Stefano mi rivolge questa domanda: “Tutti conosciamo il rapido sviluppo demografico mondiale del ventesimo secolo che si preannuncia con lo stesso ritmo anche per i prossimi decenni soprattutto in Africa e in India. Questa situazione, pone gravi conseguenze sia per il benessere della popolazione che per la geopolitica. Non credo di esagerare affermando che il pianeta rischia di «scoppiare» essendo «in troppi». Gli organismi internazionali limitano questa ecatombe con politiche di pianificazione famigliare fondate sulla contraccezione e sull’aborto, mentre la Chiesa cattolica, inspiegabilmente si oppone. Perché questo atteggiamento? “.
Dalla modalità di impostare l’interrogativo, emerge che la Chiesa cattolica è colpevole del problema demografico rifiutando le politiche di coloro che si illudono di riequilibrare il pianeta con contraccettivi ed aborti, scordando che l’incremento demografico, ben gestito, è positivo. Nel quesito sono stati tralasciati importanti dati. L’Onu nel Rapporto Popolazione ed Ambiente (2010) affermava che nel ventesimo secolo la popolazione mondiale si è incrementata di quattro volte, ma il PIL mondiale è aumentato di 40 volte. Inoltre, le cifre sul numero reale degli uomini che popolano la terra, sono incerte, essendo impossibile programmare un censimento globale. «Gli Stati Uniti – che hanno una lunga tradizione sia nell’operare censimenti, sia nell’uso degli strumenti più sofisticati per il trattamento dei dati – sono in grado di determinare la popolazione nazionale con un margine di errore del 2,1%», (Britannica Book of the Year, Encyclopaedia Britannica, 1992, 748); margine di errore che nei Paesi in via di sviluppo raggiunge anche il 20%. Inoltre, le stime per il futuro, sono condizionate da eventi imprevisti: epidemie mortali, gravissime crisi economiche, guerre, terremoti… Trascurando «le varianti», taluni parlano di 8,5 miliardi di persone nel 2040, altri di 9,2 miliardi o anche di 10 miliardi nel 2050, ma nessuno è in grado di fornire dati certi e reali.
Da decenni, alcuni Paesi ed Organizzazioni Internazionali, hanno adottato la «teoria» di T. R. Malthus (1766-1834) pubblicata nel 1798 nel saggio: An essay of the principle of the population as it affects the future improvement of society (Saggio sul principio della popolazione e i suoi effetti sullo sviluppo futuro della società). Malthus, sosteneva che l’incremento demografico avrebbe generato nel mondo una povertà in crescita. Di conseguenza, l’esclusiva soluzione per contrastare l’impoverimento dell’umanità, doveva essere il controllo delle nascite con l’aborto e la contraccezione.
Il malthusianesimo, come evidenziato da accreditati economisti, ad esempio, J. M. Keynes (1883-1946) e R. Solow (Premio Nobel per l’Economia 1987), è una teoria fallimentare, non essendoci sviluppo e ricchezza mancando la densità di popolazione perché natalità e sviluppo economico sono strettamente collegati. Cosa provoca la denatalità in Italia? Una diminuzione del PIL accompagnato da un insostenibile incremento dei costi fissi societari, dalla sanità alla previdenza, dato che la popolazione invecchia; la diminuzione della produttività, di conseguenza meno giovani entrano nel mercato del lavoro; l’assottigliarsi del risparmio dovendo affrontare le famiglie costi maggiori anche a seguito di costanti incrementi delle imposte. E. Gotti Tedeschi, economista e già presidente dello IOR (Istituto per le Opere di Religione) nella relazione tenuta alle «Settimane Sociali» di Reggio Calabria (ottobre 2010), sostenne che la denatalità sta all’origine dell’attuale crisi economica; «senza generare figli» si vive, ma si modifica il ciclo economico; diminuirà la ricchezza ed aumenteranno unicamente i costi.
Una seconda obiezione riguarda l’insufficienza delle risorse, scordando che queste non sono immobili, ma evolvono a seguito delle conoscenze scientifiche e delle capacità tecnologiche. Un esempio positivo nel campo agricolo è il programma Fame zero attuato da alcuni anni in Brasile; sta fornendo cibo per 20 milioni di persone, riducendo del 62% la malnutrizione infantile, oltrepassando la riforma agraria ha valorizzato l’agroindustria. Un esempio negativo, poco conosciuto, che incrementerà la fame nel mondo, è il fenomeno della Land grab (rapina grab della terra land). E’ il nuovo feudalesimo dei Paesi ricchi e delle multinazionali che acquistano o affittano ampi appezzamenti di terra in Africa, Asia e in America latina, utilizzandoli per l’allevamento, il pascolo e la produzione agricola o per la coltivazione delle piante destinate alla produzione dei bio-carburanti. In 10 anni sono state acquistate superfici ampie sette volte l’Italia (Africa 134,5 milioni di ettari, Asia 43,5 milioni, America Latina 18,3 milioni). Questo fenomeno provoca una generale impennata dei prezzi dei prodotti alimentari. Da ciò si deduce che il problema demografico non riguarda il numero della popolazione ma la distribuzione delle risorse, dato che l’Europa e l’America del Nord posseggono il 60% del reddito mondiale e solo il 25% della popolazione. Per questo possiamo affermare che unicamente un benessere esteso a tutta la popolazione della terra, superando gli egoismi dei Paesi occidentali, produrrà un equilibrio globale.
A seguito di queste considerazioni, qual è la posizione della Chiesa cattolica? La presento riportando la lettera che san Giovanni Paolo II indirizzò a N. Sadik, Segretario Generale della Conferenza Internazionale su Popolazione e Sviluppo, tenuta nel 1994. Il Papa, dopo aver sottolineato la complessità della situazione, affermò: «Ciò che la Chiesa chiama “paternità responsabile” non è una questione di procreazione illimitata o di mancanza di consapevolezza circa il significato di allevare figli, ma piuttosto la possibilità data alle coppie di utilizzare la loro inviolabile libertà saggiamente e responsabilmente, tenendo presenti le realtà sociali e demografiche, così come la propria situazione e i legittimi desideri alla luce di obiettivi criteri morali. Si deve evitare con decisione la propaganda e la cattiva informazione volte a persuadere le coppie a limitare la propria famiglia a uno o due figli e si devono appoggiare quelle coppie che scelgono generosamente di creare famiglie numerose. In difesa della persona umana, la Chiesa si oppone all’imposizione di limiti riguardanti il numero dei membri di una famiglia e alla promozione di metodi per la limitazione delle nascite, che pregiudicano le dimensioni aggreganti e procreative del rapporto coniugale, metodi contrari alla legge morale inscritta nel cuore umano e che costituiscono un attacco alla sacralità della vita». Una posizione pienamente in linea con i modelli classici di crescita economica, intersecati dalle valenze evangeliche ed etiche.
L’economista e sociologo francese A. Sauvy (1898-1990) notò che la disfatta dell’Impero Romano fu dovuta anche alla riduzione della sua popolazione che in due secoli diminuì del 50%. Un insegnamento storico che dovrebbe molto preoccupare l’Europa e l’Italia in particolare!
Don Gian Maria Comolli