Oggi in molti parlano di “ecologia” ma con due errori di fondo.
Primo. Il fermarsi unicamente a un aspetto del problema ecologico quello ambientale: ridurre l’inquinamento, promuovere energie rinnovabili, salvaguardare le risorse naturali, prevedere uno sviluppo sostenibile… Evitando, però, di inglobare questi aspetti nella totalità della tematica ecologica che è molto più ampia ed estesa, coinvolgendo non unicamente l’ambiente ma anche l’uomo, non solo la creazione ma anche la società… Di conseguenza, il prendersi cura di quella che papa Francesco ha definito la “nostra casa comune” richiede un “approccio umano integrale”.
Secondo. L’evitare di porre i valori antropologici e teologici come colonne portanti, poiché stiamo trattando dell’universo creato da Dio in cui abita l’uomo che dovrebbe essere la motivazione primaria di ogni intervento ecologico. Inoltre, l’uomo, possiede in sé “un aspetto ecologico” detenendo una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere. L’uomo, non è unicamente una libertà, ma un essere che non si crea da sé. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura, e la sua volontà lo deve indurre a rispettare, ascoltare e accetta la natura in generale e la sua stessa natura umana.
Quindi, ogni intervento che escluda queste due visioni, è monco e servirà ben poco ad arginare i fenomeni che stanno influendo molto negativamente l’equilibrio della biosfera mentre siamo chiamati ad adottare disposizioni efficienti ed efficaci, ben consapevoli delle responsabilità nei confronti delle generazioni future.
La mia riflessione, non verterà su misure pratiche da adottare ma nel approfondire le basi teologiche e antropologiche strettamente collegati all’ecologia poiché stiamo trattando del creato che Dio ha donato all’uomo: “In principio Dio creò il cielo e la terra…” (Gen. 1,1), la luce e le tenebre, la terra e l’acqua, il giorno e la notte, i pesci, gli uccelli ed ogni tipo di bestiame…, definiti dallo stesso Creatore, “cosa buona” (“e Dio vide che era ‘cosa buona” (cfr Gen. 1,10.12.18.21.25). Inoltre, nel meraviglioso disegno di Dio, tutto fu ideato per l’uomo, presentato nei primi capitoli del Libro della Genesi come l’unico individuo cui il Creatore riservò attenzioni e privilegi particolari, essendo plasmato a sua immagine e somiglianza: “allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Gen. 2,7).
La persona, dunque, forgiata dal fango, non è in continuità con un dinamismo biologico inferiore, quello degli altri viventi, ma acquisisce dal soffio divino l’anima, la capacità d’introspezione e la superiorità sulle altre creature per servirsene responsabilmente. L’uomo è amato da Dio per se stesso, non essendo uno dei molti, ma il primo e il superiore a tutti, e per la sua salvezza, Cristo morì sulla croce.
Inoltre, tutto il creato, fu affidato alla sua intelligenza e alla sua responsabilità morale. Indicativo è l’episodio dell’ “attribuzione del nome”: “Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all’uomo per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi quello doveva essere il suo nome” (Gen. 2,19).
Il Creatore, incaricò l’uomo di gestire la terra nominandolo suo “economo”, o secondo la tradizione musulmana, suo “luogotenente”, colui che opera in sua vece, non per dispotismo ma per glorificare lo stesso Dio. Commenta il Catechismo della Chiesa Cattolica: “La signoria sugli esseri inanimati e sugli altri viventi accordata dal Creatore all’uomo non è assoluta; deve misurarsi con la sollecitudine per la qualità della vita del prossimo, compresa quella delle generazioni future; ciò esige un religioso rispetto dell’integrità della creazione” (2415).
