Riunite a Roma le esponenti di molte sigle del mondo femminista ribadiscono il no allo sfruttamento delle donne e alla compravendita di bambini. Appello al mondo progressista per vietare la pratica dell’utero in affitto in tutto il mondo.
“Il corpo delle donne non si affitta e non si compra, i bambini non possono essere oggetto di dono o di mercimonio”. L’appello lanciato oggi dalle associazioni femministe, firmatarie delle lettere aperte indirizzate al segretario della Cgil, Maurizio Landini, è un netto “no” senza equivoci alla barbara pratica dell’utero in affitto, che spezza il legame primigenio tra la madre ed un figlio.
La rete femminista contro la surrogata
Presso la sede della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, a Roma, hanno voluto rimarcare il loro impegno contro la maternità surrogata le rappresentati delle associazioni di un ampio fronte della società civile italiana di cultura laica: Se non ora quando – Libere; Udi-Unione Donne in Italia; ArciLesbica Nazionale; Rua – Resistenza all’utero in affitto; RadFem Italia; Rete Gay contro l’utero in affitto; Se non ora quando – Genova.
La risposta alla Cgil
La conferenza stampa odierna nasce in risposta alla scelta del maggior sindacato italiano, la Cgil, di promuovere un dibattito sulla maternità surrogata, senza coinvolgere nessuna voce contraria e nella cornice del quale sono stati presentati due progetti di legge (ideati in collaborazione con l’associazione Luca Coscioni) per regolamentare la cosiddetta gestazione per altri. Un’iniziativa dalla quale si è dissociato il segretario della Cgil Landini, dopo aver preso atto dell’indignazione manifestata da migliaia di iscritte.
Battaglia trasversale
“Marchiamo il nostro no alla maternità surrogata non solo per reagire alla Cgil ma anche perchè abbiamo avvertito il silenzio delle forze progressiste. La nostra è una battaglia di civiltà che non ha a che fare con destra o sinistra e ci aspettiamo che tutti prendano posizione” ha spiegato Francesca Marinaro, membro della Coalizione universale contro la surrogata
La povertà genera sfruttamento
Giovanna Martelli ex deputata di sinistra e attivista femminista ha affermato che serve una discussione nel mondo della politica che “non sarà indolore” ma che chiarirà una volta per tutte che la povertà culturale ed economica è terreno fertile per pratiche di abuso e sfruttamento del corpo delle donne: “La maternità non si può prestare, è impossibile regolamentare i legami affettivi”.
Mercificata la riproduzione umana
Vittoria Tola dell’Unione donne in Italia ha invece sottolineato che “senza alcuna conoscenza del limite, la tecnologia può portare diversi pericoli. “Il neo liberismo – ha proseguito – sta conquistando il campo della riproduzione umana”
L’impegno della politica
Alla conferenza erano presenti anche alcune esponenti del mondo della politica. Silvia Costa ex parlamentare europeo del Pd si è presa l’impegno di portare avanti questa battaglia nel suo contesto politico ed ha parlato anche di due “equivoci”: la scissione totale tra cultura e natura e della relazione tra la madre e il nascituro.
L’ex ministro della Salute e parlamentare Beatrice Lorenzin ha invece puntato il suo intervento sulla questione dei falsi diritti e degli interessi economici che si celano dietro la pratica dell’utero in affitto.
Non c’è dono né autodeterminazione
E sul nuovo linguaggio che presenta la pratica come un atto di dono ha parlato a Vatican News, Serena Sapegno, esponente nazionale di Se non ora quando – Libere:
- – Ci siamo riunite perché il punto è questo: le forze progressiste su queste vicende dell’utero in affitto – così lo voglio chiamare – sono ambivalenti e poco chiare; sono attraversate da posizioni diversi e quindi il risultato è che non riescono ad uscire fuori con un’indicazione chiara, quando sono in ballo questioni di fondo dei diritti umani delle donne e dei bambini.
Si parla di dono, di autodeterminazione. C’è un imbroglio delle parole, come voi avete puntualizzato oggi in questo fenomeno dell’utero in affitto?
- – Certo che c’è un imbroglio. È molto grave. L’autodeterminazione è un concetto molto caro alle donne: le madri voglio scegliere la maternità per essere responsabili e solo se la scelgono possono essere responsabili. In questo caso invece l’autodeterminazione è diventata il diritto di are quello che mi pare che io non ho limiti ed ho diritti di ogni genere e quindi ho anche il diritto di schiavizzarmi, di vendere il mio utero. Questa sarebbe l’attuale accezione riduttiva del concetto di autodeterminazione. Per quanto riguarda il dono con la copertura del dono si parla in realtà di qualcosa di terribile che è la cessione dei bambini. I bambini non si possono donare neanche se uno volesse veramente donarli. Non si donano i bambini, di solito si vendono, ma anche nel caso del dono è il concetto stesso che è inaccettabile. Su questo bisogna riflettere.
La vicenda della conferenza stampa che ha visto tra i relatori la Cigl presentare queste proposte di legge per regolamentare l’utero in affitto ha però portato a destare una serie di forze sane della società. C’è un fronte trasversale? Come continuerà questa battaglia?
- – C’è un fronte, certamente. Ad esempio la Cisl si è schierata completamente dalla nostra parte contro l’utero in affitto, l’Udi, diverse associazioni di donne, ci sono tantissime firme e noi vogliamo andare avanti, perché facciamo parte già da tempo di una campagna internazionale per il bando universale. È l’unico modo attraverso il quale questa cosa si può sconfiggere, perché altrimenti come si vede le persone viaggiano, tornano e trovano il modo di farsi riconoscere questi bambini comparati come figli loro.
Quindi un impegno che va profuso anche in ambito culturale?
- – Soprattutto! È un impegno importantissimo perché questi discorsi trattano ormai del rapporto tra la libertà – cos’è la libertà, che cosa si intende per libertà – e tra scienza e libertà, cioè: tutto quello che la scienza ci permette di fare, si può fare? Allora anche la bomba atomica? Vogliamo continuare? C’ è sempre stato questo problema del limite della capacità di scegliere tra libertà e limite. Non c’è libertà senza accettazione dei propri limiti.
Card. Betori: ricostruire il soggetto umano
“Di fronte a noi c’è il compito urgente di ricostruzione del soggetto umano nelle sue dimensioni costitutive” rispetto alla “destrutturazione in atto nella nostra cultura della natura propria della generatività, senza cui non c’è storia per l’umanità. È quanto sta accadendo con i tentativi di legalizzare la cosiddetta ‘gestazione per altri’, come viene definita nella neo-lingua di stampo orwelliano la mostruosa pratica dell’utero in affitto”, così questa mattina a Firenze, nella omelia della Messa per San Giovanni Battista, ha parlato di maternità surrogata anche l’arcivescovo di Firenze cardinale Giuseppe Betori. Un intervento che aggiunge ulteriori elementi di riflessione su un tema che sarà sempre più dirimenti in tema di bioetica e diritti dei soggetti più deboli.
Marco Guerra
24 giugno 2019
https://www.vaticannews.va/it/mondo/news/2019-06/associazioni-femministe-rilanciano-impegno-contro-la-surrogata.html