«E’ stato ribadito il diritto naturale ad avere un padre. In Italia è proibita la fecondazione eterologa per coppie dello stesso sesso ma due donne hanno chiesto di farsi entrambe riconoscere come mamme di un bambino concepito in una clinica danese, ovviamente tramite il seme di un donatore. Ma non ci sono riuscite. Sapete cosa significa? Che un padre non può essere cancellato per via giurisprudenziale» hanno dichiarato Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice presidente di Pro Vita & Famiglia e già organizzatori del Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona, che si sono espressi sul diniego della Consulta inerente alla richiesta di veder riconosciuta la “doppia maternità”.
«Tutta la nostra stima e riconoscenza va ai funzionari del comune di Pisa che si sono rifiutati di registrare due mamme attenendosi al codice civile del nostro Paese e precisamente agli articoli 449 del codice civile; 29, comma 2, e 44, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 3 novembre 2000, n. 396; 250 del codice civile; 5 e 8 della legge 19 febbraio 2004, n. 40» hanno proseguito Brandi e Coghe.
«Con l’iscrizione nei registri dello stato civile di un bambino come figlio di due persone dello stesso sesso sarebbe stato cambiato il paradigma della società stravolgendo la natura e trasformando ogni desiderio in diritto. Non esistono due genitori dello stesso sesso e non saranno mai i Tribunali a capovolgere la verità che è evidente a tutti» ha concluso Pro Vita & Famiglia.
COMUNICATO STAMPA
Roma, 22 ottobre 2019
Uff. Stampa Pro Vita & Famiglia e Congresso Mondiale delle Famiglie