Il 29 giugno celebriamo la solennità dei Santi Pietro e Paolo e questa circostanza mi invita a riflettere sulla figura del Papa e rispondere all’interrogativo: chi è il Papa per il cristiano?
La risposta è presente nel Catechismo della Chiesa Cattolica: “Il Papa, Vescovo di Roma e Successore di san Pietro, è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei Vescovi sia della moltitudine dei fedeli . Infatti il Romano Pontefice, in virtù del suo ufficio di Vicario di Cristo e di Pastore di tutta la Chiesa, ha sulla Chiesa la potestà piena, suprema e universale, che può sempre esercitare liberamente” (882).
Dunque, il Papa, è la “guida suprema della Chiesa” a livello spirituale, dottrinale e morale. E, anche quando alcune sue posizioni non ci soddisfano, come discepoli del Signore Gesù, abbiamo il dovere di mostrargli sempre fedele obbedienza e rispetto. Un “rispetto” che a volte viene meno nei confronti di papa Francesco con delle critiche infondate anche da parte di molti cristiani che si lasciano condizionare da notizie volutamente strumentali dei mezzi di comunicazione senza verificare le fonti. Ultima, in ordine di tempo, è la bufala: “Quelle suore pregano troppo. E il Vaticano chiude l’Ordine” (Il Giornale, 23 giugno 2019) oppure “Il Papa le vuole più moderne, loro non cedono: 34 suore abbandonano l’Ordine” (leggilo.org, 24 giugno 2019). Poi, fai una ricerca su internet, e ti accorgi che è una fake news.
Ebbene, a Papa Francesco, in questi sei anni di pontificato, nulla gli è stato risparmiato non solo da chi si propone la fantascientifica distruzione della Chiesa Cattolica ma anche da parte di uomini e donne che sostengono di amare la Chiesa e continuamente lo confrontano con i suoi predecessori, poiché per gli amanti del chiacchiericcio è sempre migliore il “Papa precedente”, anche se fu biasimato o deplorato. Ma Lui, uomo libero, non si è mai lasciato intimorire dagli attacchi o dalla mentalità dominante, il cosiddetto “politicamente corretto”, proponendo e attualizzando unicamente gli insegnamenti del Signore Gesù totalmente in linea con la millenaria Dottrina della Chiesa e con il Magistero dei suoi predecessori.
Sintetizziamo brevemente alcuni dei suoi principali insegnamenti.
Ci ha invitato con l’Esortazione Apostolica “Evangelii gaudium” a recuperare la gioia di essere cristiani attinta alla fonte originaria che è l’amore di Dio (cfr. 7) e l’incontro personale con Gesù Cristo (cfr.1). Da qui l’impegno per un cammino di santità, poiché la chiamata alla santità, il Signore la fa a ciascuno di noi e si raggiunge: “vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno”(Gaudete et exultate 14). Una “gioia” che non possiamo trattenere ma da comunicare mediante quella che Lui ha definito “una Chiesa in uscita” con le porte sempre aperte ad accogliere tutti come un “ospedale da campo dopo una battaglia” per curare le ferite dell’uomo contemporaneo e riscaldare il cuore di chi si rivolge a lei (19 agosto 2013).
Ci ha continuamente comunicato la misericordia di Dio, fino a indire un Anno Santo della Misericordia. E come scordare le parole del primo Angelus: “Eh!, fratelli e sorelle, il volto di Dio è quello di un padre misericordioso, che sempre ha pazienza. Avete pensato voi alla pazienza di Dio, la pazienza che lui ha con ciascuno di noi? Quella è la sua misericordia. Sempre ha pazienza, pazienza con noi, ci comprende, ci attende, non si stanca di perdonarci se sappiamo tornare a lui con il cuore contrito. ‘Grande è la misericordia del Signore’, dice il Salmo” (17 marzo 2013).
Non ha mai scordato i più fragili, vittime dell’egoismo, della globalizzazione e di una”economia iniqua che uccide”. Da qui la particolare attenzione per i poveri che vivono in Roma che spesso ha voluto come “ospiti d’onore” a importanti eventi, incaricando inoltre il suo Elemosiniere affichè divenisse la sua “longa manus” per supportarli economicamente. E inoltre, mille appelli a favore dei migranti che non sono i nostri nemici ma vittime che “cercano una vita migliore lontano dalla povertà, dalla fame, dallo sfruttamento e dall’ingiusta distribuzione delle risorse del pianeta che equamente dovrebbero essere divise tra tutti” (01/10/2015). Un forte richiamo, dunque, alle colpe del Paesi ricco causa diretta di questo fenomeno epocale.
