni forti della lettera si può intuire quanto sia forte la pressione dell’opinione pubblica in Australia su questo tema. Anche il trattamento riservato al cardinale Pell, scrive la Catholic News Agency, ne è una prova: l’ex arcivescovo di Melbourne, 77 anni, è attualmente rinchiuso in isolamento per 23 ore al giorno, considerato un «prigioniero a rischio». Dopo la condanna, invece, Pell dovrebbe essere trasferito in una delle quattro carceri di minima sicurezza dello Stato di Victoria. Durante tutto il periodo della detenzione non gli sarà permesso officiare privatamente la Messa, visto che non è possibile custodire in prigione il vino.
Nel dicembre 2018, in un altro caso di alto livello, il giudice distrettuale di Newcastle Roy Ellis ha assolto in appello l’arcivescovo Philip Wilson, accusato e condannato in primo grado per non aver preso le dovute misure di sicurezza nei confronti del sacerdote James Fletcher, morto in prigione nel 2006 e colpevole di abusi. Una vittima sosteneva di avere avvisato nel 1976 monsignor Wilson, che però non avrebbe preso provvedimenti.
«NON POSSO CONDANNARLO SOLO PERCHÉ È UN PRETE»
Nell’assolverlo, il giudice ha affermato che
rimanevano «ragionevoli dubbi» sulla versione dell’accusatore e ha accusato il clima mediatico nel paese di «fare pressione ai giudici»: «Non voglio condannare i media ma la loro massiccia presenza può far percepire alla corte pressione affinché raggiunga una conclusione che sembra essere coerente con quello che vuole l’opinione pubblica, ma un verdetto deve essere coerente piuttosto con lo stato di diritto. Le pressioni dei media minano l’indipendenza della giustizia e possono essere sottili». In ogni caso, «il vescovo Wilson deve godere degli stessi diritti davanti alla legge di tutti gli altri individui» e non può essere condannato solo per le mancanze della Chiesa cattolica. «Non spetta a me condannare la Chiesa cattolica per le sue mancanze morali dal punto di vista istituzionale o per punire Wilson per i peccati di padre Fletcher, che è già deceduto. Non posso condannare Wilson solo perché è un prete cattolico».
Gli avvocati di Pell confidano che in appello verrà raggiunta la medesima conclusione e secondo l’esperto di Diritto australiano, Jeremy Gans, «le basi per parlare di irragionevolezza del verdetto di colpevolezza sono solide».
Leone Grotti
6 marzo 2019