È in atto un tentativo di instaurare una dittatura strisciante, fintamente umanitaria, pedagogica ma sottilmente isterica, intollerante, censoria verso la “trascurabile maggioranza dei popoli” che non appartiene alle minoranze protette e ai migranti clandestini. Ed è la evidente ritorsione rispetto ai pronunciamenti liberi e democratici del popolo sovrano in una direzione sgradita ai potentati che costituiscono l’Establishment. Punirli, spaventarli, scoraggiarli.
Censurate e se ci sono gli estremi denunciate caso per caso chi offende Liliana Segre sui social o in altro modo. Anzi, censurate e se ci sono gli estremi denunciate caso per caso chi offende qualunque cittadino, Giorgia Meloni inclusa. Ma per favore, non create commissioni, inquisizioni, altre leggi, altri giri di vite sui social. Figuratevi se non siamo d’accordo nel rispettare la dignità delle persone e nel rispettare nel caso specifico quel che Liliana Segre rappresenta, la tragedia dei campi di sterminio e delle deportazioni. Solo una bestia può disprezzare o dileggiare quella tragedia.
Ma quel che ci preoccupa davvero è che si prende un caso estremo e indiscutibile per estendere poi l’applicazione della legge ben oltre i confini della ingiuria, della calunnia e della diffamazione. Chiunque abbia un diverso parere sulla storia, sulla vita, sul sesso, sui rapporti umani può diventare bersaglio di forme repressive in virtù della proprietà transitiva e dell’ingiuria progressiva.
Il ragionamento lo conosciamo e già si applica ad altri contesti: si comincia così e poi si arriva a Hitler, ai campi di sterminio… Parli di identità, di revisione storica, di cultura delle differenze, di patriottismo e di nazioni, e l’Alto Commissariato al Mondo Uniforme ti può dire: così cominciavano anche i ragionamenti, che so di Breivik o delle SS. Come dire che chi parla di uguaglianza è sulla strada per diventare un terrorista rosso o un seguace di Stalin. E’ l’estensione della norma e del criterio che inquieta e fa scattare l’allarme libertà.
A confermare che è all’opera la premiata ditta repressione del dissenso, c’è un’altra legge che è arrivata in parlamento e segue la stessa falsariga del caso precedente. L’associazione Pro-Vita e famiglia avverte che è iniziato alla Commissione giustizia della Camera l’esame della proposta di legge contro l’omotransfobia, che prevede la punizione anche con la reclusione di chi istiga o commette non solo violenza ma anche genericamente “discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere”. Capite che una legge di questo genere può essere usata per condannare chiunque abbia un’idea diversa s e magari tradizionale e naturale, sui rapporti tra persone, sulla famiglia, sui sessi e sulle identità? Capite poi che il passo dal non discriminare allo stabilire corsie preferenziali, quote speciali e riservate è breve? E che comunque qualunque omo o trans che verrà bocciato in una selezione potrà appellarsi alla legge e sostenere che è stato discriminato per il suo orientamento sessuale, magari adducendo a motivo (il verbo è adatto) il fatto che chi lo ha discriminato ha “simpatie di destra o salviniane”?
Ecco, mettete insieme la censura sulla scia degli insulti alla Segre (ma pensando anche a Fiano e alla Boldrini) e quest’altra legge in discussione e capite di cosa stiamo parlando. Pensate che il primo ambito di applicazione sarà naturalmente la rete social, in particolare Facebook, soggetta a una pressione enorme e variegata da qualche tempo.
Intanto, con l’aiuto dei tribunali, è già vigente la profezia di Orwell: non è reato sbarcare da clandestini ma è “reato” chiamarli clandestini. Va sanzionato chi li chiama per quel che sono, non chi entra senza permesso di soggiorno.
Si sta cercando poi nel nome delle bufale da censurare di filtrare e censurare l’informazione e la rete. Tramite finti neutrali algoritmi che oscurano le parole vietate, tramite commissioni di censura come la task force a caccia di bufale creata dalla commissione europea, East stratCom, o tramite appelli e pressioni a Zuckenberg e facebook di filtrare messaggi ritenuti razzisti o sessisti. Di fatto si sta sollecitando la nascita di un tribunale speciale dell’inquisizione radical, per esercitare una vera e propria censura ideologica. Chi stabilisce le parole che si possono dire e quelle che sono impronunciabili, e in base a quali paradigmi? Perché si possono vantare pratiche sessuali di vario tipo o linguaggi dissacratori e atteggiamenti blasfemi ma non si possono assolutamente mettere in discussione dogmi storici omosessisti, filotrans, progay, per non dire antifamigliari, antinazionali, antireligiosi? Questa censura è il coronamento delle leggi speciali che trattano come reati alcune opinioni.
È in atto un tentativo di instaurare una dittatura strisciante, fintamente umanitaria, pedagogica ma sottilmente isterica, intollerante, censoria verso la “trascurabile maggioranza dei popoli” che non appartiene alle minoranze protette e ai migranti clandestini. Ed è la evidente ritorsione rispetto ai pronunciamenti liberi e democratici del popolo sovrano in una direzione sgradita ai potentati che costituiscono l’Establishment. Punirli, spaventarli, scoraggiarli.
Si deve reagire in modo deciso, fermo e composto, a partire dalla denuncia sistematica di ogni episodio e di ogni proposta di legge e di commissione. Poi, se ci fossero forze politiche audaci e coerenti, in grado di trasformare queste denunce in propositi, riforme e iniziative anziché limitarsi a non votare, ad astenersi…
Marcello Veneziani,
La Verità, 1° novembre 2019
https://www.marcelloveneziani.com/articoli/che-brutta-aria-si-respira/