Le zone cuscinetto sono gli spazi in cui le manifestazioni e le preghiere pro life sono vietate in quanto – a detta dei pro choice- avrebbero un impatto psicologico dannoso sulle donne che “scelgono l’aborto” (si tace ovviamente sulle migliaia di vite salvate dai volontari che, fuori dalle cliniche, pregano ed offrono aiuto economico, facendo cambiare idea alle donne).
Sono presenti soprattutto in Inghilterra e negli Stati Uniti.
Le zone cuscinetto sono nate in Inghilterra su istigazione di parte del personale medico delle cliniche e di attivisti pro choice, i quali lamentavano il fatto che gli attisti pro vita molestassero le donne.
Nel settembre dello scorso anno, il Ministro degli Interni inglese ha deciso di non aggiungere altre zone cuscinetto al di fuori di altre cliniche presenti in Inghilterra e nel Galles perché “la maggior parte delle proteste contro l’aborto sono di natura passiva”, cioè senza molestie.
Avrebbe anche detto: “Poiché solo 36 delle 363 cliniche autorizzate per l’aborto sono state prese di mira nel 2017, le zone cuscinetto nazionali non sarebbero state una risposta proporzionata”.
Poche settimane fa, una coalizione di enti di “beneficenza” ed organismi medici che include Marie Stopes, il Servizio Consultivo inglese per le gravidanze, il Royal College of Midwives ed il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists, insieme ad altri, ha scritto una lettera al nuovo Segretario di Stato, Priti Patel, per esprimere preoccupazione circa la decisione presa quando il Ministro era in carica l’anno scorso.
La coalizione sostiene che le testimonianze delle donne molestate prima degli aborti non siano state prese sul serio ed esprime preoccupazione per il fatto che le esperienze del personale e degli operatori sanitari, siano state appena menzionate nella relazione finale.
Chiede inoltre al Ministero degli Interni di riesaminare la possibilità di introdurre zone cuscinetto nazionali, in modo che le donne non debbano più affrontare i volontari pro vita ai cancelli della clinica.
Un portavoce del Ministero degli Interni ha detto a Refinery29: “Questa è una questione delicata e complessa, ed è per questo che abbiamo condotto una revisione approfondita delle proteste al di fuori delle cliniche di aborto.
Il diritto di protestare è parte vitale di una società democratica, ma è del tutto inaccettabile che chiunque si senta molestato o intimidito.
Ci aspettiamo che la polizia prenda una posizione ferma contro i manifestanti che sconvolgono significativamente la vita degli altri e usino a questo proposito tutta la forza della legge. Ci sono già dei poteri che la polizia ha in atto per limitare le attività di protesta dannose”.
Essendoci già delle norme che condannano le molestie e la violenza verso gli altri (che ricordiamo rappresentano meno dell’ 1 % delle proteste portate avanti dai pro life, in quanto per la maggior parte sono pacifiche) perché introdurre su scala nazionale le zone cuscinetto, sapendo poi che, grazie ai volontari, tante donne si sono ravvedute all’ultimo ed hanno rinunciato all’aborto?
Come al solito, i pro choice invocano tanto la libertà di scelta, ma i primi a limitarla sono sempre loro.
Diciamo chiaramente che le cosiddette zone cuscinetto, sono zone cuscinetto per acquietare la loro coscienza. Per continuare ad uccidere indisturbatamente i bambini.
Chiara Chiessi
23 ottobre 2019
Revisione sulle zone cuscinetto: l’escamotage degli abortisti per limitare i pro life