Al termine di un intervento chirurgico mi fu chiesta l’autorizzazione a trattenere alcuni campioni biologici da consegnare ad una biobanca. Cos’è la biobanca? Pierluigi.
L’opportunità di attuare delle sperimentazioni cliniche sui «campioni biologici» rappresenta un’innovativa modalità per identificare le caratteristiche di alcune malattie. Nel passato, i tessuti umani erano distrutti, perdendo informazioni e dati significativi per la ricerca, oppure, qualche volta, furono utilizzata in studi clinici, privi del consenso del paziente. La richiesta di tessuti umani per la ricerca, accresciuta a seguito del sequenzionamento del genoma umano, creò l’esigenza di costituire biobanche e reti di banche di tessuti e di cellule umane.
Le biobanche sono strutture no-profit che raccolgono, catalogano e conservano campioni biologici umani con strumenti volti a salvaguardarne le qualità organiche. I campioni biologici saranno disponibili per finalità diagnostico genetiche, per studi sulla biodiversità e per la ricerca clinica. I campioni, inoltre, saranno posti «in rete», cioè inseriti in un unico database contenete le informazioni utili al ricercatore per estrapolare celermente i tessuti più idonei agli obbiettivi del suo studio. E’ la condivisione dei tessuti umani a livello globale!
Due sono le categorie di biobanche.
– Biobanche genetiche: raccolgono e conservano campioni di individui affetti da patologie genetiche, o gruppi di popolazione con alta presenza di portatori di malattie genetiche.
– Biobanche tessutali: riuniscono e salvaguardano campioni biologici provenienti da archivi di anatomia patologica, che saranno utilizzati prevalentemente per studi di patologie tumorali.
I campioni biologici sono:
- – anonimi, identificati da un codice che non permette di individuare il donatore;
- – anonimizzati, i dati anagrafici del donatore sono rimossi dopo l’attribuzione del codice;
- – identificabili, si potrebbe identificare il donatore;
- – con identificazione completa quando è noto il donatore.
Le biobanche, basilari per il futuro della ricerca, pongono preoccupazioni per la protezione dei dati altamente sensibili, contenenti l’identità e la storia biologica dei singoli o dei gruppi. Queste, svolgendo il ruolo di mediazione tra colui che dona i tessuti e coloro che effettueranno la ricerca, dovranno garantire ai donatori la tutela dell’identità e l’anonimato dei dati, e agli sperimentatori la corretta conservazione dei campioni.
Anche a noi potrebbero domandare l’utilizzo di campioni biologici; come tutelarci?
Garanzie totali non esistono; assume rilevanza il Consenso Informato da firmare liberamente, al termine di un colloquio con il medico, dopo aver acquisito ampie informazioni (obiettivo dello studio, comunicazione dei risultati, tutela della riservatezza, tempi di conservazione del campione…).
In Italia, l’impiego dei campioni biologici, è previsto unicamente per attività sanitarie o di ricerca, ed è vietata la diffusione delle informazioni sullo stato di salute dell’individuo. Di conseguenza, i dati genetici, sono trattati in strutture autorizzate, da operatori sanitari soggetti all’obbligo del segreto professionale. E’ proibito, inoltre, servirsi di campioni biologici per finalità difformi da quelle previste nel Consenso Informato che può essere revocato in ogni momento. In quel caso, il campione e le relative informazioni, saranno distrutti.
don Gian Maria Comolli