L’azienda leader nel settore dei giocattoli “Mattel” ha annunciato nei giorni scorsi il lancio del progetto globale “Creatable World”, una linea di bambole personalizzabili, che offre tantissime possibili combinazioni di personaggi e look tutte in un’unica confezione.
Delle bambole, dunque, che hanno Differenti opzioni di abiti, accessori e parrucche ispireranno i bambini e permetteranno loro di personalizzare la bambola con capelli lunghi o corti, di vestirla con gonna, con pantaloni o con entrambi.
Si potrebbe pensare ad una semplice trovata per tirar fuori la fantasia dei bambini e la loro creatività, invece ciò che sta dietro questo nuovo progetto ha a che fare con quella che la stessa Mattel ha definito “inclusività” e dunque per combattere gli “stereotipi di genere”.
Secondo la stessa azienda l’idea è il risultato di una ricerca condotta su un campione, appunto, di bambini, che avrebbe fatto venir fuori come «i bambini non vogliono che i loro giocattoli sia definiti da stereotipi di genere» e si invitano quindi gli stessi fanciulli a giocarci, in modo da esprimere loro stessi.
Quello che, però, verrebbe da pensare – in riferimento ai bambini e ai loro giochi – non dovrebbe essere un modo per inculcare loro la fluidità dei generi, bensì lasciarli semplicemente giocare, come hanno sempre fatto, con i giochi propri di un bambino o di una bambina, con le bambole o le macchinine, con tutto ciò, quindi, che da sempre fa divertire un bambino o una bambina, lasciando stare le bambole che possono diventare maschi o femmine da un secondo all’altro. Anche perché, “inclusività” non significa – o non dovrebbe significare – appiattire tutto e tutti, facendo scomparire le diversità tra uomini e donne e quindi le singole e diverse peculiarità. Soprattutto se l’appiattimento riguarda i più piccoli.
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