L’appello del Papa in occasione della VI Giornata mondiale dello Sport per la Pace e lo Sviluppo prende corpo nelle parole del giovane Manuel, un nuotatore e un lottatore, appassionato della vita, un “campione” che ha ricominciato ad allenarsi dopo l’agguato che lo ha lasciato paralizzato negli arti inferiori.
“Mettersi in gioco nella vita come nello sport”. E’ questo l’augurio che chiude l’appello lanciato oggi dal Papa, al termine dell’udienza generale, prima dei saluti ai fedeli di lingua italiana.
L’occasione è la ricorrenza odierna della VI Giornata mondiale dello sport per la pace e lo sviluppo, indetta dalle Nazioni Unite e celebrata ogni anno e in tutto il mondo il 6 aprile, in memoria della data di inizio dei primi Giochi Olimpici del 1896, svoltisi ad Atene con l’obiettivo di far crescere la consapevolezza del ruolo storico svolto dallo sport in tutte le società nel perseguimento di trasformazioni positive come la promozione dell’ istruzione, della salute, dello sviluppo, della pace e dell’integrazione sociale.
E’ quanto ha voluto ribadire anche il Papa nel suo appello:
Lo sport è un linguaggio universale, che abbraccia tutti i popoli e contribuisce a superare i conflitti e a unire le persone. Lo sport è anche fonte di gioia e di grandi emozioni, ed è una scuola dove si forgiano le virtù per la crescita umana e sociale delle persone e delle comunità. Auguro a tutti di ‘mettersi in gioco’ nella vita come nello sport.
Parole quelle di Francesco oggi, che si uniscono ai tanti interventi diretti dal Pontefice ad atleti, motocilisti, calciatori e nuotatori in tante occasioni in cui con la stessa determinazione ha raccomandato di “vivere la vita con passione”, di “trasmettere messaggi positivi alle nuove generazioni” per costruire una società migliore, di avere la “gioia” e lo “spirito di fratellanza.
La testimonianza di Manuel Bortuzzo – un atleta del tutto speciale – che commenta le parole del Papa con la propria esperienza di vita, quella di un ventenne che sogna le Olimpiadi di nuoto sin da piccolo e che la sera del 3 febbraio a Roma, fuori da un pub, viene colpito per sbaglio dai proiettili di due criminali esplosi da uno scooter in fuga, e rimane paralizzato. Oggi, a distanza di due mesi dall’agguato, Manuel è tornato in vasca, in realtà lo ha fatto appena ha potuto, così come subito, senza perdere mai tempo ha trascinato col suo entusiasmo e la sua forza tutti quelli che lo seguono anche sui social, mostrando forza, disciplina, rispetto e una grande gioia, nonostante la sua vita sia completamente cambiata
La mia esperienza ha unito l’Italia
“La cosa più bella dello sport è la vita che mi ha regalato ora”, ci racconta, testimoniando quale sia il potere di unione e la forza dello sport. “Qualunque sia lo sport, gli atleti sanno parlarsi e capirsi, condividono obiettivi e valori e così deve essere, non rottura o competizione nel senso negativo. Nel mio caso tutta la mia esperienza, e non tanto il mio sport, è servita ad unire l’Italia intera”.
Dare esempi positivi alle giovani generazioni
Rispetto, onestà, disciplina, tenacia: Manuel è diventato un modello per tanti piccoli nuotatori e sportivi che gli fanno mille domande. “Non mi piace essere definito un eroe”, ci confessa, “perchè per me un eroe è anche un genitore che si alza presto al mattino per andare a lavorare e guadgnare i soldi per la famiglia, ma mi fa piacere poter essere considerato un esempio pulito, un esempio positivo di come ci si debba rialzare dopo una caduta. Anche questo me lo ha insegnato lo sport ed è la cosa più bella che poteva capitarmi”.
Infine il pensiero a quanto è accaduto: ” non ci penso più – dice Manuel – ora l’obiettivo è fare di tutto per tornare come prima e poi puntare a risultati agonistici, come e di più di quando ero bambino che sognavo le Olimpiadi. Nulla è cambiato, perchè forse in cuore sono rimasto bambino!”.
Gabriella Ceraso
4 aprile 2019
https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2019-04/papa-francesco-appello-giornata-sport.html