Ma oggi, nella discussione ecologica, trasformatasi per alcuni movimenti “in ideologia”, il canone della “supremazia dell’uomo” è capovolto, sfruttando evidenti strumentalizzazioni basate su catastrofi imminenti, paure diffuse, minacce derivanti dal sovraffollamento della terra. Di conseguenza, per “salvare il pianeta” per alcuni ecologisti, è indispensabile, ad esempio, ridurre le nascite. Argomento irrilevanti per la problematica come mostreremo inseguito, ma convincente nel diffondere un odio dilagante per l’uomo fin dal suo concepimento. Non è una novità! Ad esempio, questa strumentale deriva, fu denunciata dalla “Charta dei cristiani per l’ambiente”, presentata ad Assisi il 5 giugno 2004, da 15 associazioni cristiane e 30 di ispirazione laica ed ambientalista. La “Charta”, nell’introduzione, sottolineava che “il tentativo della cultura ambientalista dominante è quello di capovolgere il mandato di Dio indicato dalla Genesi” (cfr http://www.portaledibioetica.it/documenti/003256/003256.htm). Nell’operazione, l’uomo è ritenuto il peggiore dei nemici, descritto da vari ecologisti come il “cancro del pianeta”. Quindi, al mandato di Dio, si sta sostituendo la divinizzazione e l’adorazione della natura; di conseguenza, la crescita civile e lo sviluppo tecnologico e scientifico sono presentati come aggressioni alla terra. Una visione ecologica chiaramente riduttiva, non essendo inquadrata, come già affermato, in un’interpretazione antropologica più ampia, che ponga al centro l’uomo di oggi e di domani e il suo futuro.
Dunque, ritengo l’aspetto teologico fondamentale poiché il mondo rimanda al mistero di Dio. Per questo, il problema ecologico, coinvolge anche la religione, e di conseguenza ogni riflessione e soluzione, affinché sia rispettosa dell’uomo, non potrà ridursi a semplici norme o trattati, magari internazionali, ma dovrà abbracciare il filone che san Tommaso d’Aquino (1228-1274), il Dottore angelico, definiva di ritrovata amicizia con Dio, degli uomini tra loro e con la natura.
Il peccato originale generò fratture, odio e disordine morale nel sublime progetto di libertà e di equilibrio dei valori e delle forze ideato da Dio. L’uomo, ponendosi come arbitro nella conoscenza del bene e del male, costituì un regno alternativo, quello di Satana, dove riscontriamo unicamente negatività e inimicizie. Per questo è indispensabile una “ritrovata amicizia”, cioè una nuova armonia.
Il nome di Dio fu profanato, occultato e combattuto nel corso della storia e anche oggi. Dopo la fondazione della Chiesa con il paganesimo; ieri con marxismo e il comunismo; oggi con l’ateismo, il secolarismo e il relativismo. Ma unicamente dove Dio è riconosciuto e onorato si diffonde l’ armonia degli uomini tra loro e con la natura, poiché se è tolto alle creature il loro riferimento al Creatore, come fondamento trascendente, esse rischiano di cadere in balia dell’arbitrio dell’uomo che può farne, come vediamo nei confronti dell’ambiente, un uso dissennato, poiché come ammoniva Dostoevskij: “Se Dio non c’è tutto è permesso”. E, come ha ribadito il Concilio Vaticano II, se questa autonomia porta a pensare che “le cose create non dipendono da Dio, e che l’uomo può adoperarle senza riferirle al Creatore”, allora si dà origine a un profondo squilibrio, poiché “la creatura senza il Creatore svanisce” (Gaudium et spes, 36). È significativo che il documento conciliare, nel passo citato, affermi che questa capacità di riconoscere la voce e la manifestazione di Dio nella bellezza del creato appartenga a tutti gli uomini e non è un privilegio unicamente dei credenti. Da quanto affermato, nasce anche un’altra conclusione: il rispetto della vita non è legato unicamente al senso religioso ma all’atteggiamento interiore con cui l’uomo si pone nei confronti della natura, se come padrone o come custode.
Il volto dell’uomo nel tempo fu vilipeso, offuscato e insanguinato con la violenza, l’emarginazione e l’ingiustizia. Anche oggi nel mondo è tradito, travisato e umiliato soprattutto nei deboli, nei fragili, nei poveri e negli emarginati. Anche in questo caso, unicamente dove il volto dell’uomo, di ogni uomo e di tutto l’uomo, a prescindere dall’età, dall’etnia e dallo stato di salute è rispettato e venerato essendo il volto di Dio, sgorga l’armonia con la natura che comprende anche il pieno e totale rispetto della vita non essendo l’uomo padrone di nessuna esistenza ma unicamente il custode e quando serve l’amministratore. Questa verità che l’uomo è custode della vita dell’altro e amministratore della propria costituisce un punto qualificante della legge naturale, pienamente illuminato dalla rivelazione biblica. Esso però, si presenta oggi come un “segno di contraddizione” rispetto alla mentalità dominante. Costatiamo infatti che, malgrado vi sia in senso generale un’ampia convergenza sul valore della vita, tuttavia quando si arriva al punto della “disponibilità” o “indisponibilità” della vita, due mentalità si oppongono in modo inconciliabile.
