“Le strade della città sono piene di ragazzi senza una madre. I figli spirituali non valgono meno di quelli carnali”, questa frase di padre Maurizio Bezzi cambia la vita di Mireille che oggi dirige in Camerun il centro Edimar per giovani soli e disperati.
Ogni vocazione è vocazione alla maternità – materiale – spirituale – morale – perché Dio ha posto in noi l’istinto alla vita. (Santa Gianna Beretta Molla).
Mi è venuta in mente questa frase della santa dottoressa leggendo la storia di Mireille raccontata sul Corriere, una donna del Camerun che scopre di non poter avere figli dopo essersi sposata e soffre tremendamente per questo. Il dolore della sterilità è intenso e coinvolge ogni aspetto della sua vita: nulla ha senso, pensa Mireille passando le sue giornate a piangere e disperarsi. Si è laureata all’Università Cattolica dell’Africa Centrale grazie anche al sostegno economico del marito Victorien ed ora sente di non poter renderlo felice, di essere solo un grembo vuoto che non porta frutto. Alla sofferenza personale si aggiunge il disagio che le crea la gente del suo villaggio per cui la sterilità è una maledizione, un terribile maleficio che solo esperti stregoni possono rompere. Tutto sembra remare contro di lei, la felicità individuale e matrimoniale le appare come un sogno sempre più lontano ed irrealizzabile ora che ha la lettera scarlatta della sterilità appuntata sul petto. Ma la sua disperazione non è vana, perché è nella debolezza che si mostra la gloria di Dio.
L’incontro con padre Maurizio Bezzi
E così il Signore sorprende Mireille attraverso un incontro che le cambia la vita: conosce padre Maurizio Bezzi, missionario giunto in Africa nel 1991 seguendo le orme di fratel Yves Lescanne, religioso francese che assisteva i minorenni in carcere e cercava di donare loro una ragione di vita. Fratel Yves muore da martire, ucciso proprio da uno dei ragazzi che sosteneva. Padre Maurizio desidera non disperdere la testimonianza incredibile di Frate Yves e fonda nel 2002 il centro Edimar, vicino alla stazione di Yaoundé, per dire ai ragazzi che pensano di valere nulla e si reputano spazzatura dell’umanità che la loro vita ha un senso, che loro valgono il sangue di Cristo. Per permettere ciò, raggruppa educatori, uomini e donne di buona volontà incontrati anche per caso, nei quali però scorge uno sguardo prezioso in grado di amare il prossimo.
“I figli spirituali non valgono meno di quelli carnali”
Un giorno padre Maurizio chiama Mireille e dopo aver parlato con lei ed aver accolto il suo dolore di donna che non può diventare madre pronuncia una frase che tocca il suo cuore:
Le strade della città sono piene di ragazzi senza una madre. I figli spirituali non valgono meno di quelli carnali (Corriere).
Piena di consolazione Mireille immediatamente parla con il marito che all’inizio non è d’accordo: La carità non è un lavoro, abbiamo speso tanti soldi per farti studiare… (Ibidem).
Ma poi per amore, pur di non vederla soffrire, la incoraggia a provarci.
Un ragazzo le punta un coltello alla pancia
Detto, fatto! Padre Maurizio la mette alla prova la notte stessa portandola con sé in una delle strade più pericolose della città. Chissà quali emozioni e timori avrà provato Mireille nel suo cuore! Ma non c’è tempo per tanti ragionamenti, perché cominciano subito i primi dialoghi con i ragazzi disperati della notte. Uno di loro la spinge in un angolo buio e le punta un coltello alla pancia:
«Non mi piacciono le donne, perché sei venuta qui? Tu sei come mia madre. Adesso mi vendicherò». «Avevo una paura terribile – ricorda Mireille -, ma mi rendevo anche conto di quanta disperazione dovesse esserci in quel ragazzo. Trovai la forza di spiegargli che anch’io soffrivo e non m’importava di essere uccisa, solo che così non avrebbe ridotto di un briciolo il suo dolore, mentre se avessimo cominciato a parlare magari avremmo capito qualcosa e saremmo stati meglio entrambi». Il ragazzo dopo averla guardata con aria di sfida, toglie l’arma dal ventre e accetta il suo aiuto: «Va bene, vuol dire che anche tu hai fatto la prigione» (Corriere).
Mireille e suo marito adottano tre bambini ed oggi Mireille dirige il centro Edimar
Proprio quella sera padre Maurizio comprende che Mireille è la persona giusta per questo servizio e, quando molti anni dopo è costretto a lasciare l’Africa per motivi di salute, mette il centro Edimar nelle sue mani di donna e madre, adottiva e spirituale. Sì, perché nel frattempo insieme a suo marito hanno adottato tre bambini, l’ultimo musulmano con una storia molto tragica alle spalle.
Grazie a lui, abbiamo scoperto la vera gioia delle piccole cose, anche del nulla (Ibidem).
I ragazzi hanno bisogno di una madre, ma anche di un p(P)adre.
L’entusiasmo e l’amore di Mireille coinvolgono anche il marito che si trasferisce nella capitale e sostiene la moglie nella sua missione. I ragazzi hanno bisogno di una madre, ma anche di un padre.
I ragazzi che alla domenica invitiamo da noi a volte chiedono a Victorien di abbracciarli. “Perché?”, li interrogo io. Rispondono che vogliono provare cos’è l’affetto di un padre. Abbiamo impiegato del tempo persino per farli sedere a tavola. Prendevano il cibo e andavano in un angolo a mangiare come animali impauriti. Non si sentivano degni di stare con noi. Sono felici quando dico loro che puzzano e devono andare a farsi una doccia: un rimprovero li fa sentire importanti; finalmente qualcuno si occupa di loro, loro che hanno conosciuto solo indifferenza (Corriere).
No all’assistenzialismo
Per aiutare la donna e suo marito nella lotta quotidiana di aiutare i ragazzi dalla strada a cambiare vita è stata costituita in Italia un’associazione. L’assistenzialismo non è contemplato da padre Maurizio e Mireille perché i giovani del centro devono lavorare e provvedere al proprio sostentamento da soli, anche se certamente aiutati.
Il centro Edimar ha una funzione educativa, qui si viene per imparare, condividere esperienze e apprendere ad amare gli altri (Ibidem).
Dalla sterilità di Mireille una discendenza infinita
Dal pianto di Mireille, dalla sua povertà – ci si sente poveri e nudi quando si sperimenta con mano il proprio limite – nasce un’opera grandiosa perché il Signore è fedele. Attraverso il suo Sì l’Onnipotente sta portando avanti una storia più grande e magnifica di ciò che lei stessa avrebbe mai immaginato: Mireille oggi non è solo mammaa adottiva di tre figli, ma madre spirituale di migliaia di ragazzi strappati alla disperazione e al vortice di morte della strada, una discendenza infinita come le stelle del cielo e la sabbia del mare.
Aleteia| Ott 15, 2019