Per l’editorialista di Repubblica al congresso delle famiglie si voleva attaccare papa Francesco. Come fa a dirlo?
Caro direttore, ogni volta che leggo un articolo del professore Alberto Melloni (cosa che faccio sempre meno, perché sta diventando noioso), mi chiedo su quale pianeta egli viva, visto che quasi sempre si riferisce a cose che non esistono, anche perché il suo scrivere per allusioni lo allontana sempre di più dalla realtà.
Un esempio clamoroso di quanto sto dicendo lo si può constatare leggendo l’articolo da lui scritto l’1 aprile (uno scherzo?) su Repubblica e intitolato “L’insuccesso di Verona”, dove afferma due cose che letteralmente non esistono e, comunque, non sono esistite a Verona e lo stesso Melloni se ne sarebbe accorto se a Verona ci fosse andato. In verità, egli si è accodato alle critiche di tanti che a Verona non ci sono stati. Una vera e propria falsità è stata scritta, quando il professore ha affermato che «il congresso di Verona ha chiuso i battenti avendo mancato il bersaglio grosso. Che non era questa o quella legge. Era Papa Francesco come espressione della fede cristiana».
Mi sia concesso di dire che questa affermazione è addirittura risibile, visto che sia durante il congresso (del cui contenuto nessuno ha parlato, neppure Melloni), sia durante la marcia della domenica, papa Francesco è stato evocato svariatissime volte, ricordando anche le sue dure e precise parole circa la “colonizzazione culturale” che sta agendo anche contro la famiglia.
In particolare, al termine dei lavori, Massimo Gandolfini ha proclamato a chiare lettere la totale e indiscutibile fedeltà al Papa ed al suo insegnamento. Ma queste cose lo storico Melloni non le può sapere, perché, ripeto, non era sul posto e si è informato solo tramite editorialisti preconcetti, che, a loro volta, non sono stati a Verona.
Non contento di questo, Melloni cerca di squalificare tutti i 900 convegnisti ed i 50.000 partecipanti alla marcia per la vita e la famiglia, definendoli con una espressione che, invece, si squalifica da sé: «Amalgama Nera», con le iniziali maiuscole, quasi fosse un nome e cognome. Si vergogni, il Professor Melloni! A Verona c’erano tante persone di limpida fede che gratuitamente hanno testimoniato di fronte a tutti, anche agli scribi ed ai farisei, una passione straordinaria per salvaguardare una istituzione che, stando alle scritture che Melloni non cita ed alla perenne dottrina di tutti i Pontefici cattolici, costituisce la struttura portante non solo della storia cristiana, ma anche di ogni società che voglia progredire con inclusiva solidarietà.
Questo triste episodio (nel quale un cattolico si scaglia senza motivazioni provate contro altri cattolici) si inquadra nell’attuale contesto culturale e sociale, in cui ci si limita a “gridare” invece che ragionare. La cosa è tanto più grave se tutto ciò avviene da parte di uno “storico” che dovrebbe avere nell’oggettività il merito maggiore, mentre si lascia andare ad una faziosità incomprensibile. Anzi, resa comprensibile dall’ideologia che lo pervade da parecchio e che gli impedisce di percepire il vero che sta dietro gli avvenimenti.
Mi sorprende, poi, che richiami la fedeltà al Papato chi, negli ultimi decenni, non si è certamente impegnato nel sostenere pubblicamente i papati di san Giovanni Paolo II (non si dimentichi mai che Woityla è santo) e Benedetto XVI. Tutti i Papi vanno seguiti e sostenuti, non solo quelli che piacciono di più secondo la propria ideologia. Mi sembra di vedere che molti sostenitori del “dialogo” siano poi anche quelli che creano più divisioni nel mondo cattolico: è sintomatico che i “giornaloni” sostanzialmente anticattolici amino ospitare soprattutto questo tipo di cattolici. Chiediamoci perché.
Peppino Zola
6 aprile 2019
L’amalgama nera di Verona esiste solo nel pregiudizio di Melloni