Contro coloro che sopprimono la vita nascente con l’aborto e quella terminale con l’eutanasia ha detto cose molto dure: “Io vi domando: è giusto ‘fare fuori’ una vita umana per risolvere un problema? E’ giusto affittare un sicario per risolvere un problema? Non si può, non è giusto ‘fare fuori’ un essere umano, benché piccolo, per risolvere un problema. E’ come affittare un sicario per risolvere un problema” (10 ottobre 2018). Ma un’altra preoccupazione addolora il Papa: “Non sono tanti quelli che lottano per la vita in un mondo dove ogni giorno si costruiscono più armi, ogni giorno si fanno più leggi contro la vita, ogni giorno va avanti questa cultura dello scarto, di scartare quello che non serve, quello che dà fastidio” (4 febbraio 2018).
Ha compreso totalmente e completamente la pericolosità e la nefandezza dell’ideologia gender che “nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna. Essa prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia. Questa ideologia induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina. L’identità umana viene consegnata ad un’opzione individualistica, anche mutevole nel tempo” (Amoris laetitia, 56). Non a caso l’ha citata oltre cinquanta volte, spesso con toni spietati. “Lo stesso hanno fatto le dittature del secolo scorso. Sono entrate con la loro dottrina. Pensate ai ‘Balilla’, pensate alla Gioventù Hitleriana… Hanno colonizzato il popolo, volevano farlo. Ma quanta sofferenza!” (10 gennaio 2015).
Sta combattendo con fermezza e intransigenza la pedofilia, questa “vergogna” della Chiesa che per troppo tempo era stata nascosta con la malintesa disponibilità alla comprensione e al perdono, ordinando a tutti gli episcopati mondiali “tolleranza zero” nei confronti del clero che si macchia di questo atroce delitto. Ma con due atteggiamenti. Una condanna totale di “tutta la pedofilia” che alcuni gruppi vorrebbero sdoganare. Ma niente processi sommari modello Rivoluzione Francese: “Alcune delle organizzazioni anti-abusi non sono rimaste contente dell’Incontro di febbraio: ‘No, ma non hanno fatto nulla’. Io li capisco perché c’è la sofferenza dentro. E ho detto che se avessimo impiccato cento preti abusatori in Piazza San Pietro sarebbero stati tutti contenti, ma il problema non si sarebbe risolto. I problemi nella vita si risolvono con i processi, non occupando spazi” (10 maggio 2019).
Il nostro discorso potrebbe continuare a lungo poiché questi sei anni di pontificato sono stati ricchissimi di eventi.
Concludo ricordando l’amore che nutre per i sacerdoti più volte espresso negli incontri con il clero della diocesi di Roma o nei viaggi apostolici in Italia e fuori. Anche ultimamente si è schierato dalla loro parte “continuamente sotto attacco mediatico e spesso ridicolizzati oppure condannati a causa di alcuni errori o reati di alcuni loro colleghi”. E, allora l’invito ai vescovi: “Noi Vescovi abbiamo il dovere di presenza e di vicinanza al popolo cristiano, ma in particolare ai nostri sacerdoti, senza discriminazione e senza preferenze. Un pastore vero vive in mezzo al suo gregge e ai suoi presbiteri, e sa come ascoltare e accogliere tutti senza pregiudizi. Non dobbiamo cadere nella tentazione di avvicinare solo i sacerdoti simpatici o adulatori e di evitare coloro che secondo il vescovo sono antipatici e schietti; di consegnare tutte le responsabilità ai sacerdoti disponibili o “arrampicatori” e di scoraggiare i sacerdoti introversi o miti o timidi, oppure problematici. Essere padre di tutti i propri sacerdoti; interessarsi e cercare tutti; visitare tutti; saper sempre trovare tempo per ascoltare ogni volta che qualcuno lo domanda o ne ha necessità; far sì che ciascuno si senta stimato e incoraggiato dal suo Vescovo” (20 maggio 2019, alla Conferenza Episcopale Italiana).
Per Papa Francesco facciamo nostre le parole di questa preghiera: “O Dio, che nella serie dei successori di Pietro hai scelto il tuo servo papa Francesco come vicario di Cristo sulla terra e pastore di tutto il gregge, fa’ che egli confermi i fratelli, e tutta la Chiesa sia in comunione con lui nel vincolo dell’unità, dell’amore e della pace, perché tutti gli uomini ricevano da te, pastore e vescovo delle anime, la verità e la vita eterna” (Colletta Messa per il Papa).
Ad multos annos papa Francesco!
Don Gian Maria Comolli