«Non lo farei ma non per mancanza di rispetto agli omosessuali che hanno diritto di fare quello che vogliono senza disturbare gli altri, ma perché non la penso come loro, e penso che la famiglia a cui ci rivolgiamo noi è comunque una famiglia classica». Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel 25 settembre 2013, quando Guido Barilla, incalzato dalle domande alla trasmissione radiofonica La Zanzara, disse che non avrebbe fatto uno spot gay perché «il concetto di famiglia sacrale rimane uno dei valori
fondamentali dell’azienda». Si sa come andò a finire. Le associazioni Lgbt montarono un putiferio, l’industria mediatica rese quelle parole un caso internazionale, sul web si moltiplicarono gli inviti al boicottaggio della marca di pasta, con incluso sarcasmo dell’allora commissario europeo per la Concorrenza, Neelie Kroes. Leggi
Un giudice federale dell’Illinois ha autorizzato una causa intentata da 136 genitori di studentesse contro le strutture transgender in un distretto scolastico affinchè si possa procedere alla discussione del caso in tribunale, ma ha avvertito i genitori e gli studenti-querelanti che, se il governo consente ai ragazzi che sostengono di essere donne di usare i bagni e gli spogliatoi delle ragazze, significa che le ragazze non hanno diritto alla «privacy quanto alla visione del proprio corpo da parte di terzi». Femministe americane, ‘mee-too’ mondiali? In silenzio. Leggi