Reddito per tanti ma non per tutti. I nodi famiglie, clochard e stranieri

By 25 Giugno 2019Attualità

Le prime analisi sull’assegno di cittadinanza mettono in evidenza i limiti di uno strumento da tarare. Molti si aspettavano comunque 780 euro al mese pur avendo altre fonti di entrata.

La difficoltà, per tutte le persone, di raggiungere la ‘sbandierata’ quota 780 euro, l’esclusione dei veri poveri come sono i senza dimora, il difficile passaggio dal precedente reddito d’inclusione, il nodo della pensione di cittadinanza. A tre mesi dal lancio in grande stile, il reddito di cittadinanza resta un cantiere aperto.

Pieno di lavori in corso, come quelli per il varo dei centri per l’impiego e per l’assunzione dei famosi navigator; attraversato da dubbi e perplessità degli operatori di Caf e patronati, che raccontiamo in questa pagina. La posizione del governo, che ovviamente difende il provvedimento, è chiara. Il presidente del Consiglio ha ripetuto che sulla misura simbolo tanto voluta dai Cinque stelle indietro non si torna e il ministero dello Sviluppo economico, guidato da Luigi Di Maio, si è mosso annunciando che, con i maggiori fondi disponibili, verrà avviato il potenziamento dei Centri per l’impiego, dopo il trasferimento delle risorse alle Regioni. Nel frattempo, settimana scorsa l’Inps ha aggiornato i primi numeri ufficiali.

Al 30 maggio scorso sono state presentate esattamente 1.252.148 domande per accedere ai benefici del sussidio. Di quelle pervenute tra marzo e aprile, ovvero poco più di un milione e 60mila, l’istituto previdenziale ne ha già lavorate oltre 960mila e ne ha accolte 674 mila. Le istanze respinte, invece, sono 277mila, mentre 9mila domande saranno riesaminate attentamente dai tecnici del-l’Inps, che nel tirare le prime somme relative al provvedi- mento ha stimato un tasso di rifiuto al momento del 26%. Il presidente dell’istituto, Pasquale Tridico, ha spiegato che finora l’importo medio del reddito di cittadinanza, considerando le domande accolte, è di 540 euro mensili.

Mentre l’importo medio delle pensioni di cittadinanza finora liquidate, che sono circa 81 mila, è di 210 euro (spesso aggiuntive rispetto alla quota della pensione sociale o di invalidità). In realtà, le critiche non mancano e sono arrivate sia dall’opposizione, sia da alcuni econimisti sia dalle parti sociali. Secondo il Partito democratico, in particolare, «l’Inps non vuole far sapere che circa il 30% di chi riceve il reddito, riceve un assegno inferiore a 300 euro, ben lontano dai 780 euro tanto propagandati in campagna elettorale ». Uno studio pubblicato alcuni mesi fa da lavoce. info, a firma di Chiara Giannetto e Mario Lorenzo Janiri, ha messo invece nel mirino la cosiddetta pensione di cittadinanza.

Secondo i due economisti, lo strumento presenterebbe elementi di ambiguità, poiché «le vecchie misure assistenziali non vengono sostituite, ma solo affiancate dal nuovo istituto. Il rischio di confusione è quindi alto: tutte queste prestazioni non sono legate tra loro da un unico disegno». L’altro nodo da sciogliere ri- guarda il passaggio dal reddito di inclusione al reddito di cittadinanza. «Auspichiamo che si attivi un sistema di coordinamento a livello nazionale, regionale e locale, con il coinvolgimento fattivo del Terzo settore» ha chiesto venerdì da Milano Paola Gilardoni, portavoce dell’Alleanza contro la povertà.

Rilevando che «con il Rei è stata istituita una cabina di regia che non è stata ancora convocata», l’Alleanza ha evidenziato nello stesso tempo la necessità di «una maggiore integrazione sul territorio tra i servizi sociali e di risposta ai bisogni assistenziali, con i processi e i servizi di reinserimento lavorativo». Resta dunque lontano l’ambizioso traguardo di coniugare, in una sola misura, la lotta alla povertà e una terapia d’urto contro la disoccupazione. Finora, per stessa ammissione dei proponenti, l’intervento messo a punto dal ministero dello Sviluppo economico ha cercato di dare respiro e risposte agli indigenti, mentre i tempi necessari per creare lavoro saranno più lunghi.

Tra i soggetti più penalizzati – a causa di scale di equivalenza inadeguate, come anche ‘Avvenire’ ha più volte segnalato – ci sono le famiglie con minori, mentre per molti di coloro che non hanno nulla, nulla è previsto. Lo ha ricordato in una nota la Fiopsd, la federazione che rappresenta le persone senza dimora. «Nonostante i principi ispiratori nascano da buoni sentimenti, nella pratica vediamo che per presentare domanda un requisito importante è la residenza, criterio decisamente critico per gli emarginati. Il reddito di cittadinanza è dunque una misura per molti, ma non per tutti». Escluse sono anche molte delle famiglie composte da stranieri regolari ma residenti in Italia da meno di 10 anni. «Così come è strutturato – conclude il presidente delle Acli, Roberto Rossini – il Reddito di cittadinanza esclude o penalizza una larga fascia di poveri assoluti».

Diego Motta

11 giugno 2019

https://www.avvenire.it/attualita/pagine/un-reddito-per-tanti-ma-non-per-tutti-i-nodi-famiglie-clochard-e-stranieri