In Asia e in Africa la mappa delle violazioni dei diritti umani subite dai cristiani
Il 17 settembre 2018 padre Pier Luigi Maccalli. Missionario della Società delle Missioni, è stato rapito da islamisti di etnia fulani nella sua missione di Bamoanga, a 125 chilometri da Niamey, capitale del Niger. A oltre un anno dal suo rapimento le sue sorti sono ancora sconosciute. Diciannove persone, tra cui padre Albert Baba, sono state uccise e 120 ferite in un attacco avvenuto lo scorso 1° maggio durante la celebrazione della Messa nella chiesa di Nostra Signora di Fatima a Bangui, nella Repubblica Centrafricana. Libertà religiosa sempre più a rischio, cresce la porzione di pianeta nella quale la fede non è un diritto da rispettare. Un cristiano su sette vive in terra di persecuzioni: 300 milioni di potenziali martiri per la fede. I cristiani sono “il gruppo religioso maggiormente perseguitato e l’asse del fondamentalismo islamista si è ormai spostato dal Medio Oriente all’Africa e all’Asia meridionale ed orientale”, attesta l’ultimo studio sulla persecuzione anticristiana della Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs).
Il peggioramento della situazione
Il focus è stato realizzato tra il 2017 e il 2019 esaminando gli sviluppi più significativi nei 20 Paesi che destano maggiore preoccupazione a causa delle violazioni dei diritti umani subite dai cristiani, dal luglio 2017 a oggi. Sono 300 milioni i cristiani che vivono in terre di persecuzione. Nell’ultimo biennio la situazione è tutt’altro che migliorata e la lista dei Paesi in cui i cristiani soffrono si arricchisce di nazioni quali Camerun, Burkina Faso e Sri Lanka. Gli ultimi due rappresentano per il direttore di Acs Alessandro Monteduro gli esempi più drammatici di questo mutato scenario della persecuzione anticristiana che trova nuove forme e nuove territori anche in virtù dell’inadeguatezza delle strategie finora messe in campo. “Il focus Acs dimostra purtroppo che la sola risposta militare non è sufficiente – spiega Monteduro -. Dal 2017 infatti, dalla sconfitta di Isis nel nord dell’Iraq e in gran parte della Siria, abbiamo assistito alla migrazione del terrorismo in altre aree del mondo, innanzitutto in Africa e in Asia meridionale e orientale. I 20 Paesi che Aiuto alla Chiesa che Soffre evidenzia come territori nei quali le minoranze cristiane soffrono la persecuzione ospitano 4 miliardi di persone. Dunque la difesa della libertà religiosa dovrebbe essere come non mai prioritaria nell’agenda delle grandi potenze nazionali e delle Istituzioni sovranazionali. Così ancora oggi non è”.
Il martirio dei caldei
Almeno trecento cristiani hanno lasciato le città di Ras al-Ain, Derbasiyah, Tall Tamr e una parte di al-Malikiyah, temiamo che, se gli scontri proseguiranno, “un esodo perfino maggiore di fedeli potrebbe interessare anche Qamishli, dove attualmente vivono 2300 famiglie cristiane”, racconta monsignor Nidal Thomas, rappresentante episcopale della Chiesa caldea ad Hassaké. Riferisce il sacerdote: “Non sappiamo quanto sta succedendo. Ogni ora sentiamo parlare di vittime e di dispersi nelle dichiarazioni di curdi, turchi, americani e russi. Ma noi non conosciamo la verità. L’unica certezza è che i bombardamenti, e soprattutto i massacri commessi dai turchi contro la nostra comunità, spingono sempre più cristiani a fuggire“. Al momento sono poche le famiglie di fedeli che si sono rifugiate nel Kurdistan iracheno, ma Thomas ritiene che difficilmente i cristiani in fuga potrebbero scegliere come meta la regione semiautonoma nel nord dell’Iraq. “La vita lì è troppo costosa per i poveri cristiani siriani. Senza contare che il popolo iracheno non ha fatto nulla per evitare il drammatico scenario che purtroppo si è concretizzato in Siria. Nel nostro Paese c’erano migliaia di famiglie cristiane. Nessuno ha cercato di difenderci”, ha aggiunto. I cristiani nella Siria nordorientale, nonostante la notizia dell’uccisione di Abu Bakr al-Baghdadi, temono anche un ritorno del jihadismo: “È purtroppo un’eventualità con la quale dobbiamo fare i conti”, ha affermato Thomas, secondo il quale molti degli uomini dell’Isis sarebbero riuniti nell’Esercito libero siriano che è entrato nella regione di Ras al-Ain. Il sacerdote, tramite Aiuto alla Chiesa che Soffre, si appella alla comunità internazionale per chiedere un sostegno a nome della propria comunità: “Abbiamo bisogno di aiuto. Noi cristiani siamo il popolo che più ha sofferto a causa di questo interminabile conflitto. Siamo l’anello debole, perché vogliamo vivere in pace e rifiutiamo la guerra. Due terzi dei cristiani hanno lasciato il Paese e il restante terzo rischia di non sopravvivere. E nel frattempo i Paesi occidentali si scontrano tra loro per spartirsi la Siria, ridotta in ginocchio anche a causa delle sanzioni internazionali”.
