La nota modella Cara Delevingne ha fatto un singolare e significativo coming out, sulla sua scelta di identificarsi come “gender fluid”, al magazine Net-a-Porter: «Gli uomini», ha detto «mi hanno ferita ma non è per questo che sono gay». Verrebbe da dire excusatio non petita, accusatio manifesta.
Effettivamente se si analizzano le parole della modella, si coglie che la sua scelta non sarebbe esattamente libera da condizionamenti. Infatti nel descrivere la relazione con la sua compagna, l’attrice Ashley Benson, la Delevingne afferma: «È la prima relazione in cui sto investendo tutta me stessa, senza tirarmi indietro rispetto a nulla. Prima di Ashley non ho mai lasciato avvicinare nessuno a me, avevo paura dell’abbandono. Non mi sono mai fidata di nessuno e così finivo per allontanare tutti». Dunque, un vissuto sentimentalmente non positivo, anzi segnato dal trauma del senso di abbandono che potrebbe averla influenzata nella sua decisione di chiudere con il genere maschile.
Alcune volte, infatti, come afferma anche buona parte della psicologia, possono esserci mere cause relazionali alla base di queste “scelte”. Nel caso della Delavingne, nella descrizione del rapporto con la sua compagna si scorge, oltretutto, un desiderio profondo di riempire un vuoto affettivo più che un vero e proprio desiderio di ricercare la propria identità, cosa che emerge dalle parole con cui, sulle colonne del magazine, esprime il motivo per il quale avrebbe deciso di consolidare il legame con la Benson: «Un giorno lei mi ha guardata negli occhi e mi ha detto: ‘Non puoi mandarmi via dalla tua vita. Sarò sempre al tuo fianco e buona con te perché ti amo’. Allora mi sono detta: ‘Quindi l’unica cosa che devo fare è lasciare che lei sia carina con me? Perché non l’ho fatto prima? Perché sono sempre stata così autolesionista?’».
Una frase che fa capire anche come, spesso, è il mancato superamento di certe esperienze ad indurre a provare cose nuove che possono magari distrarre, illudere per un periodo, ma non aiutano a trovare il coraggio, la lucidità per non ridurre il proprio vissuto a delle esperienze negative che si è chiamati, piuttosto, ad analizzare e superare.
di Manuela Antonacci
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