Con la “Domenica delle Palme” iniziamo la Settimana Santa, la più importante dell’anno poiché ci farà percorrere gli ultimi giorni della vita terrena del Signore Gesù, quelli che proclamarono l’incalcolabile amore di Dio per l’uomo.
Lo accompagneremo la sera del Giovedì Santo nel Cenacolo per l’Ultima Cena e nel Getsemani dove, con una preghiera sofferta, attese l’arrivo del traditore accompagnato da coloro che lo avrebbero arrestato.
Nella notte e il Venerdì Santo saremo con Lui nel palazzo di Caifa e nel Sinedrio, dove sarà processato e poi nel pretorio da Ponzio Pilato quando la folla lo condannerà. Con Lui saliremo il Calvario dove sarà crocefisso e lo accompagneremo al Sepolcro.
La Settimana Santa, però, non è unicamente un “ricordo storico” ma si ripete continuamente nella nostra quotidianità e ci invita a ripensare come portiamo la “nostra croce” che si manifesta in molteplici ambiti e modalità: dolore fisico, sofferenza psicologica incomprensioni, contrarietà, emarginazione, prove varie…
Alcuni sorreggono la “loro croce” con collera e con odio, sfruttandola anche come prova per dimostrare l’inesistenza di Dio.
Altri l’accettano con dignità e con rassegnazione poiché ritenuta inevitabile essendo la sofferenza parte costitutiva dell’uomo e della sua fragilità.
Taluni l’abbracciano guardando al Signore Gesù, convinti che accanto a Lui acquisti rilievo e significato.
Noi, in quale gruppo ci collochiamo?
Il Venerdì Santo saremo invitati ai piedi della Croce, dove possiamo recarci con due atteggiamenti differenti. Quello arrogante degli scribi, dei farisei e di uno dei malfattori crocefisso con Gesù, schernendo e sfidando Dio. Oppure quello mansueto di Maria, di Giovanni, delle pie donne e di colui che la tradizione chiama “il buon ladrone”, cioè soffrendo e credendo. Ma per assumere il secondo comportamento dobbiamo percepirci “piccoli” davanti al Cristo, essendo l’umiltà la base di ogni reale grandezza.
Così ci vuole il Signore Gesù in questa Settimana Santa 2019!
Don Gian Maria Comolli