Una certa quota di uomini e donne praticano, in modo saltuario o continuativo, l’omosessualità. Questo è un dato indiscutibile. Mi domando: non è ormai giunto il momento che anche la Chiesa riconosca i loro diritti? Marcella.
Da pochi giorni mio figlio di 24 anni mi ha comunicato di essere omosessuale ed io sono caduta nello sconforto non accettando la sua scelta. L’omosessualità è uno stato definitivo oppure è possibile tornare all’etero-sessualità? Vincenza.
Il tema dell’omosessualità suscita ampie polemiche, e spesso è strumentalizzato, manipolato e distorto.
Alcuni, accusano la Chiesa cattolica, di instaurare nella società un clima «omofobico»; visione profondamente ingiusta, dato che la Chiesa dimostra forte rispetto per queste persone, ed invita tutti ad assumere lo stesso atteggiamento: «Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali sono state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev’essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Cura pastorale delle persone omosessuali, 1986, 10). Non a caso, la Chiesa, nei vari Documenti adotta il vocabolo «persone omosessuali» e non semplicemente «omosessuali», ed è convinta che le indicazioni emesse sono il «miglior atto di carità» per queste persone, «le cui sofferenze possono solo essere aggravate da dottrine errate e alleviate invece dalla parola della verità» (18), perché «come accade per ogni altro disordine morale, l’attività omosessuale impedisce la propria realizzazione e felicità essendo contraria alla sapienza creatrice di Dio» (7). «La doverosa reazione alle ingiustizie commesse contro le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’affermazione che la condizione omosessuale non sia disordinata» (10). Dunque, la Chiesa, con ampia deferenza e delicatezza verso questi uomini e queste donne, non rinuncia a proporre posizioni controcorrente, a volte difficoltose da accogliere, prevedibili anche di derisione.
Quattro sono di documenti del Magistero sulla omosessualità; tre Dichiarazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede: Alcune questioni di estetica sessuale (29 dicembre 1975), Cura pastorale delle persone omosessuali (1 ottobre 1986), Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali (3 giugno 2003), oltre il Catechismo della Chiesa Cattolica (2357 – 2359).
Al primo quesito, fornisco la risposta riferendomi alla Dichiarazione del 1986, un documento redatto come «Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica». Fu pubblicato a seguito del diffondersi di «posizioni non conformi con l’insegnamento della Chiesa» (l) da parte di «gruppi di pressione», che non gradendo l’insegnamento del Magistero «cercavano in qualche modo di sovvertirlo», (9) «perchè si cambiasse la dottrina» (14).
Esaminiamo le tesi principali.
– La Chiesa ha il diritto e il dovere di proclamare la morale cattolica anche relativamente all’omosessualità.
– La distinzione «fra condizione o tendenza omosessuale e atti omosessuali». «L’inclinazione omosessuale» fino a quando non si concretizza in atti, non è «in sé peccato», ma «una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo», quindi va considerata «oggettivamente disordinata». Mentre gli «atti omosessuali», «non possono essere approvati in nessun caso» (3).
– La Sacra Scrittura, condanna il comportamento omosessuale, non con «frasi isolate da cui si possono trarre discutibili argomentazioni teologiche, ma piuttosto sul solido fondamento di una costante testimonianza biblica» (5).
– «La teologia della creazione, presente nel libro della Genesi, fornisce il punto di vista fondamentale per la comprensione adeguata dei problemi posti dall’omosessualità» (6). Dio, creò a sua immagine e somiglianza la persona, maschio e femmina, e affidò loro la cooperazione alla trasmissione della vita mediante la «reciproca donazione sponsale». Quindi, unicamente nella relazione coniugale, l’uso della sessualità è moralmente retto.
– L’ultima parte della dichiarazione fornisce ai vescovi alcune indicazioni pastorali, in particolare sollecita la promozione di «un programma pastorale autentico per aiutare le persone omosessuali a tutti i livelli della loro vita spirituale, mediante i sacramenti e in particolare la frequente e sincera confessione sacramentale, mediante la preghiera, la testimonianza, il consiglio e l’aiuto individuale» (15).
La conclusione del Documento è una risposta sintetica al primo quesito: «Qualsiasi persona che vive sulla faccia della terra ha problemi e difficoltà personali, ma anche opportunità di crescita, risorse, talenti e doni propri. La Chiesa offre quel contesto del quale oggi si sente un’estrema esigenza per la cura della persona umana, proprio quando rifiuta di considerare la persona puramente come un “eterosessuale” o un “omosessuale” e sottolinea che ognuno ha la stessa identità fondamentale: essere creatura e, per grazia, figlio di Dio, erede della vita eterna» (16).
Il secondo quesito, quello della signora Vincenza, una madre che rifiuta l’omosessualità del figlio, ci interroga sulla definitività di questo stato. Illustri psicologi del ‘900, A. Adler (1870-1937), C.W. Baars (1919-1981), E. Bergler (1899-1962), J. Lacan (1901-1981), accreditati esperti nel settore, articoli della lettura medica e psicologica, rispondono che lo stato di omosessualità non è definitivo, non essendo nella maggioranza dei casi innato, ma unicamente e profondamente radicato psicologicamente e sociologicamente e non geneticamente. Le persone omosessuali, dispongono come ogni uomo, di una natura eterosessuale che faticano a scoprire e a sviluppare per svariati motivi. E’ il pensiero di I. Bieber (1909-1991), psicoterapeuta e noto studioso dell’omosessualità che affermava: «E’ nostra opinione che ogni omosessuale sia, in realtà, un eterosessuale “latente”» (Omosessualità, Il Pensiero Scientifico Editore 1977, 241). Di conseguenza, liberamente, si può intraprendere itinerari di ri-orientamento ad un’eterosessualità armoniosa ed appagante.
Negli Stati Uniti sono presenti associazioni, accreditati luoghi di ricerca e di pratica clinica, che propongono «terapie riparative» all’omosessualità. Il NARTH (Nacional Association for Research and Therapy of Homosexuality), il PATH (Positive Alternative to Homosexuality), il JONAH (Jews Offering New Alternative sto Homosexuality). In Italia, la situazione è ambigua; chi dichiara la possibilità per la persona omosessuale di ri-orientare la propria vita, potrebbe rischiare una denuncia per omofobia. Caso emblematico fu quella nei confronti di G. Povia che presentò la canzone Luca era gay al Festival di Sanremo 2009, aggiudicandosi il secondo posto.
Dunque, abbandonare tendenze sessuali indesiderate è possibile; è un itinerario difficoltoso e il successo non è garantito a tutti. Suggerisco alla signora Vincenza di intraprendere con grande amore, comprensione e pazienza un cammino di verifica con suo figlio, supportandolo nel superare i timori provocati dalle bagarre mediatiche e da chi esorta a rassegnarsi a questa situazione. Lo accompagni inoltre, nell’esercizio delle virtù sia umane che cristiane, accostandosi frequentemente ai sacramenti essendo la preghiera un ulteriore supporto. Utile è anche la frequentazione dello psicologo; pratica che può procurare eccellenti risultati. La invito, infine, a visitare un sito internet con utili suggerimenti: http://omosessualitaeidentita.blogspot.com/2009/03/omosessualita-e-fattori-biologici-dr.html.
Ma, si ricordi signora Vincenza, che il ri-orientamento. è sempre una proposta e mai un’imposizione.
don Gian Maria Comolli