Il crocifisso al collo
Sono venti i Paesi nel mondo nei quali anche portare un crocifisso al collo può essere discriminante. Un cristiano su sette rischia ogni giorno una qualche forma di emarginazione se non addirittura di trovarsi in pericolo. E nonostante una battuta d’arresto del fondamentalismo in Medio Oriente, il rischio di attentati in odio alla fede resta perche “le ideologie e il terrorismo sono migrati in altre terre”. Il luogo simbolo a Roma del nuovo martirio cristiano è la basilica di San Bartolomeo all’Isola che custodisce le reliquie dei martiri dei nostri tempi. Su quegli altari, che conservano la memoria di grandi figure della Chiesa, da Oscar Romero a Massimiliano Kolbe, trova posto anche un biberon. A donare alla basilica alcuni oggetti appartenuti anche a bambini morti nell’eccidio dei cristiani a Pasqua, in Sri Lanka, il 21 aprile di quest’anno, è stato don Jude Raj Fernando, Rettore del santuario di Sant’Antonio di Colombo, una delle chiese colpite dagli attentati di Pasqua. I morti sono stati 258; tra loro 45 bambini. San Bartolomeo inoltre questa sera si illumina di rosso in ricordo del sangue dei martiri. “I cristiani sono il gruppo religioso maggiormente perseguitato, dunque. Acs esamina gli sviluppi nei 20 Paesi che registrano violazioni dei diritti umani subite dai cristiani.
La via della seta
La situazione, dal 2017 ad oggi, sembra tutt’altro che migliorata e la lista dei Paesi in cui i cristiani soffrono si arricchisce di nazioni quali Camerun, Burkina Faso e Sri Lanka. Gli ultimi due paesi rappresentano per il direttore di Acs, Alessandro Monteduro, gli esempi più drammatici di questo mutato scenario. Il presidente di Acs Alfredo Mantovano stigmatizza i grandi accordi internazionali “human rights free” facendo presente, per esempio, che in una regione della Cina si può conquistare un premio equivalente a due mesi di stipendio medio se si danno informazioni su appartenenti alla Chiesa non ufficiale. “La “via della seta” – commenta Mantovano – sarà pure percorsa con più facilità dalle merci e dal denaro, ma mentre Paesi come l’Italia sottoscrivono i relativi accordi, nel sub-continente cinese vi è una ulteriore stretta per le manifestazioni della fede in pubblico, talora anche in privato, che non siano controllate dalle strutture del Partito”.