Un chiaro esempio è l’aborto che come affermava il cardinale G. Biffi non può essere escluso dalla tematica ecologica. “Ogni messaggio ecologico che non metta al primo posto la difesa della vita umana (sempre sacra e intangibile in ogni momento del suo sviluppo) e delle leggi che naturalmente presiedono alla trasmissione della vita è un messaggio ecologico acefalo, in grave sospetto di essere organico e funzionale a quelle ideologie disumane che magari cambiano le denominazioni e le bandiere, ma, al di fuori della confessione cristiana non finiscono mai di imperversare”.
Lo stesso possiamo affermare del nuovo fenomeno definito Gender, poiché l’uomo e la donna hanno una loro singolare originalità. Sembra ovvio, ma oggi non lo è più: l’uomo è uomo e non è donna e la donna è donna e non è uomo. Ognuno dei due sessi ha un valore proprio e una ricchezza che nel disegno di Dio è distribuita su due versanti: la femminilità e la mascolinità che rivela la loro comune vocazione alla reciprocità. E, scusate, se uomo e donna sono interscambiabili, perché il Creatore li ha voluti differenti?
Da qui nasce, tra i molti, il problema del prosieguo della specie che può avvenire unicamente dall’incontro tra un uomo e una donna.
Le caratteristiche della natura. Il libro della Genesi, come accennato, ci ricorda la soddisfazione di Dio al termine della creazione, poiché le cose create erano molto belle e buone. Ma, le bellezze della natura, spesso sono danneggiate e distrutte dall’uomo, avendo adottato atteggiamenti errati nel rapporto con l’ambiente. Inquina l’atmosfera, produce il buco dell’ozono e l’effetto serra, utilizza pericolosi diserbanti, produce scorie radioattive, distrugge le foreste. E così, l’aria e l’acqua, due dei maggiori beni ambientali, oltre che scarseggiare, si mutano in fonti di malattie e di morte, mettendo a rischio la sopravvivenza degli uomini d’oggi ed aprendo incognite sulle probabilità vitali delle generazioni future. Un caso emblematico in alcuni Paesi è lo smaltimento delle sostanze chimiche presenti nei contraccettivi che inquinano le riserve idriche mutando il sesso dei pesci (i cosiddetti pesci “intersessuali”) e modificalo la fauna con conseguenze anche sulla sessualità umana (sviluppo sessuale prematuro o irregolare) e sulle gravidanze. Alcune ipotesi, collegano, inoltre, la presenza degli ormoni sintetici nelle acque con le questioni di genere e di omosessualità (Cfr. Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, Terra e Cibo, 2015, pg. 50). Non possiamo scordare, inoltre, le conseguenze delle nefandezze provocate dall’ ingegneria genetica che manipolano le sorgenti della vita e dalle biotecnologie sui vegetali che sollevano ampi problemi etici e strutturali. Da qui, l’invito di papa Francesco nell’Enciclica “Laudato sii” a un “dibattito serio e onesto fra gli scienziati” sulla questione per evitare l’irreversibile (cfr. n. 61)
Da quanto affermato, esclusivamente l’ amicizia con Dio e la fraternità tra gli uomini consentiranno l’autentico rispetto della natura e dei beni, nella consapevolezza che l’ambiente è da custodirsi con la massima cura. Perciò l’invito a trasformare la tematica ecologica da problema in opportunità di sviluppo e di crescita economica e civile, collocando a fianco delle attuali politiche ecologiche l’aspetto teologico e antropologico. Unicamente un “ecologia umana integrale” ci suggerirà idonee soluzioni per il futuro!
Don Gian Maria Comolli
(fine prima parte)