Attacchi terroristici
In Africa sono sorti veri e propri gruppi terroristici i cui nomi sono sconosciuti a chiunque mentre i cristiani perseguitati chiedono aiuto e sostegno per restare in patria e non emigrare. Un sostegno che è la migliore reazione all’estremismo ed al fondamentalismo: “Può essere materiale attraverso l’apertura di nuove chiese e luoghi di preghiera, cioè alzando la croce di Cristo o può anche avvenire attraverso i media e l’informazione”, afferma il direttore di Acs. Non manca all’appello l’Iran dove è ancora in carcere il pastore Youcef Nadarkhani, già condannato a morte nel 2009 per apostasia e dove 142 cristiani sono stati arrestati tra il novembre e il dicembre 2018 perché accusati di appartenere ad una setta di sionisti. In Egitto, anche se il quadro è decisamente migliore ed il 2018 è stato l’anno con il minor numero di attacchi terroristici rispetto all’ultimo quinquennio, nelle zone rurali i copti sono ancora obiettivo dei fondamentalisti, i quali spesso agiscono con la complicità della polizia. In Arabia Saudita permane l’assoluto divieto per luoghi di culto e la conversione dall’Islam è punibile con la condanna a morte.
Bollettino di guerra
In Nigeria secondo molti rappresentanti della Chiesa locale vi sarebbe un’agenda deliberata per islamizzare l’intera regione della Middle Belt nigeriana da parte di Boko Haram, autore di violenze inaudite nei confronti dei cristiani in Nigeria e nel Camerun. Precipitata la situazione nel Burkina Faso – riferisce lo studio – Nei soli primi mesi del 2019 sono stati uccisi 20 cristiani tra cui tre sacerdoti ed un pastore. Un altro sacerdote è stato rapito nel marzo 2019. Drammatica la situazione nel vicino Niger, paese accerchiato da gruppi jihadisti come Al Qaeda (nel Maghreb islamico), Isis (in Libia), Boko Haram (in Nigeria) e gruppi fulan (Mali e Burkina Faso). Prosegue il bollettino di guerra con la Repubblica centrafricana ed il Sudan, dove ancora vige la sharia; in Eritrea, dove sono stati tra giugno e luglio 2019 confiscati e chiusi 22 ospedali cattolici; Corea del nord d’Africa, dove i cristiani sono regolarmente imprigionati in campi di lavoro e subiscono violenze e torture fisiche e psicologiche; in Cina dove dal 1 febbraio 2018 con il nuovo regolamento sugli affari religiosi è stata limitata la libertà di fede.
Violazioni dei diritti umani
Drammatica la situazione in Indonesia e nelle Filippine che tra il 2018 e il 2019 hanno subito attacchi terroristici all’interno di chiese con decine di morti e centinaia di feriti; nello Sri Lanka dove il 21 aprile scorso sono state uccise 258 persone e più di 500 ferite in tre chiese gremite di fedeli che celebravano la domenica di Pasqua a Negombo, Batticaloa e Colombo, la capitale. Poi c’è il Pakistan, dove l’assoluzione di Asia Bibi da parte della Corte Suprema il 31 ottobre 2018 non ha purtroppo modificato le condizioni delle minoranze religiose. E’ difficile anche la sorte delle giovani cristiane di etnia kachin in Myanmar, che spesso vengono vendute come spose in Cina e dove l’esercito birmano continua a perpetrare un vero e proprio genocidio contro i cristiani kachin. In India, i cristiani sono nel mirino dei fondamentalisti hindu, in un clima di impunità che è andato accentuandosi, rileva lo studio, da quando nel 2014 è salito al potere Narendra Modi, leader del partito nazionalista Bjp. La presentazione della ricerca di Acs, che analizza dunque gli sviluppi più significativi dei paesi che destano maggiore preoccupazione a causa delle violazioni di diritti umani subite dai cristiani, si è svolta alla presenza, tra gli altri, del cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le chiese orientali e di testimoni speciali come Don K.A. Jude Raj Fernando, rettore del santuario di Sant’Antonio Colombo che ha assistito ad uno degli attentati che nel giorno di Pasqua hanno colpito tre chiese dello Sri Lanka e di Don Roger Kologo, sacerdote della diocesi di Dori, nel nord del Burkina Faso, una delle diocesi maggiormente interessate dagli attacchi anti-cristiani in atto.
Giacomo Galeazzi
31 ottobre 2019
https://www.interris.it/religioni/perseguitati-pi-che-mai